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La bellezza delle opere del Correggio rivivono nella grande mostra di Parma
20 Set 2008 Scritto da Cinzia FolcarelliParma ospita la più ampia ed organica mostra che mai sia stata dedicata al grande artista rinascimentale Antonio Allegri, detto il Correggio dal suo luogo di nascita,
Il Comune, la Provincia, la Soprintendenza, l’Università, la Diocesi e il Monastero di San Giovanni Evangelista, con il sostegno della Fondazione Cariparma, hanno agito sinergicamente per dare vita ad una mostra importante che si avvale di un prestigioso comitato scientifico composto da eminenti studiosi del pittore e del periodo preso in esame, Lucia Fornari Schianchi, che è anche la curatrice della mostra, Arturo Carlo Quintavalle, Bruno Adorni, Marzio Dall’Acqua, D.E. Ekserdjian, Mario Di Giampaolo, Eugenio Riccomini, Sylvia Ferino, Andrea G. de Marchi, David A.Brown.
La Mostra: Giotto ed il Trecento. “Il più Sovrano Maestro stato in dipintura”
18 Mar 2009 Scritto da Paolo SieniIl Complesso del Vittoriano di Roma, ad oltre settanta anni dalla famosa esposizione allestita agli Uffizi nel 1937 per la celebrazione del seicentesimo anniversario della morte dell’artista, ospita, dal 6 marzo al 29 giugno 2009, una splendida mostra dedicata al grande maestro fiorentino. L’importante evento intende seguire i caratteri innovativi del percorso figurativo di Giotto, delineando al contempo il quadro della situazione artistica italiana nel periodo tra la fine del Duecento ed i primi quaranta anni del 1300. La mostra, curata dal Prof. Alessandro Tomei in collaborazione con Claudia Viggiani, ha inteso seguire gli spostamenti di Giotto da Firenze, ad Assisi, a Roma, a Padova ed a Milano documentando con opere di altissima importanza l’influsso che questo artista, da considerarsi il primo pittore “italiano” ha avuto in gran parte del territorio nazionale nello sviluppo della cultura e delle arti.
Sono passati esattamente cento anni dalla pubblicazione del Manifesto del Futurismo sul quotidiano parigino “Le Figarò” ad opera di Filippo Tommaso Martinetti, il 20 Febbraio del 1909, e per il centenario di questo movimento così importante per l’arte italiana del Novecento, in tutta Italia e anche all’estero si moltiplicano gli eventi realizzati per l’occasione.
Tra i principali, Futurismo100, curato da Ester Coen e patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, propone tre grandi mostre, la prima già inaugurata al Mart di Rovereto (Illuminazioni – Avanguardie a confronto. Italia, Germania, Russia, 17 Gennaio – 7 Giugno), seguita da Astrazioni a Venezia (Museo Correr, 5 Giugno – 4 Ottobre), e da Simultaneità a Milano (Palazzo Reale, 15 Ottobre 2009 – 25 Gennaio 2010), tre città strettamente connesse alla storia del movimento.
Il fascino di Parigi nell'Ottocento nelle opere di Boldini, De Nittis, Zandomeneghi ...
23 Feb 2010 Scritto da Cinzia FolcarelliDonne raffinate, interni eleganti, e tutta la magia della belle epoque francese di fine Ottocento sono protagonisti della mostra Boldini e gli italiani a Parigi, allestita all'interno di quel prezioso scrigno che è il Chiostro del Bramante e prorogata a grande richiesta fino al 6 Aprile.
In un'epoca in cui è la Francia il faro dell'arte contemporanea e non solo, artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi seppero portare nella ville lumiere la tradizione e il fascino dell'arte italiana, imponendosi con il loro personalissimo stile.
Giovanni Boldini lascia l'Italia e l'avanguardia macchiaiola per trasferirsi a Parigi dove entra quasi subito nella scuderia del mercante Goupil facendosi conoscere ed apprezzare per la sua arte e conquistando le dame della nascente borghesia parigina che fanno a gara per farsi ritrarre dall'italiano che riesce a trasformarle in creature eteree e a far trasparire tutta la loro sensualità sopita. A Parigi Boldini deve confrontarsi con un altro grande italiano, De Nittis, che interpreta la modernità della città immortalandola in affascinanti vedute. Entrambi gli artisti sono in grado di dipingere la contemporaneità che li circonda riuscendo a far trasparire nelle loro opere un “sentimento” di modernità, risultato, come diceva Baudelaire, dal rapporto tra la città e gli individui che la vivono.
Dopo il successo dell’esposizione su Piero della Francesca, Arezzo ospita un’altra grande mostra scegliendo di presentare la parabola artistica della famiglia Della Robbia che si snoda per oltre cento anni, dai primi decenni del Quattrocento alla seconda metà del Cinquecento, un periodo particolarmente fertile per l’arte italiana.
Luca Della Robbia, capostipite della famiglia, celebrato da Leon Battista Alberti tra i padri della Rinascita, “inventa” una nuova tecnica, la terracotta invetriata, riuscendo a portare la ceramica, da molti relegata al rango di arte minore, al livello della pittura e della scultura.
Proprio così Il teatro alla Moda è il titolo dato alla suggestiva mostra sui costumi teatrali, disegnati dai grandi stilisti di Alta
Moda, negli ultimi trent’anni. L’originale excursus tutto made in Italy immerge il visitatore in un’atmosfera magica e surreale regalata da
circa un centinaio di costumi che si offrono alla vista dei più raffinati fino al 5 Dicembre 2010.
Un’operazione nata da un partenariato di alto lignaggio (Altaroma-Arthemisia-Fondazione Roma-Musei Mazzucchelli) non poteva che essere
offerta nella città di Roma, da sempre capitale della bellezza tout court. Ecco che si viene travolti dalle creazioni di Roberto Capucci,
Gianni Versace, Giorgio Armani, Antonio Marras, Genny, Alberta Ferretti, Romeo Gigli, Valentino, Enrico Coveri, delle sorelle Fendi e dei
fratelli Missoni. Gianni Versace, maestro indiscusso del barocco moderno ebbe modo di affermare: “Gli stracci li disegno per lavoro ma è il
teatro il mio vero amore”, tanto per sottolineare quanta ambrosia di creatività si possa attingere dai grandi drammaturghi o dai celebri
musicisti classici.
Lo specchio è chiaro
e terso -
tra i fiori di neve
Bashō (1644-1694)
Giapponesi così semplici, che vivono nella natura come se loro stessi fossero dei fiori
Vincent Van Gogh (1853-1890)
Natura semplice e immediata, come i versi dello haiku, il componimento tradizionale giapponese di 17 sillabe. Una semplicità che, però, non deve trarre in inganno, perché in essa si nascondono inaccessibili profondità, intime risonanze che inutilmente ci sforzeremmo di comprendere usando i canoni della razionalità occidentale.
La splendida cornice di Palazzo Valentini ospita la nuova personale di Giovanni Papi, Prata Caelestia, in cui l'artista espone i suoi ultimi lavori legati al tema del paesaggio: opere astratto-figurali che, pur riallacciandosi alla grande tradizione paesaggistica del passato, mettono in scena luoghi mentali con caratteristiche informali e di filosofia zen, caratterizzati da delicate vibrazioni cromatiche, luoghi in cui i pensieri sconfinano nella poesia.
In mostra anche una selezione della precedente produzione dell'artista e le recenti pitto-sculture, realizzate in occasione della mostra al Palazzo Comunale di Sabaudia.
Artista e storico, Papi si è dedicato da sempre all'arte ed ha iniziato esponendo alla X Quadriennale d'Arte di Roma. Da allora ha realizzato mostre in prestigiosi luoghi istituzionali, oltre che in numerose gallerie private, in Italia e all'estero. Frequenti sono i suoi viaggi in Europa e nel mondo, in particolare nel Sud-Est Asiatico.
L’attenzione alle forme e al gesto e una vivacità intellettuale non comune contraddistinguono la sua vita e la sua arte. Le opere, enigmatiche ed eleganti, sono caratterizzate da una particolare cifra stilistica, che fonde la gestualità e la forza dell’Espressionismo Astratto con suggestioni orientali.
Futurismo - moda - design la ricostruzione futurista dell’universo
20 Gen 2010 Scritto da Alessandro QuinziSe l’abito non fa il monaco, certo fa il Futurista. Ne era ben convinto Giacomo Balla: “si pensa e si agisce come si veste”, scrisse nel suo Manifesto per il vestito antineutrale del 1914.
Così giù picconate ai simboli stessi del decoro maschile: demolita la simmetria delle giacche, ficcati in un dimenticato cassetto i colori nero e marrone d’ordinanza, via libera a panciotti che sono un tripudio di colori a scarpe e sciarpe pluricolorate. La cravatta, aboliti i nodi scorsoi "da impiccato”, diventa oggetto di un apposito Manifesto futurista sulla cravatta italiana. Intanto Thayaht inventa la “tuta”, dall’aggettivo “tutta” cui viene tolta una T, lettera che rappresenta graficamente il semplice taglio bidimensionale di un nuovo capo di vestiario che si vuole alla portata di tutti, confezionabile in casa. Un abito universale in grado di sostituire un intero guardaroba, sia in versione maschile che femminile. Futuristi sono anche gli ombrelli (in mostra tre di rarissimi), le borsette, i cappelli, ma non la biancheria intima perché, costringendo =l corpo, dai futuristi era aborrita.