Con il si' dell'aula del Senato alle norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (Dat), arriva in Italia la legge sul testamento biologico. Rifiutare le terapie, comprese nutrizione e idratazione artificiali, diventa un diritto. Vietato l'accanimento terapeutico. Ok all'obiezione di coscienza per i medici che non vogliono staccare 'la spina'. La legge si divide in due parti: una piu' generale sul consenso informato sui trattamenti sanitari e una sulla compilazione delle Dat, attraverso le quali una persona potra' lasciare le sue volonta' circa le cure a cui essere sottoposto o da rifiutare quando non sara' piu' cosciente a causa di un incidente o una malattia. Per chi non lascera' disposizioni scritte ovviamente varra' l'alleanza di cura tra medico e paziente. Le norme erano state approvate dalla Camera il 20 aprile scorso e Palazzo Madama non le ha modificate. Il Registro nazionale delle Dat, che non era stato inserito per mancanza di coperture, potrebbe entrare nella Legge di bilancio.

 

Image of the mummy obtained using the CT scanner (Patricia Mora).

An international team, including researchers from the UGR’s anthropology group led by Prof. Miguel Cecilio Botella López of the Department of Legal Medicine, Toxicology and Physical Anthropology, has discovered the world’s oldest known cases of breast cancer and multiple myeloma (a type of bone marrow cancer). The discoveries were made by conducting CT scans of two mummies found in the pharaonic necropolis of Qubbet el-Hawa in Aswan, Egypt. Following their thorough analysis of the mummies, the international research team has established that the woman with breast cancer died around 2000 B.C., while the man with multiple myeloma died around 1800 B.C. Both individuals belonged to the ruling classes (or at least to the wealthy classes) of the governing Egyptian families of Elephantine. The researchers employed computed tomography scanning techniques (CT scans) to analyse the mummies. CT scanning techniques provide better results than traditional methods, which invariably lead to significant loss of the mummy wrapping as well as to partial destruction of the dressing and the body itself. Moreover, tomography scanning techniques are more precise when it comes to ascertaining information about the insides of the mummies, as well as capturing minute details in the dressing and about the embalming techniques employed.



Dopo mesi di ostruzionismo, è arrivato il via libera del Senato al provvedimento sul testamento biologico: si tratta di una vera e propria conquista di civiltà, poiché vengono finalmente riconosciute la possibilità di scegliere in anticipo quali trattamenti medici ricevere nel caso di gravi malattie e la libertà del paziente di rinunciare ad alcune terapie, in particolare alla nutrizione e all’idratazione artificiale. E’ un tema delicato e complesso a cui, purtroppo, non sempre viene riservato il rispetto adeguato: lo dimostra il dibattito che si è sviluppato attorno alla normativa, nell’ambito del quale abbiamo sentito parlare, con toni e termini a dir poco inopportuni, di “cultura della morte”, di “via italiana all’eutanasia”, di “legge barbarica” e di “abbandono terapeutico”. Come Federconsumatori sosteniamo con forza e convinzione che la libertà di scelta del cittadino debba essere tutelata al di sopra di qualsiasi preconcetto e posizione politica: proprio per questo è necessario vigilare con la massima attenzione sulla corretta applicazione della normativa, con particolare riguardo all’obiezione di coscienza.

 

Parte da Pescara l’allarme per i germi multiresistenti. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza

Proprio in questi giorni presentati all'ospedale civile di Pescara i primi incoraggianti risultati contro questi super-batteri: “Il tasso di resistenza sarà abbattuto dal 90 al 15%” afferma la dottoressa Frattari

Oggi è una vera priorità, presto sarà un'emergenza: si tratta delle resistenze batteriche agli antibiotici, una realtà che può rendere nel tempo le infezioni non curabili in modo efficace. Si tratta di una situazione molto rischiosa che potrebbe rendersi drammaticamente reale nei prossimi anni se non vengono presi subito tutti i provvedimenti che la scienza medica già oggi ci permette di assumere efficacemente. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza; l’uso smodato di antibiotici infatti ha vanificato i loro effetti e reso i batteri più resistenti, con trend in continua crescita e costi sempre più elevati.
Il grido di allarme è lanciato dagli specialisti della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive a livello nazionale, e da quelli della SIAARTI, la principale società scientifica che raccoglie gli Anestesisti-Rianimatori. Entrambe le società hanno concesso il loro patrocino ed incoraggiamento all’iniziativa dell'Ospedale Civile di Pescara, dove rianimatori ed infettivologi abruzzesi hanno dato vita il 1 e il 2 Dicembre a due importanti appuntamenti sul tema delle infezioni da germi resistenti e su quello ad esso correlato, ancora più urgente, del corretto uso degli antibiotici e degli antimicotici, che può giocare un ruolo molto rilevante nell’interrompere la selezione e la diffusione dei germi resistenti. Presente fra gli altri anche Marcello Tavio, (Ospedali Riuniti Ancona), presidente eletto SIMIT per il biennio 2019-2021.

 

 


A tre anni dalla sua creazione, il Consorzio Internazionale “Anopheles gambiae 1.000 Genomes”, pubblica su Nature il primo importante risultato. Fondamentale il contributo del gruppo di Entomologia medica e molecolare di Sapienza Università e Istituto Pasteur Italia. 212 milioni di casi e 429.000 decessi, oltre il 90% dei quali nell’Africa sub-sahariana. I dati relativi alla malaria del 2015 parlano chiaro: sebbene nell’ultimo decennio l’incidenza dell’infezione a livello globale sia stata dimezzata, l’impatto delle strategie di prevenzione in Africa è stato modesto. Oggi, il Consorzio internazionale Anopheles gambiae 1.000 genomes (Ag1000G) – nato nell’ambito del Network internazionale sulla genomica ed epidemiologia della malaria (MALARIAGEN) proprio per porre rimedio a questo problema – presenta su Nature i risultati di uno studio che offre nuove importanti prospettive per lo studio e il controllo della malaria in Africa. A questo sforzo internazionale ha dato un fondamentale contribuito anche l’Italia, grazie alla partecipazione di Alessandra della Torre, Beniamino Caputo e Giordano Bottà, del Gruppo di Entomologia medica e molecolare del Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive Sapienza e Istituto Pasteur di Roma.


Grazie ai passi avanti compiuti nelle analisi effettuate tramite questa metodica da un gruppo di ricerca del quale fanno parte anche ricercatori dell’Istc e dell’Ibfm del Cnr, diventa più chiara e precisa l’identificazione dei soggetti con deficit cognitivo che evolverà nella malattia. Tramite un software l’encefalo viene suddiviso in sezioni e ‘regioni’ di cui si analizza con tecniche statistiche avanzate il segnale metabolico. Lo studio è pubblicato sull’European Journal of Nuclear Medicine Molecular Imaging

L’esame più utilizzato per mettere in evidenza eventuali alterazioni anatomiche ippocampali o corticali caratteristiche della malattia di Alzheimer è la Risonanza magnetica, ma in un caso su cinque questa metodica non caratterizza con certezza la natura dello stato patologico e del suo sviluppo. Marco Pagani dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) in collaborazione con Fabrizio De Carli dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm-Cnr), con il dipartimento Ambiente e salute dell’Istituto superiore di sanità, con il dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova e con il Karolinska Hospital di Stoccolma, studia da anni il modo di ottimizzare le analisi dei dati del metabolismo cerebrale attraverso il ricorso a un’altra tecnica, la Tomografia ad emissione di positroni (Pet). I risultati delle ricerche, che confermano prestazioni migliori della Pet nella predizione della malattia di Alzheimer, sono stati pubblicati nel mese di novembre sull’European Journal of Nuclear Medicine Molecular Imaging

 
Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Biologia e biotecnologie della Sapienza ha reinterpretato una delle più importanti ipotesi sull’ereditabilità dei caratteri morfologici anomali, acquisiti a seguito di stress ambientali. Lo studio, finanziato dall’Istituto Pasteur Italia – Fondazione Cenci Bolognetti e da Epigenomics Flagship Project EpiGen, è pubblicato sulla rivista Genetics Nonostante la “generale” condivisione della teoria darwiniana sulla selezione naturale, la comunità scientifica non ha mai completamente abbandonato le ipotesi di apparente eredità di caratteri acquisiti per effetto di fattori ambientali. Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Biologia e biotecnologie “Charles Darwin”, formato da Laura Fanti, Lucia Piacentini, Ugo Cappucci, Assunta M. Casale e Sergio Pimpinelli, ha osservato il fenomeno mediante esperimenti condotti su moscerini della frutta Drosophila melanogaster. I risultati dello studio, selezionato per il F1000Prime, sono pubblicati sulla rivista Genetics.

Già negli anni ’40 Conrad Waddington aveva sottoposto durante la metamorfosi i moscerini a uno shock termico; questi, nella fase adulta mostravano caratteri morfologici anomali, dopo cicli ripetuti di stress a ogni generazione, tali caratteri divenivano ereditabili, cioè venivano trasmessi alle generazioni successive anche in assenza di stress. Mentre Waddington aveva ipotizzato che i caratteri anomali non fossero acquisiti a seguito dello stress ambientale, ma che fossero dovuti a una variabilità genetica pre-esistente, ovvero che ci fossero caratteri criptici già presenti nel genoma dei moscerini, il team della Sapienza è giunto a una nuova spiegazione. Utilizzando le nuove tecnologie molecolari che fanno uso del sequenziamento del DNA, i ricercatori hanno dimostrato che queste anomalie sono dovute a cambiamenti ex-novodel genoma, a seguito dello stress. Infatti, lo stress da calore può causare sia rotture nel DNA, e quindi la perdita di geni, sia il movimento di elementi trasponibili, ovvero di particolari sequenze che hanno la capacità di “saltare” da una parte all’altra del genoma, provocando mutazioni. Pertanto, l’eredità dei caratteri anomali a seguito dello shock non è dovuta a una variazione criptica presente nel genoma, ma a meccanismi di mutagenesi.

“Questo modello – spiega Laura Fanti – ha importanti implicazioni evolutive. I cambiamenti ambientali possono indurre negli organismi modificazioni adattative non ereditarie – attraverso i cosiddetti meccanismi epigenetici – ma anche mutazioni nelle loro cellule germinali con il conseguente aumento della variabilità genetica”. Le variazioni fenotipiche, comparse in conseguenza di uno stress ambientale (sottoposto durante una fase critica dello sviluppo), possono infatti essere “incorporate” nel patrimonio genetico dell’organismo biologico mediante induzione e selezione di varianti geniche corrispondenti, cosicché tali varianti continueranno a essere prodotte anche in assenza di qualsiasi stimolo esterno. Reinterpretare la stabilizzazione dei caratteri adattivi per mezzo della selezione naturale significa proporre un nuovo meccanismo di evoluzione, all’interno però di una cornice darwiniana. “La comprensione dei meccanismi evolutivi che hanno portato alla comparsa di tutte le forme di vita esistenti sul pianeta – conclude Laura Fanti – è importante perché ci offre la possibilità di comprendere i cambiamenti attuali e prevedere quelli futuri, permettendoci di compiere scelte opportune per la salvaguardia dell’ambiente e anche della nostra salute”.

La leishmaniosi è una malattia umana e veterinaria importante causata dal parassita Leishmania che colpisce 12 milioni di persone in più di 98 paesi. Attualmente questa malattia sta emergendo in Europa a causa dei cambiamenti climatici e degli imponenti spostamenti di popolazione. È noto che il parassita si adatta rapidamente a nuovi ambienti, con conseguenze importanti per il numero di persone affette da questa malattia. Per questo motivo, l'UE già la riconosce come una minaccia emergente per la salute pubblica. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, gli scienziati presso l'Institut Pasteur di Parigi e il Centro de Regulación Genómica (CRG) a Barcellona, in collaborazione con i ricercatori presso l'Institut de Médecine Tropicale (IMT) d’Anvers e dell’Université de Montpellier, hanno dimostrato che l'adattamento di Leishmania è dovuto ad una frequente amplificazione dei cromosomi, cioè all'incorporazione di un numero maggiore di cromosomi di quanto ci si aspetterebbe. Queste variazioni nel numero di cromosomi, chiamate aneuploidie, sono simili a quelle riscontrate in vari tipi di cancro.

I risultati dello studio dei ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca contribuiranno a chiarire la storia naturale dell’infezione da HPV aprendo nuovi orizzonti nell’ambito dello screening cervicale e per interventi di immunoprofilassi.

Non solo nelle mucose e sulla pelle: il DNA del papilloma virus (HPV) si trova anche nel sangue di donne con infezione cervicale. È il risultato dello studio “Human papillomavirus DNA detection in plasma and cervical samples of women with a recent history of low grade or precancerous cervical dysplasia”, appena pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, condotto dai ricercatori di Microbiologia Clinica del dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano-Bicocca, insieme ai colleghi di ginecologia dell’ospedale San Gerardo (ASST Monza) e della Sezione di Igiene del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Sassari. Se è noto che il papilloma virus infetta pelle e mucose, solo pochi studi precedenti hanno mostrato la presenza del DNA virale nel sangue in donne con cancro al collo dell’utero. Lo studio condotto dai ricercatori di Milano-Bicocca compie un passo avanti: i risultati della ricerca, infatti, hanno evidenziato la presenza di HPV DNA in campioni di sangue di donne senza tumore ma con una recente diagnosi di Pap-test positivo.

Allo IEO vaccinate con il nuovo farmaco già 100 persone. I tumori da HPV potrebbero scomparire nelle generazioni future. 

L’Istituto Europeo di Oncologia è fra i primi centri in Italia ad utilizzare il nuovo vaccino anti-HPV (Human Papilloma Virus), in grado di prevenire i tumori causati da nove tipi di questo insidioso virus. Rispetto ai vaccini precedenti, attivi contro al massimo quattro ceppi virali, quello di ultima generazione in uso allo IEO è più efficace contro il tumore al collo dell’utero (la forma tumorale per cui il vaccino è nato e si è diffuso nel mondo) ed estende la protezione ad altre forme di cancro HPV- correlate, come il cancro dell’ano, della vulva e della vagina, per i quali non esiste altro strumento né di prevenzione né di diagnosi precoce. «Con il nuovo vaccino nonavalente - commenta Eleonora Preti, dell’Unità di Ginecologia preventiva IEO – raggiungiamo una copertura vaccinale per il tumore della cervice fino al 90%, rispetto al 70% di quello precedente. Sin dall’introduzione del primo vaccino anti-HPV, IEO è stato un promotore delle campagne vaccinali e oggi siamo felici di poter proporre alle nostre donne il miglior vaccino reso finora disponibile dalla ricerca internazionale. E anche alle loro figlie e i loro figli adolescenti». La vaccinazione anti-HPV, già prevista per le ragazze dodicenni, è stata infatti estesa ai maschi della stessa età dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), con l’obiettivo di ottenere il massimo dell’immunizzazione contro le malattie correlate all’ HPV. 

 

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