Ambiente (595)
A sinistra, la zona della Groenlandia nella quale si è svolto lo studio. A destra, l'area di uno stesso ghiacciaio rilevata nel 1985 e nel 2020
Condotta dal Cnr-Isp, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo e Copenaghen e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia, la ricerca ha utilizzato dati acquisiti da satelliti in 35 anni e contribuisce a comprendere l’incidenza del riscaldamento globale sulle variazioni della criosfera. I risultati sono pubblicati su Journal of Glaciology
I ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia si stanno riducendo in maniera significativa: lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Glaciology, realizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo (Svizzera) e Copenaghen (Danimarca) e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS).
La crisi climatica minaccia la presenza umana nei delta fluviali
05 Dic 2024 Scritto da Università di Bologna
Sta già accadendo nel Mississippi e ci sono segnali preoccupanti anche nel Delta del Po: i periodi di siccità prolungata, gli eventi meteo estremi e l'innalzamento del livello del mare possono produrre impatti devastanti sull'agricoltura e sulla biodiversità e rischiano di rendere queste terre inabitabili per l’uomo.
Dal Nilo al Po, passando per la Mesopotamia, la crescita naturale dei delta fluviali ha accompagnato per millenni i progressi dell'umanità nelle regioni del Mediterraneo e in Asia. Questi ambienti sono però oggi minacciati dalla crisi climatica: se non si adotteranno strategie di mitigazione efficaci e misure definitive per la riduzione delle emissioni, i sistemi deltizi rischiano di diventare terre inospitali, tanto da rendere impossibile la presenza umana.
A lanciare l’allarme è un articolo di review pubblicato su Nature Sustainability e realizzato da un gruppo internazionale di studiosi degli ambienti costieri, tra cui due italiani: Alessandro Amorosi dell’Università di Bologna e Vittorio Maselli dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il lavoro ripercorre il ruolo fondamentale che i delta fluviali hanno avuto per lo sviluppo socioeconomico dell’umanità negli ultimi 7.000 anni e ammonisce sulle tragiche conseguenze che la crisi climatica potrà determinare sull’evoluzione futura di aree così fragili e complesse.
Condotta dal Cnr-Isp, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo e Copenaghen e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia, la ricerca ha utilizzato dati acquisiti da satelliti in 35 anni e contribuisce a comprendere l’incidenza del riscaldamento globale sulle variazioni della criosfera. I risultati sono pubblicati su Journal of Glaciology.
I ghiacciai montani della costa occidentale della Groenlandia si stanno riducendo in maniera significativa: lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Glaciology, realizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, le Università di Friburgo (Svizzera) e Copenaghen (Danimarca) e il Servizio geologico di Danimarca e Groenlandia (GEUS).
Milano-Bicocca lancia la mappa interattiva delle foche monache nel Mediterraneo. Più di un terzo dei rilevamenti segnala tracce molecolari della loro presenza
27 Nov 2024 Scritto da Università degli studi di Milano Bicocca
Una mappa interattiva e in continuo aggiornamento per monitorare la presenza della foca monaca nel Mar Mediterraneo, man mano che vengono raccolti, analizzati e caricati nel sistema i campioni di DNA provenienti da diversi punti del Mediterraneo centro-occidentale, dal Mar Egeo allo Stretto di Gibilterra, dal Mar Adriatico al Mar di Sicilia, seguendo le tracce lasciate dall’unico pinnipede endemico del Mare Nostrum.
Il sito web di riferimento si chiama “Spot the Monk Observatory” (https://www.spot-the-monk-observatory.com/) ed è frutto di una collaborazione tra il dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra e quello di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Il progetto si inserisce all’interno di “Spot the Monk”, iniziativa nata nel 2020 che si avvale di una metodologia di rilevamento innovativa ed assolutamente non invasiva per l’intercettazione di tracce di presenza della foca monaca da semplici campioni di acqua marina. In che cosa consiste? Nell’analisi del DNA ambientale (eDNA) ovvero quel DNA contenuto nelle tracce biologiche che ciascun organismo lascia al proprio passaggio.
Fiumi e torrenti: grazie all’intelligenza artificiale ora è possibile prevedere le alluvioni fino a sei ore di anticipo
18 Nov 2024 Scritto da Università di Pisa
Lo studio dell’Università di Pisa e del Consorzio di Bonifica Toscana Nord pubblicato su Scientific Reports.
Nuovi modelli previsionali basati sull’intelligenza artificiale consentono di prevedere fino a sei ore di anticipo le alluvioni provocate da fiumi minori e torrenti, corsi d’acqua che sono ad oggi i più difficili da gestire e monitorare. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa e del Consorzio di Bonifica Toscana Nord pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.
“Le forti precipitazioni concentrate in breve tempo e su aree ristrette rendono difficile la gestione dei corsi d’acqua minori, dove la rapidità di deflusso delle acque piovane aumenta il rischio di piene improvvise, basti pensare agli eventi alluvionali avvenuti nel novembre 2023 nella provincia di Prato dove sono esondati i torrenti Furba e Bagnolo e, più recentemente, a quelli che hanno colpito la Valdera e la provincia di Livorno” spiega Monica Bini, professoressa del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa che ha coordinato la ricerca.
Rifiuti in plastica, nuova indagine di Greenpeace: Turchia discarica d’Europa e Italia tra i primi Paesi esportatori
15 Nov 2024 Scritto da GreenpeaceDove finiscono i rifiuti in plastica esportati dall’Europa? Per la maggior parte in Turchia, dove spesso vengono sottoposti a pratiche di smaltimento tutt’altro che rispettose dell’ambiente e della salute umana. Lo rivela una nuova ricerca internazionale condotta da Greenpeace. E purtroppo, il nostro Paese è tra i protagonisti di questa brutta vicenda, visto che si trova al quarto posto tra i cinque maggiori esportatori europei. Nel solo 2023, infatti, secondo i dati Eurostat, il Regno Unito ha esportato in Turchia 140.907 tonnellate di rifiuti in plastica, la Germania 87.109, il Belgio 74.141, l’Italia 41.580 e i Paesi Bassi 27.564.
Con la diffusione dei dati odierni, Greenpeace lancia una campagna per chiedere lo stop immediato di questa pratica dannosa per le persone e per l’ambiente, anche in vista dei nuovi negoziati per il Trattato globale sulla plastica, che si terranno dal 25 novembre al 1°dicembre a Busan, in Corea del Sud.
Cambiamento climatico: il ritiro dei ghiacciai indebolisce l’ecosistema
13 Nov 2024 Scritto da Università degli studi di Milano
Con il ritiro dei ghiacciai le interazioni tra piante e impollinatori diventano più fragili, rischiando direndere l'intero ecosistema più vulnerabile ai cambiamenti ambientali in atto e meno resiliente.
E’ il risultato della ricerca di un’equipe internazionale di scienziati coordinato dall’Università Stataledi Milano, effettuata nell’area del ghiacciaio del Mont Miné nelle Alpi Svizzere e pubblicata su Ecography.
I ghiacciai si stanno ritirando, questo ormai è noto. Ma che cosa succede alla terra una volta libera dal ghiaccio? Che tipo di nuovo ecosistema si viene a formare?
Per capire l'impatto del ritiro dei ghiacciai su biodiversità e funzionamento dei sistemi ecologici, un’équipe internazionale di scienziati dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’University of Lausanne, con l’Università Sapienza di Roma e con l’Università di Modena e Reggio Emilia, ha preso in esame le interazioni tra piante e impollinatori e ha scoperto che il ritiro dei ghiacciai mette a rischio la stabilità delle relazioni tra piante e impollinatori, fondamentali per la biodiversità.
L’aumento della siccità sta moltiplicando le migrazioni interne in tutto il mondo
07 Nov 2024 Scritto da Università di Pisa
Un gruppo internazionale di ricerca ha messo a punto un database globale dei fenomeni migratori tra regioni diverse dello stesso stato in 72 paesi tra il 1960 e il 2016: l’aumento delle temperature sta costringendo sempre più persone a lasciare le loro case, soprattutto nelle regioni rurali e maggiormente legate all’agricoltura.
L’aumento delle ondate di calore e dei periodi di siccità dovuto al cambiamento climatico sta portando milioni di persone a lasciare le loro case per spostarsi altrove. In molti casi questi movimenti migratori avvengono però tra regioni diverse dello stesso stato e restano così spesso invisibili. Per cercare di quantificare e tracciare questo fenomeno, un gruppo internazionale di studiosi ha elaborato per la prima volta i dati delle migrazioni interne avvenute in 72 paesi tra il 1960 e il 2016. I risultati – pubblicati su Nature Climate Change – mostrano in che modo l’aumento della siccità favorisce lo spopolamento delle regioni colpite, soprattutto se si tratta di territori con una forte diffusione dell’agricoltura.
Riscaldamento globale: entro 2100 pericolo estinzione per alghe e foreste marine
29 Ott 2024 Scritto da Università di Pisa
Se non ci saranno interventi per mitigare subito le emissioni di gas serra, le foreste macroalgali e le fanerogame (fra cui Posidonia oceanica, una pianta superiore endemica del Mediterraneo) sono a rischio estinzione entro il 2100. Il riscaldamento globale rischia di provocare a livello mondiale una riduzione fra l’80 e il 90% degli ambienti adatti alla sopravvivenza di queste specie che potranno trovare rifugio solo nelle regioni polari. Lo scenario emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e condotto dalle Università di Helsinki e di Pisa, dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dal Centro di eccellenza australiano per la Biodiversità e il patrimonio naturale (CABAH).
Rosmarino: la siccità controllata aumenta la resa e la qualità di olio essenziale
17 Ott 2024 Scritto da Università di Pisa
La siccità controllata può aumentare sino al 30 per cento la resa di olio essenziale del rosmarino rendendo questa pianta una candidata ideale per la valorizzazione di terreni agricoli marginali e con limitata disponibilità idrica. Il risultato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Industrial Crops and Products e realizzato dall’Università di Pisa, dall’Istituto Nazionale di Ottica INO-CNR Pisa, dalla Scuola Superiore Sant’Anna e dall’Università Catania. Le sperimentazioni sono state condotte in Sicilia, in aziende agricole della provincia di Ragusa, tra l’autunno del 2022 e la primavera del 2023.