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La sifilide di Maria Salviati (1499-1543), moglie di Giovanni dalle Bande Nere e madre di Cosimo I de’ Medici
28 Mag 2020 Scritto da Università di Pisa
Un segreto lungo cinque secoli svelato dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa
La Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa si è resa protagonista di una nuova scoperta che riscrive la storia della famiglia dei Medici di Firenze. Nel 2012 è stata condotta dall’equipe pisana la riesumazione dei resti di Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526) e di sua moglie Maria Salviati (1499-1543), sepolti nelle Cappelle Medicee di San Lorenzo a Firenze. Lo studio dello scheletro di Maria Salviati ha rivelato i segni inequivocabili della sifilide venerea nella sua fase terziaria: sono ad esempio evidenti le lesioni sifilitiche sull’osso frontale del cranio.
La diagnosi è una novità assoluta nella storia delle malattie dell’illustre casato: dai documenti del tempo non risulta infatti che Maria soffrisse di sifilide, una malattia ben conosciuta dai medici del Rinascimento, ma che non le fu mai esplicitamente diagnosticata. Sappiamo invece che la stessa nobildonna rifuggiva le visite approfondite dei dottori, quasi a tenere nascosta per pudicizia le manifestazioni più eclatanti del male che la tormentava.
Maria probabilmente venne infettata dal marito, il celebre Giovanni dalle Bande Nere, che aveva una vita sessuale sregolata, ricca di frequentazioni con prostitute, in un’epoca in cui il male venereo serpeggiava tra le cortigiane e tra chi conduceva il mestiere delle armi. Dopo la scoperta delle Americhe, infatti, la sifilide fece la propria comparsa in Europa con una violenza di manifestazioni cliniche e una virulenza che si attenuerà solo dopo la metà del ’500.
Che i raggi solari siano essenziali per la sintesi della vitamina D è ormai risaputo, ma non è lo stesso per i danni alla salute da essi provocati, in particolare quelli dovuti agli UVB. In molti, infatti, credono che una buona crema solare e un paio di occhiali siano sufficienti a proteggere pelle e occhi dai danni causati dai raggi ultravioletti (tumori inclusi), ma nessuna crema solare, neanche quelle a protezione 50+, ci protegge al 100% e permane totalmente dopo il bagno. Inoltre, i raggi UVB passano attraverso le nuvole, il tessuto degli ombrelloni e arrivano sulla pelle anche per riflessione. Ecco perché dobbiamo correre ai ripari abolendo le cattive abitudini e seguendo una corretta alimentazione, ricca di vitamine, minerali e nutrienti protettivi delle nostre cellule come i grassi polinsaturi.
Gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano hanno indagato sull’alimentazione di 6250 adulti, 56% donne e 44% uomini, verificando che il loro apporto di nutrienti protettivi quotidiani per combattere i possibili danni del sole è insufficiente. Perciò, hanno stilato 5 consigli dietetici per affrontare al meglio un’estate al sole.
Secondo i dati Istat, gli uomini italiani hanno un’aspettativa di vita media di 80,8 anni e le donne di 85,2 anni. La diminuzione del tasso di natalità e il contemporaneo aumento della capacità di sopravvivenza hanno determinato l'invecchiamento della popolazione. Tra i modulatori dell’invecchiamento precoce grande importanza rivestono sicuramente la nutrizione e lo stile di vita, ai quali si correlano la prevenzione, l’instaurarsi o l’aggravarsi di diverse patologie, soprattutto nel soggetto anziano.
Avere una maggiore speranza di vita significa anche aumentare le possibilità di contrarre malattie invalidanti che fanno invecchiare precocemente, mentre la speranza di tutti è di poter vivere bene, quindi con la maggiore salute possibile anche in età avanzata. Per aumentare la possibilità di benessere in età anziana la prevenzione ha un ruolo molto importante, ruolo che probabilmente ha influito sulla maggiore attesa di vita delle donne italiane.
Per questo motivo l’Osservatorio Grana Padano (OGP) ha analizzato le abitudini alimentari degli over 40 e valutato le differenze nutrizionali e di stile di vita tra i due sessi, differenze che possono, in qualche modo, predisporre a un miglior invecchiamento.
Un nuovo biomarcatore per il Morbo di Parkinson
27 Mag 2020 Scritto da Università degli studi di Milano
Uno studio coordinato dell'Università Statale di Milano identifica attraverso la biopsia cutanea aggregati proteici come nuovi biomarker per la malattia di Parkinson e supporta l'ipotesi che la patologia insorga alla periferia del sistema nervoso.
La rivista Brain pubblica uno studio nato dalla stretta collaborazione del gruppo di ricerca del dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano, guidato da Graziella Cappelletti, docente di Anatomia umana, con Centro Parkinson dell’Ospedale Gaetano Pini-CTO e Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson di Milano. In questo studio i ricercatori rivelano la presenza di aggregati proteici nelle terminazioni nervose periferiche nella pelle di pazienti affetti dalla malattia di Parkinson e li propone come nuovi biomarker della patologia.
NEUROCHIRURGIA: BAMBINO GESU’, IN VIAGGIO DENTRO IL CERVELLO CON IL SIMULATORE 3D DONATO DA ‘HEAL’
27 Mag 2020 Scritto da Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Oltre 500mila euro all’Ospedale Pediatrico per l’acquisto del sofisticato sistema tecnologico. È già stato utilizzato in circa 100 casi di chirurgia cranica complessa, riducendo l’impatto dell’intervento.
Un’immersione virtuale nelle profondità del cervello, ricostruito in 3D, per osservare la malattia da punti di vista mai esplorati e trovare la strada migliore per combatterla, simulando l’intervento. È possibile con il simulatore neurochirurgico ‘Surgical Theatre’, donato all’Ospedale Pediatrico della Santa Sede dall’Associazione Heal che, tramite la Fondazione Bambino Gesù Onlus, ha reso disponibili oltre 500 mila euro. Il Bambino Gesù è stato il primo ospedale pediatrico in Europa a potersi dotare, fin dallo scorso anno, di questa sofisticata piattaforma tecnologica che consente di ridurre l’impatto delle procedure chirurgiche sui bambini. È già stata utilizzata in circa 100 casi di chirurgia cranica complessa, soprattutto per il trattamento dei tumori cerebrali e dell’epilessia.
Covid - 19 : il punto sulle origini, le sue implicazioni genetiche e ambientali. La sfida dei nuovi vaccini
25 Mag 2020 Scritto da Giuseppe Novelli - Professore di Genetica Medica, Università di Roma Tor Vergata e Presidente della Fondazione Giovanni Lorenzini di Milano
Combattere una pandemia come quella che stiamo vivendo richiede una conoscenza dettagliata di tre fattori fondamentali:
il patogeno
l’ospite
l’ambiente
Il Patogeno:
Lo studio genetico del virus ha permesso di stabilire con certezza che proviene da un ceppo virale di coronavirus (il RATG13) trovato nei pipistrelli (Rhinolophus affinis) con il quale presenta una identità genetica del 96% . Una differenza del 4% tra il genoma di SARS-CoV-2 e RATG13 significa che i due “cugini” si sono separati da un antenato comune almeno 50 anni fa, e questo suggerisce che SARS-CoV-2 è passato agli umani attraverso una specie ospite intermediaria. È possibile, ma non certo, che la specie intermedia sia il pangolino (Manis javanica) attraverso uno scambio genetico, e da questi il salto all’uomo. Tuttavia numerosi altri mammiferi possono ospitare il virus, come si evince dalla presenza di ACE2, il recettore principale del virus, nelle cellule di oltre 215 specie diverse. Una volta infettato il primo uomo in Cina, il virus si è diffuso negli esseri umani con rapidità straordinaria attraverso i viaggi e i contatti interpersonali. I virus pur non essendo vitali, sono e saranno sempre straordinari campioni di diffusione e nel diventare appunto, virali. Questo è dovuto alle loro dimensioni (un singolo virione, è 100 volte più piccolo di un batterio), alla loro caratteristica capacità di legarsi a proteine di superfice delle cellule con grande affinità e “furbizia”, ingannando le cellule e inoculando il loro materiale genetico (DNA o RNA) all’interno delle cellule per fare copie di loro stessi.
Ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, a partire da lunedì 25 maggio, avvieranno un’indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus SARS-CoV-2 per capire quante persone nel nostro Paese abbiano sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi.
Il test verrà eseguito su un campione di 150mila persone residenti in duemila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età. Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei. Per ottenere risultati affidabili e utili è fondamentale che le persone selezionate per il campione aderiscano. Partecipare non è obbligatorio, ma conoscere la situazione epidemiologica nel nostro Paese serve a ognuno di noi.
Spray al pepe per conservare la carne e pellicole agli oli essenziali per frutta e verdura
25 Mag 2020 Scritto da Università di Pisa
Al via il progetto Fedkito coordinato dall’Università di Pisa per proteggere i cibi con formulazioni di chitosano addizionate di oli essenziali. L’obiettivo è garantire sicurezza alimentare integrata nell’ottica dell’economia circolare e della sostenibilità
Uno spray all’aroma di pepe per conservare più a lungo la carne oppure una pellicola alla cannella per proteggere le mele da insetti e funghi, tutto a base di chitosano una sostanza del tutto naturale e biodegradabile ricavata in questo caso dagli insetti.
E’ questo lo scenario di un futuro non troppo lontano al quale stanno lavorando gli scienziati di Fedkito, un progetto triennale appena finanziato nell’ambito di PRIMA (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) attualmente il più importante programma di ricerca dell’area euro-mediterranea.
La professoressa Barbara Conti dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa è la coordinatrice del progetto che coinvolge Italia, Francia, Grecia, Tunisia e Marocco con la partecipazione di atenei, istituti di ricerca e aziende.
Covid19, bambini: Ministero della Salute, accordo di collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e Save the Children per l’educazione alla prevenzione e alla salute rivolta a bambini, adolescenti e genitori
25 Mag 2020 Scritto da Ministero della salute
Zampa: “Dopo il forzato isolamento le bambine, i bambini e gli adolescenti devono giocare, stare con gli amici, apprendere e nutrirsi in modo equilibrato e completo, tornando a una sana vita di relazione con adulti e coetanei”
Siglato il protocollo di intesa tra Ministero della Salute, Società Italiana di Pediatria (SIP) e Save the Children - l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro -, su interventi innovativi rivolti a bambini, adolescenti e alle loro famiglie, la cui condizione di vulnerabilità si è acuita a seguito dell’emergenza Covid19, perché in condizione di povertà economica ed educativa e marginalizzazione sociale, nonché vittime o a rischio di abusi in ambito familiare.
Tra gli interventi, in presenza e online, da destinare ai bambini, alle bambine e agli adolescenti beneficiari di Save the Children durante l’estate del 2020 e in fase di post-emergenza, attività di educazione sanitaria, educazione alla salute e a sani stili di vita, supporto psicosociale e sostegno nel contatto con la rete sociosanitaria territoriale, valorizzando gli aspetti di empowerment di comunità e di partecipazione attiva dei minori coinvolti.
Distrofia muscolare, scoperte cellule che impediscono ai muscoli di indebolirsi
22 Mag 2020 Scritto da Policlinico di MilanoUno studio firmato in collaborazione con esperti del Policlinico di Milano ha rivelato una differenza fondamentale tra tessuti sani e malati: si apre la strada a un possibile trattamento per contrastare la degenerazione dei muscoli distrofici
Nella distrofia muscolare i pazienti perdono progressivamente la capacità di utilizzare i muscoli e quindi di compiere i movimenti (persino quelli più elementari). Questo accade perché i muscoli danneggiati dalla malattia vanno incontro alla formazione di 'cicatrici' (fibrosi muscolare) che riducono l'elasticità e la capacità di contrarsi, e si riempiono di cellule adipose, vero e proprio grasso che si infiltra e a sua volta ostacola il movimento. Ora un nuovo studio ha scoperto che nelle persone sane esiste una popolazione di cellule del muscolo che impedisce l'accumulo di questo grasso: un risultato che migliora la conoscenza della patologia e che potrebbe aprire la strada a un possibile trattamento per le distrofie muscolari.