Un nuovo studio dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) in collaborazione con la Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) fa luce sul funzionamento dello spliceosoma. Un complesso sistema cellulare, composto da proteine e RNA, responsabile di un processo di “taglia e cuci” con il quale si opera la sintesi proteica. Difetti nel suo funzionamento sono coinvolti in più di 200 malattie. Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Journal of the American Chemical Society, che gli ha anche dedicato la copertina.

Una ricerca basata su simulazioni al computer dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iom), condotto in collaborazione con la Sissa - Scuola internazionale studi superiori avanzati e pubblicato su Journal Of the American Chemical Society, ha permesso di spiegare il funzionamento dello “spliceosoma”, un importante “macchinario biologico” per la vita cellulare. Affinché avvenga la sintesi proteica, un gene (cioè una sequenza di DNA) viene inizialmente copiato su una molecola denominata RNA messaggero o mRNA, a sua volta incaricata di trasportare l’informazione contenuta nel DNA ad altri apparati cellulari, che danno inizio alla sintesi proteica. Tuttavia, l’RNA messaggero che viene copiato dal gene è in una forma prematura e deve seguire alcuni passaggi prima di poter essere utilizzato.



Il fumo di sigaretta è il più rilevante fattore di rischio per quanto riguarda i tumori e molte altre patologie, come le infezioni respiratorie. Come dimostrato da studi scientifici condotti recentemente in Cina e come riporta l’Istituto Superiore di Sanità nel suo comunicato stampa i fumatori risultano più a rischio in caso di infezione da COVID-19.

È stata stimata per loro una probabilità di almeno 3 volte superiore a quella dei non fumatori di sviluppare una polmonite severa ma non solo, il rischio di aver bisogno della terapia intensiva e della ventilazione meccanica è doppio rispetto a chi non ha mai fumato.


COVID-19 E FUMATORI


Fumare altera la funzionalità polmonare e rende più difficile al corpo combattere contro le infezioni. Il consumo di tabacco è nocivo per tutto l’organismo, soprattutto a livello respiratorio e cardiovascolare. Malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, malattie respiratorie croniche, cancro sono alcune delle conseguenze legate all’uso di tabacco. Queste condizioni rendono più vulnerabili al virus, ma non solo, predispongono anche a sviluppare sintomi più severi, andando anche incontro alla morte. L’impatto della malattia sui fumatori risulta quindi più alto rispetto a chi non fuma. Una volta che il fumatore contrae la malattia va incontro a un rischio maggiore di sviluppare complicanze e aver bisogno della terapia intensiva, vista la salute dei polmoni già compromessa.

Il virus che causa l’infezione (SARS-Cov-2) appartiene alla stessa famiglia di MERS-Cov e SARS-Cov, entrambi associati a complicanze a livello cardiovascolare, oltre che respiratorio. Questa correlazione risulta molto importante poiché l’infezione da Covid-19 può avere effetti anche sulle malattie cardiovascolari preesistenti, aggravandole. I fumatori con malattie cardiovascolari che contraggono la malattia risultano quindi ancora più vulnerabili.


Covid-19 e Nicotina

Non solo tabacco, anche le diverse sostanze contenute nelle sigarette sono state oggetto di studi riguardanti la correlazione con l’infezione da Covid-19. La nicotina, che influenza sistema cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza, è stata oggetto di dibattito, a causa di uno studio osservazionale francese che ha ipotizzato potesse avere un effetto positivo contro la malattia. Studi approfonditi sono ancora in corso, recenti pubblicazioni riportano risultati differenti, evidenziando quanto la nicotina abbia conseguenze dirette sull’organismo favorendo la diffusione del virus.

 
I fumatori presentano un rischio superiore di contrarre infezioni e malattie respiratorie rispetto ai non fumatori, ma non solo, hanno anche probabilità maggiori di sviluppare complicanze, fra loro è stato rilevato anche un incremento della mortalità.

Questa suscettibilità a sviluppare infezioni dipende da molti fattori, è principalmente legato all’alterazione strutturale provocata dall’utilizzo del tabacco e alle difese immunitarie dell’individuo.

Alterazioni strutturali: il fumo di tabacco, così come i numerosi componenti presenti nella sigaretta, produce dei cambiamenti strutturali a livello delle vie respiratorie, modificando la permeabilità delle mucose e portando alla distruzione dell’epitelio respiratorio, che ha proprio la funzione di protezione, favorendo le infiammazioni.

Sistema immunitario: fumare indebolisce la funzione di difesa delle cellule immunitarie con effetto negativo sulla produzione di anticorpi. Intacca le difese di gola e bronchi facilitando le infezioni da virus e batteri. Il rischio di sviluppare infezioni è doppio rispetto ai non fumatori.


NON SOLO POLMONI, UN RISCHIO PER TUTTO L’ORGANISMO


Il fumo rappresenta più rilavante fattore di rischio per il tumore del polmone, l’85-90% di tutti i carcinomi polmonari è attribuibile ad esso. Anche l’esposizione al fumo passivo aumenta il rischio di sviluppare la neoplasia. Aumenta anche il rischio di sviluppare tumori della vescica, del fegato, della laringe, dell'esofago e del pancreas.

Essere fumatori predispone anche allo sviluppo di malattie cardiovascolari. Non solo il tabacco, tutte le sostanze presenti in una sigaretta sono nocive.

In una sigaretta, oltre al tabacco ci sono diverse sostanze: il catrame, la nicotina, il monossido di carbonio e diversi agenti ossidanti, sostanze irritanti che causano infiammazione a livello bronchiale.

Il catrame contiene sostanze cancerogene che si depositano nei polmoni e nelle vie respiratorie, e sostanze irritanti che favoriscono le infezioni e lo sviluppo di malattie croniche respiratorie.

La nicotina porta ad un significativo aumento di frequenza cardiaca e pressione arteriosa, il monossido di carbonio riduce l’ossidazione dei tessutisi sostituendosi all’ossigeno trasportato dai globuli rossi. Insieme, queste due sostanze, danneggiano la parete delle arterie, aumentando il rischio di occlusione. Il fumo accelera anche l’invecchiamento della pelle e, se protratto a lungo, aumenta anche il rischio di declino mentale.

SMETTERE DI FUMARE


Il fumo di tabacco causa nel mondo più di 8 milioni di morti l’anno, fa più vittime di AIDS, malaria e tubercolosi combinate insieme. È il più rilevante fattore di rischio per il tumore del polmone: ad esso è attribuibile l’85-90% di tutti i tumori polmonari.

In Italia ci sono 11,6 milioni di fumatori, dei quali circa 7 milioni uomini e 4,5 milioni donne. Rappresentano il 22% della popolazione con età superiore ai 15 anni. È un problema che riguarda anche i giovanissimi, si inizia presto, tra i 10 e i 13 anni. Nel nostro Paese 1 giovane su 5 lo fa abitualmente, sono soprattutto le ragazze ad essere fumatrici abituali.

Sono tanti i benefici che si possono ottenere scegliendo di smettere, alcuni sono già visibili nei primi 20 minuti o nelle prime settimane:

20 minuti: battito cardiaco e pressione arteriosa migliorano
12 ore: il livello di monossido di carbonio nel sangue si normalizza.
2-12 settimane: migliorano circolazione sanguigna e funzionalità polmonare
1 anno: il rischio di sviluppare problemi cardiaci è pari alla metà del rischio di un fumatore
10 anni: diminuisce sensibilmente la probabilità di sviluppare un tumore ai polmoni, cavo orale, esofago, vescica e cervice.
15 anni: il rischio di sviluppare problemi cardiaci è equivalente a quello di chi non ha mai fumato.

 

 


Il professore Roberto Pedrinelli dell’Università di Pisa fra gli autori della ricerca pubblicata sull’European Heart Journal che ha analizzato i dati su una settimana campione a marzo paragonandoli a quelli dell’anno precedente


La pandemia Covid-19 in Italia ha fatto registrare una riduzione del 48,4% dei ricoveri per infarto miocardico acuto. Il dato arriva da una ricerca appena pubblicata sull’European Heart Journal che ha analizzato il numero dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva coronarica di 54 strutture cardiologiche universitarie italiane associate nel “CCU (Coronary Care Unit) Academy Investigator Group” per la settimana dal 12 al 19 marzo 2020 paragonandoli a quelli della stessa settimana dell’anno precedente.

 

I risultati di un progetto pilota finanziato da AriSLA (Fondazione italiana di ricerca per la SLA) e coordinato da Marta Fumagalli, ricercatrice del gruppo di Maria Pia Abbracchio del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università Statale, sono stati da poco pubblicati sulla rivista International Journal of Molecular Sciences (https://doi.org/10.3390/ijms21072395).

Lo studio, che ha visto la collaborazione del gruppo di ricerca di Giambattista Bonanno, professore di Farmacologia presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Genova, che si occupa da 15 anni di studi sulla Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), individua il recettore GPR17, importante regolatore del differenziamento dei progenitori degli oligodendrociti (OPC), come potenziale bersaglio farmacologico per il trattamento della SLA.


Una collaborazione internazionale tra 115 istituzioni in tutto il mondo, che vede ai primi posti l'Unità Genetica dei Tumori Rari del Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche dell’Università di Genova e l’Ospedale Policlinico San Martino, guidata dalla prof.ssa Paola Ghiorzo, appena pubblicata su Nature Genetics, ha più che raddoppiato il numero conosciuto di regioni sul genoma umano che influenzano il rischio di sviluppare il melanoma.


Il melanoma è un tumore della pelle, a volte mortale, la cui incidenza è in costante aumento in Italia. Ogni anno vengono diagnosticati circa 12.000 nuovi casi e registrati circa 2.000 decessi nonostante i progressi ottenuti con le nuove terapie.

La prof.ssa Ghiorzo si è avvalsa della collaborazione di Bruna Dalmasso (UniGe), Lorenza Pastorino (UniGe) e Paola Queirolo (IRCCS San Martino). I ricercatori hanno esaminato il DNA di 37.000 persone a cui era stato diagnosticato il melanoma e hanno confrontato le loro informazioni genetiche con quelle di quasi 400.000 persone senza storia della malattia, triplicando il campione studiato rispetto a qualsiasi studio precedente sul rischio di melanoma e ampliando gli approcci grazie al confronto dei dati genetici con quelli di espressione.


È stata usata la relazione tra nei, pigmentazione e melanoma per identificare 33 regioni geniche aggiuntive e confermarne 21 precedentemente segnalate che potenzialmente influenzano il rischio di melanoma. L’identificazione delle nuove regioni permette ora di restringere il campo dei geni specifici sottostanti e comprendere meglio i percorsi che portano al melanoma. Il melanoma inizia nei melanociti, cellule della pelle responsabili della produzione del pigmento melanina che dà colore alla pelle.


Sempre più frequentemente si parla dei benefici del cioccolato, specialmente di quello fondente, che grazie ad alte concentrazioni di polifenoli può avere effetti antinfiammatori.

Ai molteplici studi scientifici condotti nel mondo, si affianca quello dell’Osservatorio Grana Padano che ha analizzato le abitudini nutrizionali di 4.186 soggetti adulti italiani (età maggiore di diciotto anni, 56% femmine, 46% maschi) e il loro consumo giornaliero di cioccolato, sia nella forma classica, sia nei dolci al cucchiaio e barrette al cioccolato. Dalla ricerca emerge che, in media, il campione intervistato consuma 60 grammi di cioccolato a settimana, riscontrando una minore incidenza di ipertensione, ipercolesterolemia e rischi cardiovascolari rispetto alla media degli italiani.


Da uno studio pubblicato sulla rivista “Atherosclerosis” si evince che il cioccolato ha un effetto positivo in termini di salute, in particolare una significativa riduzione di ictus nelle donne. Uno studio svedese pubblicato quest’anno da ”American Heart Journal” su un numero elevato di uomini seguiti per un periodo di quattordici anni, rileva che c’è un più basso tasso di ricoveri e morti per scompenso cardiaco tra coloro che hanno un moderato consumo di cioccolato. Lo studio italiano Moli-Sani ha invece evidenziato che 6,7 grammi al giorno di cioccolato abbassano la Proteina C reattiva, uno degli indicatori più promettenti per lo stato d’infiammazione cronica che aumenta il rischio cardiovascolare, dall’infarto cardiaco all’ictus cerebrale.

In 10 anni, nel mondo, i casi di cancro sono aumentati del 42%. Nel 2018, 32 miliardi di euro per farmaci antitumorali nel Vecchio Continente, Italia al 3° posto. Beretta, presidente AIOM: “Otteniamo risultati migliori spendendo meno. La prevenzione secondaria è strumento di sostenibilità, però l’adesione è sotto la media” .


Roma, 28 maggio 2020 – Parte la più grande campagna dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) mai realizzata per aumentare l’adesione ai programmi di screening, rivolta a tutti i cittadini. Per tre mesi la pandemia causata dal Covid ha determinato il blocco dei programmi di prevenzione secondaria e, se la situazione si prolungasse, si avrebbe il rischio concreto di un maggior numero di diagnosi in fase avanzata, con un conseguente peggioramento della prognosi ed un aumento delle spese per le cure. Una prospettiva a cui la società scientifica risponde con un grande progetto di sensibilizzazione sul ruolo degli screening. La preoccupazione per il probabile incremento dei casi di cancro in stadio avanzato interessa tutto il mondo ed è uno dei temi del Congresso della Società Americana di Oncologia Medica (ASCO), al via da domani al 31 maggio in forma virtuale. In dieci anni, in tutto il pianeta, i nuovi casi di cancro sono aumentati del 42%. Erano 12,7 milioni nel 2008, sono saliti fino a 18,1 milioni nel 2018. In crescita anche i decessi, da 7,6 milioni a 9,6 milioni. L’Europa spicca, perché al Vecchio Continente sono riconducibili il 23,4% dei casi di tumore globali e il 20,3% dei decessi oncologici, sebbene abbia solo il 9% della popolazione mondiale.

 

 


Nei prossimi mesi milioni di italiani utilizzeranno le mascherine “generiche” di comunità per le quali - sino ad oggi - non esisteva alcun riferimento utile a valutarne le prestazioni filtranti e la respirabilità.

Ecco perché UNI Ente Italiano di Normazione - su richiesta del Politecnico di Torino - ha messo a punto in tempi molto rapidi due nuovi progetti di prassi di riferimento che da oggi e sino all’11 giugno prossimo saranno sottoposti alla consultazione pubblica al fine di raccogliere le osservazioni da parte del mercato prima di procedere alla stesura del testo definitivo.

Eccoli in breve:

• “Maschere di comunità – Parte 1: Requisiti, classificazione e marcatura”, che fornisce i requisiti prestazionali, inclusi gli elementi utili per una loro classificazione e marcatura e indicazioni relative alla valutazione di conformità

• “Maschere di comunità – Parte 2: Metodi di prova”, con le indicazioni per lo svolgimento di un metodo di prova innovativo per misurarne le prestazioni filtranti mediante due prove distinte, ovvero l’efficienza di rimozione delle particelle e la resistenza all’attraversamento dell'aria.

Questi due documenti avranno un impatto diretto su tutte le mascherine (monouso o lavabili, anche autoprodotte) che nella cosiddetta “fase due” di convivenza con il Covid-19, saremo tutti obbligati ad indossare.


Giovedì 28 maggio è stato presentato presso il Policlinico Umberto I il risultato della raccolta fondi promossa in collaborazione con la Fondazione Sapienza che ha permesso di allestire un nuovo spazio di eccellenza di terapia intensiva. Un passo concreto e tangibile che consiste in 8 ventilatori, 8 monitor, 8 letti per terapia intensiva nonché un sistema storz cmac x cmos videoendoscopio e 2 ecocardiografi
Giovedì 28 maggio è stato presentato presso il Policlinico Umberto I il risultato della raccolta fondi promossa in collaborazione con la Fondazione Sapienza che ha raggiunto 700 mila euro e ha permesso di allestire un nuovo spazio di eccellenza di terapia intensiva. Un passo concreto e tangibile che consiste in 8 ventilatori, 8 monitor, 8 letti per terapia intensiva nonché un sistema storz cmac x cmos videoendoscopio e 2 ecocardiografi.


Il giovane, senza precedenti patologie, ridotto in fin di vita dal coronavirus. E' la prima volta in Europa per un'operazione di questo tipo: negli stessi giorni un intervento analogo anche in Austria


Francesco ha 18 anni, e li ha compiuti giusto due settimane prima che in Italia esplodesse la Covid-19. La pandemia gli ha cambiato letteralmente la vita: perché anche se era giovane e perfettamente sano, il virus lo ha infettato e gli ha danneggiato irrimediabilmente i polmoni, 'bruciando' ogni capacità di respirare normalmente. A salvarlo è stato un trapianto record effettuato al Policlinico di Milano, con un percorso che prima di oggi era stato tentato solo in Cina, dove la diffusione del coronavirus ha avuto inizio. Il coordinamento operativo è stato assicurato dal Centro nazionale trapianti in sinergia con il Centro regionale trapianti della Lombardia e il Nord Italia transplant program.

 

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