Da qui, lo studio di 60 ricercatori provenienti da 27 paesi ora pubblicato sulla prestigiosa rivista Science con il titolo “Set ambitious goals for biodiversity and sustainability”. Il team, di cui fa parte Carlo Rondinini del Dipartimento Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza, ha tracciato le basi scientifiche per ridisegnare gli obiettivi sulla biodiversità, partendo da un’attenta analisi di quanto emerso e circolato finora proprio in vista dell’appuntamento operativo nell’ambito Convenzione sulla Diversità Biologica dell’Onu. Il lavoro non esprime un giudizio sui singoli segmenti che si stanno abbozzando e che diventeranno i futuri Obiettivi: fissa però, sulla base di valutazioni scientifiche, lo scenario entro il quale bilanciare le azioni.
“Il punto di partenza è che è la natura stessa a essere connessa nelle sue parti e dobbiamo tenerne conto - spiega Carlo Rondinini. Quale senso avrebbe un obiettivo ambizioso sulla tutela delle specie che prescindesse dalla tutela dell’ecosistema? Lo sforzo che abbiamo fatto è proprio nello stabilire con metodo scientifico come gli obiettivi si rinforzino o si indeboliscano l’un l’altro, producendo uno strumento concreto, un toolkit, ai negoziatori internazionali che si troveranno attorno al tavolo per fissare gli Obiettivi futuri”.
Il risultato della ricerca condivisa è un report di valutazione completa, indipendente, scientificamente fondata e che non ha precedenti, condotta attraverso la lente di tre 3 considerazioni principali: c’è un rischio esplicito nel fissare contorno e livello di una singola azione slegata dalle altre; gli obiettivi devono essere multipli, coerenti e assunti con un approccio olistico; nel fissare ciascun obiettivo bisogna considerare la fattibilità, ma al contempo non rinunciare ad essere ambiziosi, altrimenti non sarà possibile innescare una controtendenza fruttuosa sul tema della biodiversità nel 2050.
“Lo studio, fornisce le basi scientifiche per distinguere tra obiettivi di basso e alto impatto e una vera e propria check list che ne assicuri un equilibrio - continua Rondinini. “Fra gli altri, indica come incisivi il ripristino mirato degli ecosistemi, la minima perdita di specie e la conservazione del 90% della diversità genetica”.