Una ricerca promossa dalla Statale di Milano e coordinata dalla Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia ha dimostrato come la rappresentazione nei media dei pipistrelli ne abbia influenzato la loro sopravvivenza: dall’analisi di oltre 2.600 articoli dedicati a questi animali dal 2018 al 2020, i ricercatori hanno scoperto che articoli negativi hanno favorito la loro persecuzione, mentre i positivi ne hanno invece incentivato le azioni di conservazione.

 

Un esperimento coordinato dal Cnr ha messo a confronto il suono di diversi violini e individuato la combinazione di qualità sonore che rende più gradevole il suono di uno Stradivari. Lo studio è pubblicato su The Journal of the Acoustical Society of America.


Cosa rende il suono di un violino preferibile a quello di un altro? Alcuni violini di Stradivari hanno davvero un suono speciale? Per rispondere a queste domande, una squadra multidisciplinare coordinata dal Cnr ha coinvolto 70 liutai in un esperimento di ascolto per valutare le qualità sonore di quattro violini, tra i quali uno Stradivari. I risultati, pubblicati su The Journal of the Acoustical Society of America , suggeriscono che a rendere lo Stradivari il suono preferito sia un particolare equilibrio nelle proprietà del timbro dello strumento.

 

Ipotetici feromoni identificati nei primati ed albero filogenetico di questi organismi

 

Nei primati l’uso di feromoni sessuali è oggetto di discussione. Nell’uomo mancano gli elementi anatomici e biochimici coinvolti in tale funzione. In particolare, non è presente una proteina dedicata al trasporto di feromoni in altre specie, a causa di una mutazione evolutiva già presente nel Neanderthal. Una collaborazione fra l’AIT di Tulln (Austria) ed il Cnr-Ispaam ha però ricostruito tale proteina mancante, individuando in sostanze con odore muschiato alcuni potenziali feromoni nei primati. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.

La comunicazione tra membri della stessa specie mediata dai feromoni, sostanze chimiche secrete da ghiandole specializzate, è molto diffusa tra gli organismi viventi, ma nelle scimmie antropomorfe e nell'uomo non vi è attualmente una sufficiente evidenza di tale fenomeno. Tra i primati, in particolare, i lemuri usano i feromoni per comunicare all'interno della specie, mentre tale capacità sembra essere persa in alcuni tipi di scimmie. La comunicazione feromonale nell'uomo sarebbe impedita dalla mancanza di strutture anatomiche dedicate e/o dal malfunzionamento di relazionati meccanismi molecolari. Sono infatti assenti l'organo vomeronasale, deputato in molti animali alla percezione dei feromoni, i relativi recettori, ed anche proteine trasportatrici di tali molecole, note come SAL o MUP, già identificate in mammiferi quali maiale e topo, dove la comunicazione sessuale attraverso segnali chimici è stata ampiamente dimostrata. Al fine di chiarire quale sarebbe potuto essere un ipotetico feromone in alcuni primati e nell'uomo, Giovanni Renzone, Simona Arena ed Andrea Scaloni dell’Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo del Cnr di Portici hanno collaborato con Valeriia Zaremska, Isabella Fischer, Paolo Pelosi e Wolfgang Knoll dell'Austrian Institute of Technology di Tulln. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.

 

Che impatto ha avuto il lockdown sui processi cognitivi alla base delle interazioni sociali? La ricerca dell’Università di Padova Increased gaze cueing of attention during COVID-19 lockdown ha evidenziato come, durante il lockdown del 2020, le persone fossero più sensibili a seguire la direzione dello sguardo altrui.


Il famoso detto “gli occhi sono lo specchio dell’anima” trova riscontro anche a livello scientifico. Da anni, la psicologia sperimentale si interroga sulle possibili influenze che lo sguardo appartenente alle altre persone può esercitare su numerosi meccanismi cognitivi in un osservatore.
Tra i più studiati vi è la capacità della direzione dello sguardo altrui di orientare le risorse attentive. Per comprendere meglio questo fenomeno immaginiamo il seguente scenario: stiamo passeggiando in città e, improvvisamente, notiamo una persona intenta a osservare qualcosa sopra di lei. La nostra reazione più istintiva è quella di volgere il nostro sguardo verso la medesima direzione, per comprendere cosa abbia catturato l’attenzione del passante. Questo comportamento, noto come “orientamento attentivo mediato dallo sguardo altrui” – in inglese, gaze cueing –, è un importante meccanismo che ci permette di interagire efficacemente con i nostri simili e con l’ambiente circostante.


Lo studio pubblicato sulla rivista internazionale “FOODS“.


Dalla ricerca arrivano i lieviti del pane amici del nostro microbiota che aiutano l’assorbimento dei minerali come il ferro e lo zinco. Un gruppo di scienziati dell’area agro-alimentare e medica dell’Università di Pisa di cui fanno parte Monica Agnolucci, Giuseppe Conte e Manuela Giovannetti ha identificato per la prima volta nuovi ceppi di lieviti che mostrano attività antiinfiammatorie. Si tratta di lieviti capaci di produrre alti livelli di acido linoleico coniugato e di acido propionico, composti noti per le loro specifiche proprietà salutistiche, anticarcinogeniche e ipocolesterolemiche.

Pubblicato sulla rivista internazionale “Foods”, lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto nazionale “Processing for healthy cereal foods”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con l’Università di Pisa come capofila che ha coordinato il lavoro di scienziati appartenenti a sette università e a un Istituto del CNR.


Report sugli indici demografici del 2020

La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, 1,2 anni sotto il livello del 2019. L'Istat inoltre rileva che nel 2020 i decessi totali in Italia sono stati 746 mila, il 18% in più di quelli nel 2019, naturalmente anche per effetto della pandemia.
Nel report dell’Istat sugli indici demografici del 2020, si legge che “per effetto del forte aumento del rischio di mortalità, specie in alcune aree e per alcune fasce d'età, la sopravvivenza media nel corso del 2020 appare in decisa contrazione”.
Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell'anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno. A 65 anni la speranza di vita scende a 19,9 anni (18,2 per gli uomini, 21,6 per le donne).
Tutte le regioni hanno un abbassamento dei livelli di sopravvivenza. Tra gli uomini la riduzione della speranza di vita alla nascita varia da un minimo di 0,5 anni (vale a dire 6 mesi di vita media in meno) riscontrato in Calabria, a un massimo di ben 2,6 anni in Lombardia: “Con l’eccezione del Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille, tutte le regioni sono interessate da un decremento demografico. Il fenomeno colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-7 per mille) rispetto al Centro (-6,4) e al Nord (-6,1). Molise (-13,2) e Basilicata (-10,3) sono le regioni più colpite; tra quelle del Nord spiccano Piemonte (-8,8), Valle d’Aosta (-9,1) e soprattutto Liguria (-9,9)”.

 


Studio su 247 italiane tra i 19 e i 32 anni esposte a immagini sessualizzate su Instagram: cambia la percezione del proprio corpo, l’umore e l’interesse per la chirurgia estetica.


Instagram è un social media – o meglio, è IL social media – che prevede la condivisione di immagini. Negli ultimi anni, specularmente alla sua popolarità, è cresciuta anche la disponibilità di immagini sessualizzate ritraenti donne in pose sensuali. In che modo questo tipo di fotografie influenza il pubblico femminile del social? Quali conseguenze ha sulla percezione che le donne hanno del proprio corpo?
La ricerca condotta dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) dell’Università di Padova e University of Surrey (UK), dal titolo “Instagram Sexualization: When posts make you feel dissatisfied and wanting to change your body” pubblicata su «Body Image», risponde a queste domande indagando i possibili effetti che l’esposizione a tali post sessualizzati può avere sulla soddisfazione corporea delle giovani utenti di Instagram.
Il team di ricerca composto da Francesca Guizzo, precedentemente assegnista di ricerca all’Università di Padova e ora Lecturer in Psicologia Sociale alla University of Surrey, Natale Canale, docente di Psicologia Sociale dell’Ateneo patavino, e Fabio Fasoli, University of Surrey, ha reclutato 247 donne italiane di età compresa tra 19 e 32 anni e ha preso in considerazione le reazioni sia alle immagini che ai commenti del rinomato social network.


Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza ha pubblicato sulla rivista Evolution uno studio sulla convergenza evolutiva tra le specie. La ricerca si interroga su quanto sia comune la convergenza morfologica nei carnivori e sulle possibili cause, con il risultato, inatteso, che essa derivi da interazioni complesse tra morfologia, ecologia e biomeccanica
La convergenza evolutiva è un fenomeno per cui specie diverse, che vivono e si sono adattate ad ambienti simili, evolvono caratteristiche morfologiche e funzionali analoghe che li portano a somigliarsi moltissimo pur non avendo parentela in comune.

Una delle questioni più dibattute tra gli studiosi è quella di determinare in maniera affidabile quali siano i tratti maggiormente predisposti a convergere tra le specie, e quali le cause. Numerose le ipotesi ancora inesplorate, non solo ecologiche, ma anche comportamentali e filogenetiche. Il fattore ecologico che più frequentemente si presume abbia prodotto convergenza morfologica nei carnivori, e più specificamente nel loro complesso cranio-mandibolare, è la dieta.

In epoca romana, il vetro veniva colorato con polveri di metalli. Questa tecnica, tramandata come tradizione orale dai vetrai, è oggi documentata da uno studio scientifico che ha analizzato due rari reperti metallici a forma sferica, rinvenuti incastonati in frammenti di vetro durante una ricognizione archeologica ad Aquileia.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports, è stato condotto da scienziate e scienziati del gruppo di ricerca del Centro per le Tecnologie per i Beni Culturali (CCHT@Ca’Foscari) dell’Istituto Italiano di Tecnologia - IIT in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari e il nodo INFN-CHNet di Bologna con l’Università di Bologna.

“Conoscere la tecnologia del vetro romano, scoprire nuovi dettagli riguardo le tecniche di colorazione e i processi produttivi non è solo una ricchezza dal punto di vista storico e archeologico” - sottolinea la direttrice del CCHT@Ca’Foscari dell’IIT, Arianna Traviglia. “Questi risultati possono essere d’ispirazione ed interesse anche per lo studio, la lavorazione e la produzione di vetro contemporaneo”.



L’Università di Torino terza tra i 21 vincitori del prestigioso research grant HFSP con il progetto di una ricercatrice del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, a cui è stato assegnato un finanziamento di quasi 1.4 milioni di dollari.
Irene Stefanini, microbiologa del Laboratorio di Microbiologia e Virologia (LMV) del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, è la vincitrice di uno dei prestigiosi Research Grants promossi dallo Human Frontier Science Program (HSFP), organizzazione internazionale con sede a Strasburgo. L’HSFP promuove nuove collaborazioni scientifiche finanziando progetti a elevato contenuto di internazionalità, interdisciplinarietà e impatto scientifico, finalizzati all’avanzamento della conoscenza dei meccanismi molecolari di base nell’ambito delle Scienze della Vita.

 

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