Il satellite russo BiON-M n. 2 (anche noto come Bion-M No. 2) è una missione scientifica fondamentale per l'esplorazione spaziale. Fa parte del programma BiON, un'iniziativa storica dell'agenzia spaziale russa Roscosmos dedicata alla ricerca di biologia spaziale. La sua missione principale è studiare gli effetti a lungo termine dei fattori dello spazio profondo, come la microgravità e l'esposizione alle radiazioni cosmiche, sugli organismi viventi.

 

Un'area di ricerca emergente e di grande interesse è lo studio dell'acqua confinata a interfacce (la superficie di contatto tra due sostanze), dove le sue proprietà molecolari possono differire drasticamente da quelle dell'acqua "in massa" (bulk water). L'acqua confinata all'interno di nanostrutture o a contatto con le superfici dei materiali mostra una mobilità ridotta e un'organizzazione molecolare unica.

Nuove tecnologie come la microscopia a scansione e la spettroscopia a raggi X stanno permettendo agli scienziati di "vedere" le singole molecole d'acqua e di misurare le sottili interazioni con le superfici dei materiali. Questo ha portato a scoperte rivoluzionarie, come la capacità dell'acqua di fluire a una velocità centinaia di volte superiore attraverso nanotubi idrofobici (repellenti all'acqua) rispetto ai canali convenzionali.


Per la prima volta, i ricercatori dell'Università di Umeå hanno documentato nelle microalghe lo stesso tipo di morte cellulare programmata (PCD) osservato negli esseri umani. Questa scoperta, pubblicata su Nature Communications, suggerisce che tale processo biologico fondamentale sia molto più antico di quanto si credesse in precedenza.

L'Apoptosi non è Esclusiva degli Animali
La professoressa Christiane Funk del Dipartimento di Chimica, Università di Umeå, spiega: "Questo è il primo organismo fotosintetico e il primo organismo unicellulare di cui si dimostra la produzione dei cosiddetti corpi apoptotici durante la morte cellulare. Ciò prova che l'apoptosi, una via di morte cellulare programmata ritenuta unica degli animali, è in realtà più antica e diffusa."

La PCD è un meccanismo biologico centrale in cui un organismo innesca attivamente la morte di alcune cellule, sia per invecchiamento o malattia che per necessità funzionali. Questo sistema è essenziale per lo sviluppo (ad esempio, la formazione delle dita nell'embrione umano) e per la regolazione del numero di cellule o l'eliminazione di quelle non funzionali.


 

La clessidra biologica nascosta nel nostro DNA

All'estremità di ogni cromosoma, come i cappucci di plastica alle estremità di un laccio da scarpe, si trovano i telomeri: sequenze ripetitive di DNA con una funzione protettiva fondamentale. Ogni volta che una cellula si divide per rigenerare i nostri tessuti, questi cappucci si accorciano un po'. È un processo inevitabile, una sorta di "tassa" sulla replicazione. Quando, dopo molte divisioni, i telomeri diventano troppo corti, la cellula riceve un segnale di stop: smette di dividersi ed entra in uno stato di senescenza, oppure innesca la morte programmata (apoptosi). Questo processo, che a livello individuale protegge dal cancro, su scala dell'intero organismo contribuisce in modo determinante all'invecchiamento e all'insorgere delle malattie legate all'età. Comprendere questo meccanismo ha trasformato i telomeri da semplice curiosità molecolare a bersaglio primario per una nuova generazione di farmaci anti-età.


L'accesso all'acqua potabile è un diritto umano fondamentale, eppure miliardi di persone nel mondo ne sono ancora prive. Le soluzioni tradizionali per la purificazione, come l'osmosi inversa o la disinfezione chimica, sono spesso energivore, costose e richiedono infrastrutture complesse, rendendole inaccessibili per le comunità rurali o inadatte in situazioni di emergenza. La ricerca scientifica si sta quindi concentrando su tecnologie innovative che siano non solo efficaci, ma anche sostenibili, economiche e decentralizzate. In questo contesto, un team di scienziati cinesi e americani ha sviluppato una soluzione tanto semplice quanto geniale, traendo ispirazione direttamente dalla natura.

La loro invenzione, descritta come una sorta di "foglia artificiale", è un dispositivo di filtrazione che non richiede elettricità e utilizza materiali a basso costo e biodegradabili. Il sistema si basa su un principio fisico fondamentale: la capillarità, lo stesso fenomeno che permette alle piante di trasportare l'acqua dalle radici alle foglie contro la forza di gravità. Il dispositivo imita la struttura interna di una foglia, con una rete di microcanali che guidano l'acqua attraverso un processo di evaporazione solare e filtrazione simultanea.


I coralli non hanno occhi, ma sono tutt'altro che ciechi. Questi delicati animali marini riescono a percepire la luce in modi che continuano a sorprendere la comunità scientifica.

Un gruppo di ricercatori dell'Università Metropolitana di Osaka ha scoperto un meccanismo unico di percezione della luce nei coralli che costruiscono le barriere coralline. Hanno scoperto che alcune proteine sensibili alla luce, chiamate opsine, usano gli ioni cloruro per passare dalla sensibilità alla luce UV a quella visibile a seconda del pH dell'ambiente circostante. Questa scoperta espande notevolmente la nostra comprensione di come funziona la visione nel regno animale.

La visione animale si basa sulle opsine, proteine che rilevano la luce grazie a una piccola molecola chiamata retinale. Il retinale da solo assorbe solo la luce UV. Per poter "vedere" anche la luce visibile, che ha una lunghezza d'onda maggiore, il retinale si lega all'opsina attraverso un legame chimico speciale chiamato base di Schiff. Questo legame ha una carica positiva che di solito viene stabilizzata da un aminoacido vicino con carica negativa.

 


Il presente articolo esplora la civiltà Akan dell'Africa occidentale attraverso il suo sistema di pesi per l'oro (abrammoo), un tesoro che trascende il suo valore materiale. L'analisi si concentra sulla doppia funzione di questi oggetti, che agivano sia come strumenti di commercio che come un complesso linguaggio visivo. Viene illustrato come ogni peso incarnasse un proverbio o un principio filosofico, fungendo da strumento di legge e di giustizia sociale. L'articolo esamina inoltre il ruolo dei pesi come simbolo di status e di lignaggio e ne esplora le affascinanti connessioni con antiche scritture africane e simboli universali, come la svastica, offrendo un'interpretazione che si discosta dalle narrative convenzionali.

 

I ricercatori dell’Università Statale di Milano, analizzando campioni fossili provenienti dalla Cina, hanno identificato le più antiche tracce di alghe coccolitoforidi (un tipo di fitoplancton) finora note, risalenti a circa 250 milioni di anni fa. La scoperta anticipa di 40 milioni di anni le stime sulla nascita dell’oceano come lo conosciamo oggi.

Le coccolitoforidi, infatti, contribuiscono alla rimozione della CO₂ e sono parte dei produttori primari che influiscono tutta la biosfera marina. Questo suggerisce che già all'alba del Mesozoico ha avuto inizio la transizione ecologica che ha portato alla nascita di una fauna marina moderna segnando l’inizio dell’oceano attuale.

 

Per decenni si è creduto che un alto livello di istruzione formale potesse agire come uno scudo contro il declino cognitivo legato all'età, quasi come una "assicurazione" per un cervello più giovane. Una convinzione radicata, che ha influenzato politiche sanitarie e stili di vita. Tuttavia, uno studio internazionale di portata epocale, pubblicato su Nature Medicine e frutto della collaborazione del consorzio europeo Lifebrain, tra cui l'Università di Barcellona e l'Institut Guttmann, ha gettato nuove ombre su questa ipotesi. Analizzando i dati longitudinali di oltre 170.000 persone in 33 paesi occidentali, la ricerca suggerisce che, sebbene l'istruzione dia un vantaggio iniziale, non rallenta il ritmo del declino cognitivo.


Il consorzio internazionale BioRescue*, di cui fa parte l’Università di Padova, ha inaugurato una nuova, decisiva fase della sua missione per salvare il rinoceronte bianco settentrionale (Ceratotherium simum cottoni), una delle specie più minacciate al mondo. Dall’inizio dell’anno sono stati creati tre nuovi embrioni, portando avanti un traguardo scientifico senza precedenti. Parallelamente, il team ha avviato i primi trasferimenti embrionali, impiantando embrioni puri di rinoceronte bianco settentrionale in madri surrogate appartenenti alla sottospecie meridionale. Con soli due esemplari rimasti – le femmine Najin e sua figlia Fatu, entrambe incapaci di affrontare una gravidanza naturale – BioRescue fa affidamento sulle tecniche più avanzate di riproduzione assistita e su un uso pionieristico delle cellule staminali, con l’obiettivo di offrire a questa specie una nuova possibilità di futuro.

 

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