
Scienza generale (153)
Gruppo di ricercatori dell’Università di Padova ha analizzato la dimensione degli spermatozoi in 1.400 specie di tetrapodi.
Nonostante le differenze di dimensioni corporee – da frazioni di grammo a molte tonnellate – che si osserva nei tetrapodi, vertebrati con quattro arti che comprendono anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, la dimensione delle cellule che li compongono varia generalmente molto meno. Con un’eccezione: quella degli spermatozoi che, sebbene svolgano tutti la medesima funzione di trasporto del genoma paterno all’interno dell’uovo, possono misurare da pochi micron a oltre 3 mm.
L’interesse nel comprendere queste differenze da un punto di vista evolutivo è aumentato negli ultimi due decenni circa, ma le metodologie statistiche applicate non permettevano di investigarlo ad una scala tassonomica ed evolutiva ampia; questo è stato poi possibile solo grazie all’abbondante disponibilità di dati riguardanti determinate specie e allo sviluppo di nuove metodologie soprattutto per il controllo filogenetico.
Sonno rem e melatonina, scoperto il ruolo cruciale del recettore MT1
29 Lug 2024 Scritto da Università degli studi di Padova
Pubblicato sul «Journal of Neuroscience» lo studio congiunto delle università McGill, Padova e Toronto che dimostra come l’utilizzo di un nuovo farmaco mirato ai recettori della melatonina MT1 agisce selettivamente sul sonno REM senza alterare il sonno non-REM.
Significativo è il potenziale clinico della scoperta specie in patologie come Parkinson e Demenza con corpi di Lewy.
La ricerca dal titolo “Selective Enhancement of REM Sleep in Male Rats through Activation of Melatonin MT1 Receptors Located in the Locus Ceruleus Norepinephrine Neurons” pubblicata sul «Journal of Neuroscience» è un importante passo in avanti nella comprensione dei meccanismi del sonno e apre nuove possibilità di cura nel trattamento dei disturbi del sonno e delle condizioni neuropsichiatriche associate.
Lo studio pubblicato è il risultato della ricerca sulla melatonina e i suoi due recettori, MT1 e MT2, sviluppata negli ultimi 15 anni dal team scientifico. Gli autori della pubblicazione hanno individuato nel recettore MT1 il regolatore cruciale del sonno REM (Rapid Eye Movement) e i risultati dello studio hanno portato alla scoperta della prima molecola capace di agire selettivamente sul sonno REM senza alterare il sonno non-REM.
Le tartarughe marine mangiano pietre? Sì, e lo fanno dal Cretaceo
27 Mag 2024 Scritto da Università di Padova
Uno studio di Unimore e Unipadova, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Plos One’, ha messo in evidenza abitudini alimentari e riproduttive delle tartarughe marine, per la prima volta anche in esemplari fossili.
Un nuovo studio guidato dall’Università di Modena e Reggio Emilia e dall’Università di Padova, in collaborazione con le università di Yale, Swansea e il Museo di Storia Naturale di Bamberg, ha
gettato nuova luce sulle abitudini alimentari e riproduttive delle tartarughe marine, sia a livello attuale che fossile, con risultati sorprendenti.
Il team internazionale, composto dal Dr. Giovanni Serafini (Unimore), dal Dr. Caleb Gordon (Yale University), dal Prof. Luca Giusberti, dal Dr. Jacopo Amalfitano (UniPd), dal Dr. Oliver Wings (Bamberg SNM), dalla Prof. Nicole Esteban e dalla Dott.ssa Holly Stokes (Swansea University) ha infatti investigato il misterioso fenomeno della geofagia, l’ingestione di sedimento, spesso deliberata, da parte di animali. Il comportamento, comunemente osservato in tutti i principali gruppi di vertebrati, era stato in passato scarsamente riportato nelle tartarughe marine, e mai segnalato in esemplari fossili. Il nuovo studio di Serafini et al. (2024), attraverso la coniugazione di paleontologia, biologia marina e fisiologia, ha colmato questa lacuna, evidenziando il fenomeno in questo gruppo di animali e tracciando la sua evoluzione nel passato remoto.
Uno studio della Sapienza indaga sulle risposte possibili a partire dal processo evolutivo.
Vi siete mai chiesti perché i cani scodinzolano e perché agli esseri umani piace questo comportamento? I cani domestici sono definiti i migliori amici dell’uomo: un terzo di tutte le famiglie del mondo ne possiedono uno e la nostra convivenza è iniziata circa 35 000 anni fa. Molti dei loro comportamenti, tuttavia, rimangono un enigma scientifico. Un team di ricercatori di Torino, Vienna e Nimega, coordinati dal professor Andrea Ravignani della Sapienza ha condotto uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters che riassume i risultati dei lavori finora realizzati su meccanismi, ontogenesi, evoluzione e funzione dello scodinzolio nei cani domestici.
I dati sulla violenza di genere in Italia
24 Nov 2023 Scritto da Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa
Attraverso lo studio IPSAD® (Italian Population Survey on Alcohol and Other Drugs), l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche ha rilevato quanto siano diffuse nel nostro Paese esperienze legate ad episodi di violenza nella popolazione femminile tra i 18 e gli 84 anni. Sono oltre 12 milioni le donne che hanno subito almeno una volta un episodio di violenza fisica o psicologica: di queste, solo il 5% ha denunciato l’accaduto.
Una Svolta nella Ricerca sui Primati Chimerici: Potenzialità e Considerazioni Etiche
17 Nov 2023 Scritto da Guido Donati
La ricerca scientifica ha raggiunto un nuovo traguardo con la recente nascita di una scimmia chimera, caratterizzata da un'elevata percentuale di cellule staminali embrionali (ESC) omologhe. Questo risultato ha importanti implicazioni per la comprensione della pluripotenza delle cellule staminali nei primati e per lo sviluppo delle modifiche genetiche nei primati non umani.
La ricerca, riportata sulla rivista Cell. è stata condotta da un'equipe di scienziati: Jing Cao, Wenjuan Li, Jie Li, Qiang Sun, Miguel A. Esteban e Zhen Liu, grazie alla collaborazione di molti centri di ricerca cinesi: l'Institute of Neuroscience, CAS Center for Excellence in Brain Science and Intelligence Technology, CAS Key Laboratory of Primate Neurobiology, State Key Laboratory of Neuroscience, Chinese Academy of Sciences, di Shanghai, il Key Laboratory of Animal Genetics, Breeding and Reproduction of Shaanxi Province, College of Animal Science and Technology, Northwest A&F University, di Yangling, il Laboratory of Integrative Biology, Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health, Chinese Academy of Sciences, di Guangzhou, BGI-Research, Hangzhou, Guangdong Provincial Key Laboratory of Stem Cells and Regenerative Medicine, CAS Key Laboratory of Regenerative Biology, Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health, Chinese Academy of Sciences, Guangzhou, State Key Laboratory for Diagnosis and Treatment of Severe Zoonotic Infectious Diseases, Key Laboratory for Zoonosis Research of the Ministry of Education, Institute of Zoonosis, and College of Veterinary Medicine, Jilin University, Changchun.
Nuova vita per la varietà di grano italiano ‘Senatore Cappelli’ col sequenziamento di una variante di grano selvatico scoperto a Lecce
23 Ott 2023 Scritto da Università degli studi di Milano
L’Università Statale di Milano ha scoperto in Puglia una varietà di grano selvatico geneticamente simile a una tipologia utilizzata in Italia fino agli anni Sessanta, il ‘Senatore Cappelli’, abbandonata anni fa perché meno produttiva di altri ibridi commerciali. Grazie allo studio genetico di questo nuovo grano selvatico, viene gettata nuova luce su questa storica variante italiana che, negli ultimi anni, ha attirato l’interesse di coltivatori e produttori di farine. La pubblicazione su PLOS One.
Stessa sequenza genetica, ma diverse altezze e misure delle radici: una nuova varietà di grano duro, imparentata con la varietà ‘Senatore Cappelli’, è stata scoperta nel Sud Italia e potrebbe essere utilizzata per rilanciare ulteriormente l’interesse e la coltivazione di questo cultivar, ottenuta nel 1915 e utilizzata in Italia fino agli anni Sessanta, quando è stato sostituito da varietà più produttive.
La scoperta è stata realizzata da un gruppo di scienziati del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali coordinati da Fernando Tateo, già Ordinario di Scienze e Tecnologie Alimentari e Filippo Geuna, docente di Miglioramento Genetico e Arboricoltura che si è occupato del sequenziamento genetico della nuova varietà di grano. La ricerca è stata recentemente pubblicata su PLOS One e menzionata anche da Nature Italy.
Le larve di mosca soldato nera possono contribuire allo sviluppo di strategie ecocompatibili per il riciclo delle plastiche
23 Ott 2023 Scritto da Università degli studi di Milano
Uno studio coordinato dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Università degli Studi dell’Insubria, ha studiato il microbioma intestinale della mosca soldato nera allevata su plastiche derivate dal petrolio, il polietilene a bassa densità e polistirene, di difficile degradazione e riciclo, identificando geni di batteri che risiedono nell’intestino delle larve che codificano enzimi potenzialmente in grado di degradare le plastiche stesse. La pubblicazione su Microbiome.
Le larve di mosca soldato nera (Hermetia illucens) possono essere un valido strumento per lo sviluppo di strategie di bioconversione delle plastiche grazie a geni di batteri che risiedono nel loro intestino: ecco la scoperta di un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Milano, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Università degli Studi dell’Insubria, pubblicata recentemente su Microbiome.
Mercoledì 11 ottobre, sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B, è stato pubblicato un nuovo articolo sulla comunicazione vocale nei pinguini. L’articolo è frutto di una collaborazione tra due dipartimenti dell’Università di Torino (DBIOS e Scienze Veterinarie), l'Università Jean-Monnet (Francia), l’Università UWC (Sudafrica) e la Fondazione SANCCOB.
Utilizzando una combinazione di tecniche di diagnostica per immagini, modellistica computazionale e registrazioni in vivo, un gruppo di ricercatori guidato dal Prof. UniTo Livio Favaro e dalla Dott.ssa Anna Zanoli ha scoperto che i pinguini africani utilizzano le risonanze dei condotti vocali per codificare nei segnali acustici le informazioni che permettono loro di riconoscersi individualmente. Un meccanismo evolutivamente analogo a quello che utilizzano i mammiferi e l'uomo stesso, per riconoscersi dal timbro della voce.
Tra i pinguini, il pinguino africano (Spheniscus demersus) è una specie modello ideale per studiare come le risonanze del tratto vocale codificano informazioni biologicamente rilevanti. Infatti, questa specie è monogama, fortemente territoriale e, a causa delle pressioni selettive e allo stile di vita coloniale, è stato riscontrato che i richiami di contatto e i canti riproduttivi (ecstatic display songs) variano significativamente tra gli individui, permettendo loro di riconoscersi tra “vicini di nido” e membri di una coppia.
Le vocalizzazioni dei pinguini sono prodotte da uno specifico organo chiamato “siringe”, al cui interno, delle membrane vengono messe in vibrazione al passaggio dell’aria, generando un segnale periodico caratterizzato dalla frequenza fondamentale (corrispondente alla velocità di vibrazione delle membrane) e dalle relative componenti armoniche. Tale segnale passa poi nella trachea e nella bocca, dove viene modificato in base alle frequenze di risonanza (dette formanti) di queste cavità anatomiche.
Gli autori dello studio hanno registrato numerosi pinguini africani nell'aprile 2019 presso la Southern African Foundation for the Conservation of Coastal Birds (SANCCOB) di Città del Capo, in Sudafrica. Contestualmente, hanno studiato l'apparato vocale di altri individui adulti trovati morti lungo le coste della provincia sudafricana di Western Cape. In particolare, iniettando della gomma siliconica catalizzata, è stato ottenuto un calco preciso dell'intero apparato fonatorio. I calchi sono stati successivamente trasportati al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, dove sono stati sottoposti a Tomografia Assiale Computerizzata (TAC). Infine, presso il DBIOS e utilizzando il centro di calcolo interdipartimentale c3s UniTo, sono stati costruiti modelli computazionali a partire dai risultati della TAC e dalle registrazioni degli animali in vivo.
Un nuovo studio pubblicato oggi su Nature Sustainability da ricercatori dell'Università di Oxford, dell'Università Ca' Foscari Venezia, della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), di RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, porta l'attenzione su una nuova e rilevante dimensione della povertà che sta chiaramente emergendo in un mondo in via di riscaldamento: la cooling poverty.