L’indebolimento del vortice polare viene innescato dal rapido riscaldamento dell’aria a 30 chilometri di quota, in stratosfera, e provoca un’anomalia dei venti. Nel giro di un paio di settimane le condizioni atmosferiche in superficie cominciano a risentire degli effetti dei venti anomali, favorendo l’incursione dell’aria polare nelle medie latitudini. Tale fenomeno è estremamente di attualità: infatti, un riscaldamento stratosferico in Artico particolarmente intenso (circa 50°C) è avvenuto proprio a cavallo del Capodanno 2021, con possibili conseguenze di instabilità meteorologica in Europa e/o Nord America nelle settimane successive, in parte già manifestatesi con l’eccezionale ondata di neve e freddo in corso in Spagna.
È già noto che le temperature anomale in stratosfera sono influenzate da diversi eventi climatici, come ad esempio la fusione del ghiaccio Artico e le piogge tropicali intense, ma le attuali conoscenze non permettono di fare previsioni accurate sul loro accadere. Nello studio pubblicato su “Nature Climate Change” viene evidenziata una condizione anticipatrice delle anomalie stratosferiche che non era mai stata riconosciuta prima. Si tratta della temperatura superficiale dell’Oceano Pacifico settentrionale: acque particolarmente calde riscaldano la fredda aria che giunge dalla Siberia favorendone la risalita ed arrivando a modificare le condizioni stratosferiche.
Lo studio evidenzia che questo meccanismo acquisisce maggiore importanza in un clima più caldo. L’Oceano Pacifico settentrionale, infatti, a causa della circolazione oceanica, si sta riscaldando molto più rapidamente del Nord Atlantico in risposta alla crisi climatica in atto. La rilevanza di questa scoperta è che potrebbe essere proprio questo il legame tra il riscaldamento globale degli ultimi decenni e l’aumento degli eventi di freddo estremo nell’inverno boreale.