I ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Genova hanno individuato nuove cellule staminali più efficienti nella produzione di natural killer, le cellule che difendono l’organismo dall’aggressione dei patogeni. Lo studio, sostenuto da AIRC, è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.

Una “scorciatoia” del sistema immunitario per rifornire più rapidamente l’organismo delle difese necessarie (le cellule natural killer) a contrastare virus e altri agenti patogeni. Sono le nuove cellule staminali superefficienti scoperte dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e dell’Università di Genova con la collaborazione di altri Centri italiani. Lo studio ha coinvolto bambini e adulti affetti da HIV, epatite C e infezione da citomegalovirus. I risultati della ricerca, finanziata principalmente da AIRC, sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Allergy and Clinical Immunology.


LE CELLULE NATURAL KILLER
Le cellule natural killer (NK) giocano un ruolo fondamentale nella difesa di prima linea contro le infezioni da virus, ma anche contro la crescita dei tumori e la diffusione di metastasi. Hanno una vita piuttosto breve (pochi giorni) e richiedono un ricambio costante che viene garantito dalle staminali da cui hanno origine tutte le cellule del sangue. In alcune condizioni patologiche, come le infezioni virali e altre malattie infiammatorie, l’impiego e il possibile “esaurimento” delle NK aumentano notevolmente. Per rispondere al fabbisogno dell’organismo, quindi, le staminali si attivano, iniziano a dividersi e a dare origine a diverse cellule difensive del sangue, in particolare le NK. Tuttavia, per ottenere cellule NK mature e perfettamente armate occorrono molte settimane, un tempo non sempre compatibile con l’aggressività e la rapidità della replicazione del virus in corso d’infezione.

 


La Regione Lazio finanzia la ricerca al Policlinico Tor Vergata sui nuovi farmaci contro il Covid.
Oggi il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si è recato in visita ai Laboratori del Policlinico Tor Vergata. Presenti il Commissario Straordinario Tiziana Frittelli ed il Rettore Orazio Schillaci.
La Regione Lazio sostiene con 2 milioni di euro la ricerca dei nuovi farmaci.


Il progetto finanziato mira a fornire le basi biochimiche e molecolari (pre-cliniche) e cliniche di fase 1 e fase 2 con l’impiego di anticorpi monoclonali contro la malattia COVID-19, che va dalla identificazione anticorpi monoclonali come potenziali candidati antivirali per COVID19, allo sviluppo dei prototipi cellulari fino alla sperimentazione clinica di fase I, Fase II e Fase III di mAbs nella terapia e profilassi dell’infezione da SARS.Cov2.
Il Prof Giuseppe Novelli, direttore della UOC di Genetica Medica, ha illustrato il progetto di sperimentazione: “ In medicina, gli anticorpi monoclonali hanno un ruolo sempre crescente negli ultimi anni soprattutto nel trattamento delle malattie autoimmuni, nel cancro e nelle malattie infettive (virus respiratorio sinciziale, infezioni da clostridium difficile, Ebola e SARS-CoV-2). Oggi vengono utilizzati diversi approcci per la creazione di anticorpi che reagiscono con l'obiettivo desiderato:
● Produzione in modelli animali;
● Isolamento da pazienti;
● Anticorpi sintetici da screening di “librerie” fagiche

La maggior parte degli anticorpi terapeutici vengono oggi ottenuti utilizzando tecnologie di “visualizzazione”, in cui gli anticorpi umani o frammenti di essi vengono visualizzati sulla superficie di organismi biologici semplici, come i fagi, i batteri o il lievito. Spiega il Prof. Giuseppe Novelli come produrre gli anticorpi monoclonali sintetici. “Si utilizza una piattaforma tecnologica all'avanguardia per la generazione di anticorpi sintetici di alta qualità e di altre proteine che possono essere utilizzate nella ricerca e nella medicina. La piu’ utilizzata è la Libreria di Toronto, acronimo TRAC, che è in grado di
produrre migliaia di anticorpi di alta qualità e proteine sintetiche contro numerosi bersagli diversi, che possono quindi essere immediatamente valutati per il potenziale terapeutico e di ricerca.


Oggi vi sono una decina gruppi al mondo attivi nella identificazione e produzione di anticorpi monoclonali contro SARS-CoV-2 tra cui il nostro, in collaborazione con l’Università di Toronto.
Gli anticorpi monoclonali forniscono una strada alternativa e complementare ai vaccini per la prevenzione del COVID-19. L'infusione passiva di anticorpi monoclonali come pre esposizione o profilassi post-esposizione può offrire una protezione immediata dalle infezioni che potrebbero durare settimane o mesi.
L'utilizzo di anticorpi monoclonali è già in atto da mesi negli Stati Uniti, in Israele, e da questa settimana anche in Germania e Ungheria. Analogamente a quanto si sta facendo per i vaccini ad mRNA, la piattaforma di monoclonali sintetici da noi sviluppata potrebbe consentire un “aggiornamento” dei prodotti e aumentare la difesa per respingere le varianti nuove presenti e future. La tecnologia che abbiamo messo a punto consente infatti di “aggiornare” i nostri monoclonali per renderli adatti alle varianti del virus.”



"Purtroppo nelle scorse settimane, in Italia, sono state vaccinate troppe persone che in quel momento non ne avevano diritto e di questo ne stanno pagando le conseguenze i medici che sono tutt'ora senza vaccino. In particolare nel Lazio, ci sono circa 14mila medici liberi professionisti ancora in attesa di essere vaccinati. Dunque i vaccini somministrati ai non sanitari avrebbero 'coperto' tutti i sanitari che ne avevano prima diritto". Risponde cosi' il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, in merito alla sospensione da parte della Regione Lazio, della piattaforma per le adesioni alla vaccinazione anti SARS-CoV-2 riservata ai medici liberi professionisti.

"Ritengo che la Regione abbia bloccato le prenotazioni per motivi organizzativi, in primis per la mancanza dei vaccini in genere, quindi anche per i medici- prosegue Magi- ma ora e' necessario garantire le prime dosi e quelle di richiamo. Non imputiamo nulla alla Regione che si e' resa disponibile, ma alle Asl e ai centri vaccinali che hanno deciso di somministrare i vaccini a persone che ne avrebbero avuto diritto dopo".


Il Consiglio nazionale delle ricerche ha progettato e condurrà uno studio che darà informazioni importanti sull'infezione da SARSCoV-2 e sulla conseguente risposta immunitaria. Si valuterà la presenza di anticorpi in 10.000 partecipanti volontari che potranno recarsi in uno dei sette centri prelievo. Lo studio darà anche informazioni sulla risposta alla vaccinazione, sulla relazione tra genotipo e sulla suscettibilità all’infezione e risposta immunitaria.

 

Il Consiglio nazionale delle ricerche ha progettato e condurrà uno studio che darà informazioni importanti sull'infezione da SARSCoV-2 e sulla conseguente risposta immunitaria. Si valuterà la presenza di anticorpi in 10.000 partecipanti volontari che potranno recarsi in uno dei sette centri prelievo. Lo studio darà anche informazioni sulla risposta alla vaccinazione, sulla relazione tra genotipo e sulla suscettibilità all’infezione e risposta immunitaria.
Il Consiglio nazionale delle ricerche ha avviato il progetto SerGen-Covid-19, su proposta e coordinamento del direttore del Dipartimento di scienze biomediche (Cnr-Dsb) Daniela Corda in collaborazione con i direttori Mario De Felice, Giorgio Iervasi e Giovanni Maga. Lo studio vede coinvolti vari istituti del Cnr e il Centro interdipartimentale per l’etica e l’integrità nella ricerca.



Evitare la chirurgia per i tumori papillari della tiroide e conservare questo organo prezioso per l’organismo è possibile grazie al trattamento con termoablazione ecoguidata, con laser o radiofrequenza. Lo dimostra lo studio dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università Statale di Milano, recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Endocrinology.

 

Pubblicati i risultati di uno studio padovano coordinato dal prof Mario Plebani

 


Pubblicato dalla «International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine» – organizzazione mondiale che promuove l’eccellenza nella medicina di laboratorio per una migliore assistenza sanitaria a livello internazionale –, lo studio Saliva-based molecular testing for active control of sars-cov-2 infection effettuato da ricercatori dell’Azienda Ospedale/Università di Padova e coordinato dal prof Mario Plebani, Direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio, dimostra come i test salivari si siano dimostrati efficace misura di sorveglianza e contenimento dell’infezione da SARS – CoV-2 in contesti comunitari.
A partire dall'8 ottobre al 24 dicembre 2020, 5579 dipendenti dell’Università di Padova hanno aderito al programma (tasso di adesione 86%), per un totale di
campioni salivari pari a 19.850 che sono stati valutati con tecnica molecolare (rRT-PCR) per SARS-CoV-2. Solo una piccola percentuale di dipendenti ha abbandonato il programma dopo la prima raccolta della saliva (meno del 4%). I restanti 5350 dipendenti hanno ripetuto il test della saliva da un minimo di 3 a un massimo di 5 volte nel periodo di 11 settimane.

 

"In questa seconda ondata epidemica i casi di sindrome multi-infiammatoria sistemica (MIS-C) nei bambini sono raddoppiati. Se da febbraio a maggio ne avevamo registrati 53, da settembre ad oggi ne contiamo gia' 100". A dirlo e' Andrea Taddio, consigliere del Gruppo di studio Reumatologia della Societa' italiana di pediatria (Sip) e professore associato di Pediatria all'Universita' di Trieste, tra i promotori di un lavoro multicentrico teso ad indagare la correlazione tra la cosiddetta MIS-C e il SARS-CoV-2. "Il numero di bambini colpiti da forme multi-infiammatorie e' sicuramente maggiore rispetto al primo lockdown ma non c'e' allarme- ci tiene a precisare Taddio- le MIS-C seguono l'incidenza del Covid-19 nella popolazione di riferimento, dunque oggi i casi sono di piu' perche' il virus circola maggiormente". Nel complesso comunque "l'incidenza resta bassa- dice il pediatra, specificando che- al momento in Italia non abbiamo notizie di decessi. Ci sono stati bambini molto gravi che hanno necessitato di cure intensive anche per tempi lunghi, pero' tutti i casi si sono risolti".


Ricercatori dell’Istituto di analisi dei sistemi ed informatica “A. Ruberti” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iasi) e dell’Università di Milano-Bicocca hanno sviluppato una tecnica per ottimizzare le politiche di restrizione e riapertura in modo da ridurre al minimo sia le perdite umane legate alla diffusione del virus sia l’impatto socioeconomico delle misure restrittive.

“L’approccio si basa sulla formulazione di un modello matematico compartimentale di tipo SIRD (Susceptible, Infectious, Recovered e Deceased, cioè suscettibili, infetti, guariti e morti), che fornisce un soddisfacente compromesso tra accuratezza e semplicità nella rappresentazione della dinamica epidemica ed è in grado di spiegare le caratteristiche di base di una pandemia, in particolare nelle sue fasi iniziali”, spiega Alessandro Borri del Cnr-Iasi. “Le decisioni ottimali sono prese in termini di tempistica ed entità (persone sottoposte alle misure) ottimali di chiusura e riapertura, tenendo conto di un vincolo sul numero massimo di pazienti, al fine di prevenire il collasso del sistema sanitario. La tecnica è applicata in uno scenario di simulazione realistico basato sui dati dell’evoluzione di Covid-19 in Italia”.

Il prof. Edoardo Cervi (Università di Brescia): “E’ problema di salute non solo femminile che può essere affrontato anche grazie all’uso di prodotti d’origine vegetale in grado d’agire sul tono venoso”

Roma, 20 gennaio 2021 – Le vene varicose non sono solo un problema femminile. Si calcola che interessano anche il 25% degli uomini adulti che nonostante il lockdown e la pandemia, hanno ripreso in tutta Italia a sottoporsi a interventi nei centri specializzati. “I problemi legati al microcircolo sono traversali e colpiscono entrambi i sessi – sottolinea il prof. Edoardo Cervi, docente dell’Università di Brescia e specialista in chirurgia vascolare e generale -. Tuttavia le donne sono sicuramente le più interessate da questi disturbi di salute ma i nostri trattamenti sono sempre più richiesti anche dagli uomini che ricorrono, per esempio, alla scleroterapia. Si tratta di un piccolo intervento chirurgico che riesce ad eliminare le vene varicose attraverso la somministrazione direttamente in loco di alcuni farmaci specifici”.



Rossetti, lucidalabbra, mascara, cipria e fondotinta, ovvero alcuni dei prodotti più comuni per il makeup e che entrano in contatto con occhi e bocca, contengono ingredienti in plastica. È quanto emerge dal rapporto di Greenpeace “Il trucco c’è ma non si vede” in cui l’organizzazione ambientalista ha verificato la presenza di questi materiali, sia nelle liste degli ingredienti che attraverso indagini di laboratorio, nei trucchi di undici marchi: Bionike, Deborah, Kiko, Lancôme, Lush, Maybelline, Nyx, Pupa, Purobio, Sephora e Wycon. Si tratta di tipologie di prodotti non interessati dal divieto d’uso di microplastiche in vigore in Italia dall’inizio del 2020.

“La pandemia che stiamo vivendo ci insegna che dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura, favorendo una riconversione green dell’economia. È paradossale che uno dei settori più importanti del Made In Italy continui ad utilizzare, volontariamente, ingredienti in plastica che possono contaminare il pianeta e mettere a rischio la nostra salute” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Con questa ricerca abbiamo constatato non solo l’ampio utilizzo di particelle solide ma anche l’uso massiccio di polimeri in forma liquida, semisolida e solubile, i cui effetti sulle persone e sull’ambiente non sono del tutto noti”.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery