Una perdita significativa per l’archeologia subacquea che, a causa del passaggio dei pescherecci sui siti dei relitti, ha perso la possibilità di studiare ed, eventualmente, recuperare manufatti importanti per approfondire la conoscenza della storia e delle rotte dei commerci nel Mediterraneo.
I due relitti e il precario stato di conservazione degli stessi, sono stati debitamente segnalati alle autorità competenti. La Capitaneria di Porto di La Spezia si è immediatamente attivata per mettere in sicurezza i due ritrovamenti, emettendo un’ordinanza (Ordinanza n. 68/2020 del 13 maggio 2020) per la salvaguardia dei siti archeologici profondi ed ha attivato un sistema automatico di sorveglianza a distanza che permette di rilevare le violazioni del divieto di pesca e di sanzionare le imbarcazioni responsabili.
Grazie al Vessel Traffic Service (VTS – il sistema marittimo di controllo) la Capitaneria ha potuto inserire nel sistema un’area di 0,6 miglia di raggio completamente interdetta alla pesca a strascico e un’are di ‘pre-allarme’, del raggio di 1,4 miglia, in grado di attivare un sistema di allarme acustico per segnalare la presenza nell’area dei pescherecci che verranno immediatamente avvertiti dalla sala radio con l’indicazione di cambiare rotta.
È la prima volta in Italia che si realizza un sistema efficace di tutela del patrimonio archeologico sommerso. Adesso, il prossimo passo, sarà quello di cercare di farlo adottare anche dalla Capitaneria di porto di Livorno, nella cui area marina di competenza sono stati scoperti altri 22 relitti romani.