Quali sono i principali sintomi?
“Tale patologia causa, a livello pelvico, uno stato infiammatorio cronico sia a carico dell’apparato genitale sia di organi circostanti. Può essere asintomatica o manifestarsi con dolori di variabile intensità, che si aggravano soprattutto durante la fase mestruale, tanto da essere considerata oggi una patologia cronica invalidante. Il dolore mestruale non può essere necessariamente preso in considerazione come sintomo specifico, essendo presente molto spesso in donne non affette dalla patologia. Tuttavia, se la paziente presenta una condizione caratterizzata da dismenorrea poco responsiva agli antidolorifici potrebbe essere un segnale della presenza di endometriosi pelvica. Altri sintomi frequenti possono essere dolori pelvici profondi, avvertiti durante i rapporti sessuali, e dolori pelvici cronici intermestruali”.
In che modo è possibile diagnosticarla?
“Per una corretta diagnosi si inizierà con una scrupolosa raccolta dei sintomi (anamnesi), la visita ginecologica con esplorazione vaginale e rettale, quando indicata, e un’ecografia pelvica di II livello. Talvolta può essere necessario procedere anche con un’ecografia dell’apparato urinario, la risonanza magnetica o indagini sull’intestino”.
Quali sono i principali trattamenti?
“La patologia è caratterizzata da un’ampia variabilità di presentazione clinica, che spesso coinvolge anche organi diversi, è quindi necessario un percorso diagnostico e terapeutico personalizzato per ogni paziente. Il trattamento dell’endometriosi deve tener conto di diverse opzioni tra cure e trattamenti: la chirurgia endoscopica mini-invasiva, per esempio, può assicurare sia il miglior impatto clinico sia i migliori risultati nel breve e nel lungo termine. Risulta essere meno dolorosa e comporta una minor sindrome aderenziale pelvica postchirurgica.
Un ruolo chiave spetta anche la terapia medica, spesso indicata a seguito dell’operazione nelle pazienti che non stanno cercando una gravidanza, perché riduce significativamente il rischio che la malattia si ripresenti, o comunque come terapia al posto dell’intervento chirurgico.
Uno stile di vita sano può inoltre essere sicuramente di aiuto nell’andamento della patologia, fino a ridurne i sintomi. Un’alimentazione ricca di fibre e vitamine, e con ridotto apporto di proteine di origine animale, così come l’astensione dal fumo e lo svolgimento di un esercizio fisico regolare, possono migliorare significativamente la qualità di vita della paziente”.