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Come cambiare lo stile di vita dopo il lockdown
18 Mag 2020 Scritto da Educazione nutrizionale Grana PadanoSiamo ripartiti! Molte aziende hanno riaperto e in tanti sono rientrati al lavoro con un ripristino dei contatti sociali che potrebbe favorire il rischio di nuovi contagi: rischio che si può arginare rispettando il distanziamento sociale e l’uso di guanti e mascherine insieme ad una ottimale capacità di difesa del sistema immunitario.
Il benessere immunitario dipende anche da alimentazione, stile di vita e costituzione individuale. La Dott.ssa Michela Barichella, Presidente di Brain and Malnutrition e Claudio Maffeis, Professore di Pediatria all’Università di Verona, esperti dell’Osservatorio Grana Padano (OGP), propongono alcune raccomandazioni che possono aiutare adulti e bambini in questa fase particolare.
“Rispetto alla composizione della dieta” afferma il Prof. Maffeis “è importare contenere la quota di grassi, che favorisce l’aumento del grado d’infiammazione, e aumentare quella di frutta e verdura, che la riduce. Inoltre, per ottimizzare le funzioni del sistema immunitario sono importanti le vitamine C, E, A, D e i minerali antiossidanti zinco e selenio”.
Questi micronutrienti sono indispensabili al normale lavoro difensivo svolto dal sistema immunitario in particolare le vitamine C e D. Sebbene non sia dimostrato un effetto terapeutico diretto nei confronti delle infezioni, la loro carenza può ridurre l’efficienza difensiva del nostro sistema immunitario.
Il super-archivio dei pazienti COVID aperto alla ricerca internazionale
18 Mag 2020 Scritto da Università degli Studi Milano Bicocca
Un super-archivio dei dati clinici, diagnostici, terapeutici e dei campioni biologici relativi agli oltre 1500 pazienti COVID-19 ricoverati fino ad oggi nell'Ospedale San Gerardo di Monza e in quello di Desio e che verrà aggiornato costantemente nel tempo. Uno strumento fondamentale per individuare strategie di cura e prevenzione più efficaci contro il Coronavirus e indirizzare le scelte di politica sanitaria a breve e medio termine. Una metodologia di studio che ha ricevuto l'autorizzazione dal comitato etico dell'Istituto Spallanzani di Roma, il comitato unico nazionale per la sperimentazione sul virus.
L’iniziativa nasce dalla sinergia dell’Università di Milano-Bicocca (Unimib), in particolare del Dipartimento di Medicina e Chirurgia, con l’Ospedale San Gerardo – ASST Monza, principale polo di riferimento. È stata portata avanti con uno sforzo congiunto delle due istituzioni, consapevoli dell’importanza della ricerca clinica sia per aumentare le conoscenze su questo nuovo virus sia per migliorare l’assistenza e la cura dei pazienti. «Si tratta di ricerca indipendente e no-profit, per la quale una convenzione tra le due istituzioni prevede un ufficio dedicato nel Dipartimento di Medicina e Chirurgia», dice il Direttore del Dipartimento, Maria Grazia Valsecchi. Sin dall'inizio dell’evento epidemico, un comitato congiunto, Unimib-Ospedale San Gerardo, fortemente sostenuto anche da Mario Alparone, Direttore Generale della ASST di Monza, ha intravisto la possibilità di dare una struttura omogenea alla ricerca clinica su COVID-19.
LOTTA AI TUMORI. SCOPERTO MECCANISMO MOLECOLARE CON CUI I TUMORI INGANNANO LE CELLULE “NATURAL KILLER”
18 Mag 2020 Scritto da Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
I ricercatori del Bambino Gesù, insieme all’Università di Genova e con il sostegno di AIRC, hanno svelato come si attiva il check-point inibitore PD-1 sulle cellule NK. Lo studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.
Un falso comando. Un ordine ingannevole impartito dalle cellule tumorali frena la difesa immunitaria e disarma, di fatto, le cellule “natural killer” (NK), preposte al riconoscimento e alla distruzione delle cellule tumorali stesse. Il meccanismo molecolare è stato scoperto dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova e con il sostegno di Fondazione AIRC. I dati hanno svelato la combinazione finora sconosciuta di citochine e cortisolo che induce inopportunamente l’espressione sulle cellule NK della proteina PD-1, un potente freno inibitore della risposta immunitaria. I risultati sono appena stati pubblicati su una delle più importanti riviste internazionali di immunologia, il Journal of Allergy and Clinical Immunology.
UN FALSO SEGNALE PER IL SISTEMA IMMUNITARIO
Il PD-1 è un check-point inibitore, un freno molecolare, che, in condizioni normali, controlla il sistema immunitario. La sua funzione è impedire reazioni di difesa eccessive che possono danneggiare l’organismo e i tessuti, causando a volte malattie autoimmuni e violente reazioni infiammatorie. I tumori sfruttano questo freno impartendo alle cellule soldato dell’organismo, i linfociti T e le cellule “natural killer”, l’ordine ingannevole di esprimere sulla propria superficie il PD-1. «Il risultato è che le NK, fondamentali per le difese contro i tumori, vengono frenate e non riescono ad attaccare e a distruggere il tumore stesso, come da noi dimostrato in uno studio precedente» spiega il prof. Lorenzo Moretta, direttore dell’Area Immunologica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. «Scoprire il meccanismo con cui le cellule tumorali impartiscono quest’ordine, eludendo il controllo delle difese immunitarie – aggiunge la prof.ssa Maria Cristina Mingari, del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova e direttore dei Laboratori di immunologia dell’IRCCS Policlinico S. Martino - può fornire un’arma in più per combattere e curare il cancro».
SVELATO IL “TRUCCO” DELLE CELLULE CANCEROSE
Dopo oltre due anni di studio i ricercatori sono riusciti a svelare in che modo le cellule cancerose riescano ad impartire alle cellule NK l’ordine di esprimere PD-1. Il contesto è quello del cosiddetto
“micro-ambiente tumorale”. «Questo ambiente – spiega la dott.ssa Linda Quatrini, ricercatrice dell’Area Immunologica del Bambino Gesù e vincitrice di una borsa di studio iCare-2 per il rientro dall’estero, sostenuta da AIRC ed Unione Europea - è creato dal tumore stesso che “corrompe” cellule normali alterandone la funzione a proprio vantaggio. Esse iniziano a produrre una serie di sostanze chimiche in grado di inibire o disarmare le cellule difensive e le citochine, molecole proteiche che funzionano come veri e propri messaggeri del sistema immunitario». Quando tre particolari citochine - denominate IL-15, IL-18 e IL-12 -, si combinano con il cortisolo, un ormone che viene prodotto in abbondanza dalle ghiandole surrenali in situazioni di stress, ma anche nel corso di malattie infiammatorie e di tumori, si forma una “miscela esplosiva”. Questa miscela, spiega la dottoressa, «è in grado di innescare il meccanismo ingannevole per cui le cellule natural killer, che avrebbero il compito di attaccare il tumore, iniziano invece ad esprimere PD-1. Abbiamo anche identificato il meccanismo molecolare di questo fenomeno: il cortisolo interviene, infatti, a diversi livelli della catena di montaggio della proteina PD-1, agendo sulla trascrizione del gene e sulla traduzione della proteina».
LE IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE
La scoperta dei ricercatori del Bambino Gesù offre importanti spunti per l’utilizzo dei farmaci in funzione antagonistica all’azione del tumore. «Identificare il meccanismo patogenetico di una malattia e le varie molecole coinvolte a più livelli – spiega Moretta - può fornire nuovi bersagli, finora ignoti, per farmaci già disponibili. Del resto, che PD-1 sia un bersaglio importante nella terapia di tumori molto aggressivi è testimoniato dai successi ottenuti con anticorpi che bloccano PD-1 nel melanoma e nei carcinomi polmonari. Non va poi dimenticato che farmaci analoghi al cortisolo, i glucocorticoidi, vengono utilizzati spesso nel corso delle terapie oncologiche. I nostri dati rafforzano il concetto che, quando possibile, il loro uso andrebbe limitato dato l’effetto negativo sulla risposta anti-tumorale».
HIV: BAMBINO GESU’, TEST “ISTANTANEO” PER CONTROLLARE LA CARICA VIRALE RESIDUA NEI BAMBINI
14 Mag 2020 Scritto da Ospedale pediatrico Bambino Gesù
Rapido, semplice ed economico, aiuterà soprattutto i Paesi più poveri, dove il virus è molto più diffuso. I risultati dello studio no-profit pubblicati su Lancet.
Un nuovo test per valutare la carica virale residua nei bambini affetti da HIV è stato messo a punto dagli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Più semplice, rapido ed economico rispetto a quelli già esistenti, potrà aiutare soprattutto i Paesi più poveri in cui la malattia è ancora fortemente presente. Lo studio sulla sua efficacia è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Lancet. Negli ultimi anni sono stati sviluppati numerosi test molecolari per misurare e caratterizzare la carica virale residua, cioè la quota di HIV-1 che rimane dentro le cellule dei pazienti sottoposti a terapia antivirale. Misurare il residuo virale è fondamentale per valutare l’efficacia del trattamento ricevuto e la possibilità di inserire questi bambini in nuove sperimentazioni finalizzate al controllo del virus senza terapia antivirale (remissione virologica). Finché non ci si riuscirà, con l’aiuto di nuove terapie, nessun paziente potrà considerarsi guarito.
Un nuovo alleato per resistere a quell’incontrollabile desiderio di abbuffarsi di cibo
13 Mag 2020 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Lo studio italiano dei gruppi di ricerca della Sapienza e dell’Università di Camerino ha identificato in una molecola, l’oleoiletanolamide, un nuovo strumento farmacologico per prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione incontrollata. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Neuropsychopharmacology
Durante questo periodo unico nella storia moderna rifugiarsi nel cibo è per molte persone un modo per sfuggire alle emozioni negative e per gratificarsi attraverso i piaceri della vita. Questo perché molti alimenti, soprattutto quelli ricchi di zuccheri, costituiscono una fonte di energia immediatamente disponibile per l’organismo e allo stesso tempo stimolano la trasmissione dopaminergica nel cervello, il neurotrasmettitore associato alla motivazione e al senso di gratificazione.
Si tratta di una normale risposta fisiologica allo stress che, tuttavia, in molti individui diventa un comportamento compulsivo, incontrollabile e ripetitivo che spesso sfocia in una vera e propria patologia. È il caso del Binge Eating Disorder (BED) il disturbo alimentare più comune, caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate fuori controllo, analoghe a quelle della bulimia, non seguiti da atti compensatori o di eliminazione (come l’induzione del vomito o l’auto-somministrazione di lassativi). Chi ne è affetto sviluppa nel tempo obesità grave, oltre a un marcato disagio psicologico, caratterizzato da depressione, ansia, bassa autostima o altri problemi che possono influenzare notevolmente la qualità della vita.
Bambini sensibili ai messaggi emotivi subliminali sin dai primi mesi di vita
10 Mag 2020 Scritto da Università degli Studi di Milano Bicocca
I bambini di soli tre mesi possono immagazzinare informazioni subliminali che influenzano le loro emozioni e la loro percezione degli oggetti: a dimostrarlo è lo studio del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, dal titolo “Subliminal affective priming changes the ‘feeling’ towards neutral objects in infancy”, pubblicato su “Social Neuroscience” (DOI: 10.1080/17470919.2020.1756403).
I ricercatori si sono focalizzati sul cosiddetto “priming subliminale emozionale”, processo che spiega come mai le nostre preferenze e le nostre idiosincrasie siano governate da influenze delle quali non siamo pienamente consapevoli. In particolare questo meccanismo si basa sulla capacità del nostro sistema nervoso non solo di tenere traccia dell'informazione subliminale, ma anche di trasferire l'emozione suscitata su un oggetto target. Per analizzare il priming subliminale, diversi studi erano stati già condotti su soggetti adulti: mostrando loro un volto felice o arrabbiato sotto-soglia percettiva (quindi a livello subliminale), subito seguito da uno stimolo chiaramente visibile, i soggetti riportavano di gradire di più lo stimolo preceduto da un volto felice. Questo trasferimento affettivo è dovuto al fatto che, essendo i due eventi molto ravvicinati nel tempo, il cervello tende a creare un'associazione automatica.
MALATTIE RARE: IDENTIFICATO NUOVO GENE CAUSA DI DIFETTI DEL METABOLISMO. SOLO 7 CASI NOTI AL MONDO
09 Mag 2020 Scritto da Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Sulla rivista scientifica Brain, uno studio realizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione col Policlinico Universitario di Messina e altri centri internazionali (Usa, Germania, Danimarca, Finlandia ed Egitto).
Identificato un nuovo gene la cui mutazione è responsabile di una malattia rara caratterizzata da un grave difetto del metabolismo. Lo studio multicentrico ha riguardato gli unici casi noti al mondo,
7 in tutto, ed è stato condotto dai ricercatori del laboratorio di genetica medica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con il Policlinico Universitario di Messina e altri istituti in USA (Pennsylvania, Minnesota, California), Germania, Danimarca, Finlandia ed Egitto. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Brain una delle più importanti del settore.
La nuova patologia è dovuta alla mutazione del gene identificato come GALNT2 ed è quindi stata chiamata "GALNT2-congenital disorder of glycosylation (GALNT2-CDG)". Si tratta di una patologia congenita a trasmissione ereditaria “autosomica recessiva”. Vuol dire che entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato che per manifestarsi come patologia dev’essere presente in duplice copia nel bambino, cioè dev’essere trasmesso sia dalla mamma che dal papà. Come nel caso dell’albinismo, per esempio. A oggi sono noti solamente 7 casi in tutto il mondo, appartenenti a 4
distinte famiglie, in cui questa malattia sia stata documentata ed accertata. Nello specifico, i ricercatori dell’Ospedale hanno effettuato l’esame clinico e le indagini genetiche (analisi SNP-array e sequenziamento dell’esoma) su due pazienti inclusi nello studio, uno di essi, pur non manifestando i segni della malattia, è stato inserito nell’ambito della ricerca come controllo negativo, in quanto portatore di due varianti del gene GALNT2 ma che non alterano l’attività della proteina.
Taglia e cuci dell'RNA: conoscere il meccanismo di splicing per curare malattie complesse
11 Mag 2020 Scritto da Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom)Reaction mechanism of the second ligation step of splicing
Passi avanti nella comprensione del meccanismo di splicing, il “taglia e cuci” attraverso cui le cellule convertono l’informazione genetica in una forma pronta per innescare la sintesi proteica. Lo studio dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) pubblicato su Acs Catalysis, spiega per la prima volta come avviene la seconda fase del meccanismo chimico di splicing, per eventuali terapie di patologie connesse, come le leucemie e altri tipi di tumore.
Uno studio dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) in collaborazione con l’Istituto nazionale di chimica di Ljubljiana pubblicato su Acs Catalysis, spiega come avviene il meccanismo chimico dello splicing dell’RNA messaggero. Lo studio si focalizza su uno step critico per la formazione di un RNA messaggero maturo. L’RNA è l’acido nucleico che, insieme al più famoso DNA, costituisce un pilastro del codice genetico. Nelle cellule eucariotiche un macchinario molecolare chiamato spliceosoma svolge un processo di taglia e cuci che converte l’RNA messaggero in una forma matura, pronta cioè a essere letta per dare luogo alla sintesi proteica.
Il lato oscuro del genoma che agisce sulla formazione dei muscoli
06 Mag 2020 Scritto da Università di Roma La Sapienza
Uno studio della Sapienza in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia fornisce nuove informazioni sulla parte meno conosciuta del nostro corredo genetico mettendo sotto i riflettori il meccanismo di azione di una molecola di RNA non codificante sulla formazione dei tessuti muscolari. L'articolo è stato pubblicato sulla rivista EMBO Reports, che gli ha dedicato la copertina per il numero di giugno
Il nostro genoma può essere paragonato a un “manuale di istruzioni” che regola lo sviluppo e il funzionamento del nostro organismo. Per molti anni la comunità scientifica non ha approfondito quella parte consistente del suo contenuto che non essendo destinata alla produzione di proteine, era ritenuta meno importante. Per tale ragione, le informazioni presenti al suo interno, ovvero il ruolo funzionale di questi elementi, non codificanti”, è rimasto a lungo sconosciuto.
Nell’ambito della cosiddetta “materia oscura” del genoma, ci sono migliaia di sequenze di RNA non codificanti (ncRNA), che si sono rivelate invece centrali nel controllo di tutti quei processi che sottintendono al corretto differenziamento di cellule e tessuti del nostro organismo, e che, se alterate, possono causare numerose malattie. La loro funzione si esplica sia nel nucleo che nel citoplasma dove regolano rispettivamente la produzione degli RNA messaggeri (mRNA) e il successivo processo di traduzione in proteine.
Differenze di genere in COVID-19: il ruolo del testosterone
06 Mag 2020 Scritto da Università di Roma La Sapienza
In nuovo studio coordinato dalla Sapienza, in collaborazione con l’Università Campus Bio-Medico di Roma, è stata dimostrata l’azione dell’ormone maschile nei meccanismi d’ingresso del virus SARS-CoV-2. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista scientifica Metabolism, suggeriscono il testosterone come ormone-sentinella per la prevenzione e il trattamento dell’infezione da Coronavirus negli uomini
Il Covid-19 colpisce più gli uomini delle donne. Lo dimostrano diversi studi in cui è stato evidenziato che circa il 60% delle persone colpite dal virus è di sesso maschile. Qual è il motivo di questa differenza di genere?
Una risposta arriva dai risultati di un nuovo lavoro coordinato da Andrea Lenzi del Dipartimento di Medicina sperimentale, in collaborazione con Paolo Pozzilli dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Lo studio, pubblicato sulla rivista Metabolism, ha analizzato il ruolo del testosterone, identificandolo come ormone-sentinella per la prevenzione e il trattamento del Covid-19 negli uomini.
“In questa nostra ipotesi di lavoro abbiamo affrontato il problema del testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, che può essere più basso o più alto con un ampio range di variazione nella popolazione maschile – spiega Paolo Pozzilli, docente di Endocrinologia all'Università Campus Bio-Medico di Roma e Direttore di Endocrinologia e diabetologia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – in particolare, sappiamo che i livelli di testosterone diminuiscono con l’età: per cui i soggetti anziani, ossia quelli più colpiti dal Coronavirus, sono anche quelli con più basso testosterone”.