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Tecnologia (189)


Il Commissario europeo per l'Energia Kadri Simson e il ministro giapponese per Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia, Masahito Moriyam


Il reattore sperimentale per la fusione JT-60SA nasce da una collaborazione scientifica tra Giappone e Unione europea, con il contributo italiano di governo, imprese, ENEA, Cnr e consorzio RFX

 Nuovo passo in avanti nella ricerca sull’energia da fusione nucleare. Oggi a Naka, in Giappone, è stato inaugurato il reattore sperimentale per la fusione JT-60SA, progettato e costruito nell’ambito dell’accordo Broader Approach, una collaborazione scientifica tra Unione europea e Giappone. Si tratta di un traguardo importante per la comunità scientifica e l’industria, che rende più vicino l’impiego dell’energia da fusione, sicura e rispettosa dell’ambiente, grazie anche al contributo italiano di governo, imprese, ENEA, consorzio RFX e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).


Tre importanti indagini pubblicate da Nature e promosse dagli studiosi della Global Forest Biodiversity Initiative fanno luce sul ruolo e il funzionamento delle foreste a livello globale, tra invasioni di specie aliene, capacità di assorbimento dell'anidride carbonica e possibili impatti del cambiamento climatico.
Il lavoro congiunto di oltre 150 scienziati, unito all'enorme potenza di calcolo garantita dall'intelligenza artificiale, al servizio delle nostre foreste: per conoscerle meglio, scoprire come stanno cambiando e capire come proteggerle. I risultati di questo imponente impegno – promosso dagli studiosi della Global Forest Biodiversity Initiative – sono stati pubblicati in tre articoli scientifici, due dei quali usciti su Nature e uno su Nature Plants.
"Grazie al contributo combinato di centinaia di ricercatori e dell'intelligenza artificiale è stato possibile far fare alla scienza un grande salto in avanti nella comprensione dell’ecologia delle foreste del mondo ed evidenziare così ulteriormente la necessità della loro protezione", dice Roberto Cazzolla Gatti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e coautore dei tre studi. "Senza la capacità di calcolo dei supercomputer e dell’intelligenza artificiale avremmo avuto bisogno di decine di anni e migliaia di persone dedicate, senza nemmeno la certezza di ottenere delle stime e delle previsioni attendibili".



Un gruppo di ricercatori dell'Università di Nagoya, in Giappone, sta rivoluzionando la scoperta di nuovi trattamenti per l'acido gastrico grazie all'intelligenza artificiale (IA). La loro ricerca, pubblicata in Communications Biology, ha aperto nuove prospettive nella collaborazione tra gli scienziati e l'IA per lo sviluppo di farmaci di nuova generazione.
L'acido gastrico svolge un ruolo cruciale nella digestione del cibo, ma quando il suo equilibrio è disturbato, può causare problemi, tra cui bruciore di stomaco, ulcere gastriche ed ernia da reflusso. Per fornire sollievo a coloro che soffrono di questi disturbi, vengono spesso utilizzati inibitori dell'acido gastrico, farmaci che agiscono sulla pompa protonica gastrica responsabile della secrezione di acido.


Una ricerca del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza ha messo a punto tecniche di intelligenza artificiale per distinguere facilmente le diverse strutture presenti in nanoparticelle di oro, argento e rame. Questo metodo migliorerà le applicazioni nell’ambito della medicina, dell’ottica e nei processi catalitici. I risultati sono pubblicati sulla rivista ACS Nano
Le nanoparticelle metalliche giocano un ruolo importante in diverse applicazioni tecnologiche, come l’ottica e i processi catalitici. Di fondamentale importanza per la loro funzionalità sono la forma e la struttura cristallina, caratteristiche che, a causa dell’elevata frazione di atomi di superficie, possono essere molto variabili e difficili da distinguere.



Gli scienziati dell'Università di Tokyo hanno presentato una scoperta innovativa nel campo della tecnologia dei materiali plastici, offrendo speranza per un futuro più ecologico e sostenibile. Questa plastica innovativa, chiamata VPR (vitrimer incorporato con polirotaxano), è più resistente e flessibile rispetto alle plastiche convenzionali. La chiave delle sue proprietà uniche risiede nella capacità di auto-ripararsi con il calore, mantenere la sua forma e biodegradarsi parzialmente.

La VPR viene creata combinando la molecola del polirotaxano con un vitrimer di resina epossidica, un tipo di plastica. A basse temperature, mantiene la sua forma e ha forti legami chimici interni. Tuttavia, quando esposta a temperature superiori a 150 gradi Celsius, questi legami si ricombinano, consentendo al materiale di essere modellato in diverse forme. L'applicazione di calore e un solvente scompongono la VPR nei suoi componenti base, semplificando il riciclaggio. Inoltre, quando immersa in acqua di mare per 30 giorni, il materiale subisce una biodegradazione del 25%, offrendo una nuova fonte di cibo per la vita marina.

Un importante passo avanti nella gestione dei rifiuti plastici marini è stato raggiunto grazie a un team di ricercatori dell'ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l'Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile). Questi scienziati hanno sviluppato un rivoluzionario processo di conversione della plastica recuperata dalle acque marine e dalle spiagge in nuovo "petrolio", con notevoli implicazioni positive per l'energia e l'ambiente.

Il processo innovativo, che è stato sviluppato nell'ambito del progetto europeo interregionale "NETWAP" (NETwork of small "in situ" WAaste Prevention and management initiatives) tra Italia e Croazia, ha dimostrato la capacità di riconvertire oltre il 90% della plastica marina in un tipo di "petrolio" noto come olio leggero. Questo olio leggero è una miscela di idrocarburi lineari, suddivisibili nei tipici tagli petroliferi, come benzina, cherosene, gasolio e olio lubrificante, e possiede un potere calorifico (LHV - lower heated value) di quasi 42 MJ/kg, che è paragonabile a quello dei combustibili liquidi convenzionali, come il petrolio greggio, la benzina, il cherosene e il diesel.



Nell'affrontare il problema dei virus delle piante e del loro impatto sulle coltivazioni, l'articolo di Ye-Rin Lee e colleghi, pubblicato su Horticulture Research nel giugno 2023, offre uno sguardo approfondito su come la tecnologia CRISPR/Cas9 possa essere utilizzata per conferire resistenza al virus del mosaico del ravanello (TuMV) nel cavolo cinese (Brassica rapa).

Lo studio inizia con una panoramica del problema globale della sicurezza alimentare, sottolineando la necessità di raddoppiare la produzione alimentare nei prossimi anni per soddisfare la crescente domanda.
In questo contesto, le infezioni virali rappresentano una minaccia significativa, con perdite annuali di resa del 10-15% dovute a queste malattie nelle coltivazioni di tutto il mondo. La ricerca scientifica si concentra quindi su come migliorare la resistenza delle piante ai virus, con l'obiettivo di sviluppare varietà di colture più resistenti.


Grazie al contributo dell’Università di Pisa, presto potrebbero già essere disponibili nuovi protocolli di ricarica veloce per le auto elettriche.

Ancora pochi anni e le auto elettriche potrebbero colmare quello che oggi è il principale divario competitivo che le separa dai veicoli a combustione: la velocità di rifornimento. A dare l’annuncio sono Antonio Bertei e Marco Lagnoni, rispettivamente professore associato e ricercatore in Ingegneria Chimica al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale all’Università di Pisa, autori, assieme ai colleghi di altre otto prestigiose realtà internazionali, di uno studio pubblicato in questi giorni su Nature Communications.

"La capacità di ricarica rapida, l'autonomia e la sicurezza delle batterie agli ioni di litio sono oggi i fattori che maggiormente influenzano una più ampia diffusione sul mercato dei veicoli elettrici, ma grazie ai risultati ottenuti dal nostro studio questi limiti potrebbero essere superati entro i prossimi anni – spiega il professor Antonio Bertei – Le indagini compiute ci hanno permesso di quantificare in modo definitivo i meccanismi che aggravano l'invecchiamento durante la ricarica rapida delle batterie al litio che utilizzano elettrodi in grafite”.


Uno studio dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio ha testato degli speciali visori in grado di riprodurre virtualmente le lesioni ossee.

Una lesione ossea riprodotta in maniera artificiale e posizionata, virtualmente, all’interno del corpo del paziente per guidare con estrema precisione la mano del medico impegnato nella biopsia. È la medicina del futuro sperimentata all’IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano (Gruppo San Donato) dall’équipe del professor Luca Maria Sconfienza - responsabile dell’UO di Radiologia Diagnostica e Interventistica e Professore Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso l’Università Statale di Milano - che ha condotto uno studio pilota, pubblicato sulla rivista European Radiology Experimental, che ha coinvolto otto pazienti , al fine di testare, per la prima volta in questo ambito, un innova vo device di navigazione in realtà aumentata.


Iniziativa Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Almaviva. Un percorso di educazione rivolto alle famiglie sull’uso dei dispositivi.

Un’ora al giorno prima dei 6 anni e poi al massimo due durante la scuola. Ma niente smartphone e tablet prima dei 18 mesi. E mai a tavola, durante i pasti, o prima di andare a dormire. L’utilizzo dei dispositivi digitali va gestito educando ad un consumo “critico e responsabile”. Sono alcuni dei consigli contenuti in un “decalogo per la salute digitale” di bambini e ragazzi elaborato dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nell’ambito del progetto “A scuola di… digitale”, realizzato in collaborazione con i professionisti di Almaviva, gruppo italiano leader nell’innovazione digitale. L’obiettivo: promuovere una migliore consapevolezza e comprensione delle possibilità offerte dagli strumenti digitali e contribuire a ridurre i rischi che possono derivare da un uso eccessivo e senza filtri.

 

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