Lo studio dell’Università di Trieste, condotto da Luca Cegolon, Francesca Larese e Elisa Papassissa (Unità Clinica di Medicina del Lavoro), con il supporto di Stefano Covelli, Elisa Petranich, Elan Pavoni, Federico Floreani (Dipartimento di Matematica e Geoscienze) e Nicolò Barago (Dipartimento di Scienze della Vita), ha indagato la concentrazione di mercurio in campioni di capelli prelevati a 301 persone (119 maschi e 182 femmine) reclutate nel settembre 2021. Una quantità di circa 100 mg di capelli è stata “donata” da ciascun volontario a cui è stata chiesta anche la compilazione di un questionario su informazioni socio-demografiche e sullo stile di vita.
La concentrazione media di mercurio riscontata è stata di 1,63 mg/kg, leggermente al di sopra della soglia di 1,0 mg/kg raccomandata dall'OMS per donne in gravidanza e bambini, sebbene molto al di sotto della soglia di tossicità per l’uomo (NOAEL) di 10 mg/kg. Tuttavia, il 55,6% degli intervistati ha presentato una concentrazione di mercurio nei capelli superiore a 1 mg/kg, il 22,9% maggiore di 2 mg/kg e 2 soggetti hanno superato i 10 mg/kg.
Il principale fattore di rischio associato all’accumulo del metallo è la quantità di pesce consumato settimanalmente. In particolare, il livello di mercurio nei capelli è significativamente superiore in rapporto al consumo di crostacei/molluschi, mentre risulta inferiore in caso di pesce congelato. Tali risultati sono influenzati anche al fatto che la pesca dei pesci di grossa taglia (come il tonno) è stata bandita dalle coste del Friuli Venezia Giulia: questi predatori tendono infatti ad accumulare maggiori quantità di mercurio rispetto a quelli più piccoli. Sebbene l'esposizione ambientale a mercurio nei residenti costieri del FVG non sia critica, è comunque consigliabile alle donne in gravidanza limitare il consumo di pesce locale ad un solo pasto alla settimana. Il tonno e i pesci provenienti da altri mari possono invece essere mangiati più liberamente.