Giugno 2025



Questo saggio, un'analisi approfondita delle dinamiche tra capitalismo, crescita e conflitto, è suddiviso in quattro parti per facilitarne la lettura e l'approfondimento.

Elenco delle Parti:
• Parte 1: Il Paradosso del Capitalismo: Crescita Infinita in un Mondo Finito
• Parte 2: La Guerra: Un "Reset" Nascosto per l'Economia Capitalistica?
• Parte 3: Oltre il Limite: L'Insostenibilità di un Modello Distruttivo
• Parte 4: Verso un Futuro di Bene-Essere: Proposte per un Paradigma di Pace e Sostenibilità

Parte 1: Il Paradosso del Capitalismo: Crescita Infinita in un Mondo Finito

Abstract: Questo articolo esamina criticamente la presunta necessità strutturale dei conflitti armati all'interno del sistema economico capitalistico. Sosteniamo che, in un mondo di risorse finite e con una popolazione in crescita costante, la logica di crescita illimitata del capitalismo porti a dinamiche intrinseche di crisi. La guerra, lungi dall'essere un mero evento esogeno, può funzionare come un meccanismo di riavvio e rigenerazione economica. Si argomenta, pertanto, l'urgenza di trascendere questo modello verso paradigmi alternativi che privilegino il controllo demografico consapevole e il benessere sociale, anziché la mera accumulazione di capitale, in un'ottica di sostenibilità ed equità globale.

Pubblicato in Redazionale




Medicine, in its essence, is a discipline based on science, evidence, and constant research [16]. Yet, upon closer observation of the dynamics that govern it, a disturbing reflection emerges: medical practice, unfortunately, sometimes takes on the guise of a religion, where protocol becomes the new ritual, and criticism is often suppressed in favor of orthodoxy.


The physician: executor or critical thinker?
As rightly noted, the foundation of the medical profession has historically been anchored to directives from above. Just consider how long it took them to understand that hands should be washed before operations. A dramatic historical example of this resistance is the story of Ignaz Semmelweis, a Hungarian physician who, in the mid-19th century, observing the extremely high mortality rates from puerperal fever in obstetric clinics, intuited the correlation with the lack of hand hygiene among doctors who moved from autopsies to examining birthing mothers. Despite the drastic reduction in deaths achieved by introducing the obligation to wash hands with a chlorinated lime solution, his theories were widely ridiculed and rejected by the medical community of the time. Semmelweis was opposed, lost his position, and ended his days in an asylum, dying from septicemia contracted due to an infected wound [13]. His story is a powerful warning about how difficult it is for science to accept inconvenient truths that challenge established practices and professional prestige.

Pubblicato in Scienceonline



La medicina, nella sua essenza, è una disciplina basata sulla scienza, sull'evidenza e sulla ricerca costante [16]. Eppure, osservando da vicino le dinamiche che la governano, emerge una riflessione inquietante: la pratica medica, purtroppo, assume talvolta le sembianze di una religione, dove il protocollo diventa il nuovo rituale e la critica è spesso soppressa in favore dell'ortodossia.


Il medico: esecutore o pensatore critico?
Come giustamente osservato, la base della classe medica è stata storicamente ancorata alle direttive provenienti dall'alto. Basti pensare a quanto tempo hanno impiegato a capire che le mani andavano lavate prima degli interventi. Un esempio storico e drammatico di questa resistenza è la vicenda di Ignaz Semmelweis, un medico ungherese che a metà del XIX secolo, osservando le altissime mortalità per febbre puerperale nelle cliniche ostetriche, intuì la correlazione con la mancanza di igiene delle mani dei medici che passavano dalle autopsie alle visite alle partorienti. Nonostante la drastica riduzione dei decessi ottenuta introducendo l'obbligo di lavare le mani con una soluzione di calce clorata, le sue teorie furono largamente derise e rifiutate dalla comunità medica del tempo. Semmelweis fu osteggiato, perse la sua posizione e finì i suoi giorni in un manicomio, morendo per una setticemia contratta proprio a causa di una ferita infetta [13]. La sua storia è un monito potente su quanto sia difficile per la scienza accogliere verità scomode che sfidano le pratiche consolidate e il prestigio della professione.

Pubblicato in Medicina

 

Come si sono formati i celebri altopiani calcarei (loras) del Geoparco Mondiale UNESCO di Las Loras? Quali processi hanno plasmato questo paesaggio unico situato tra Burgos e Palencia? Queste sono state le domande centrali a cui un team di ricercatori del Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana (CENIEH) ha risposto in uno studio approfondito. Il loro lavoro ha ricostruito la titanica lotta tra le placche tettoniche e i processi di erosione; ovvero, tra i processi interni ed esterni del nostro pianeta nel corso di milioni di anni.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Cuaternario y Geomorfología, combina la mappatura sul campo con l'analisi dei dati digitali (immagini aeree, dati LiDAR e droni). Questo ha permesso di identificare una serie di antiche pianure erosionali relitte formate per denudazione milioni di anni fa. "In geologia, la denudazione è l'erosione del rilievo che si verifica per periodi di tempo così lunghi da appiattire e abbassare il rilievo, radendo al suolo e smantellando le montagne, fino a formare pianure erosionali quasi piatte, chiamate anche superfici di erosione", spiega il primo autore dello studio, Alfonso Benito Calvo, ricercatore del CENIEH.

Pubblicato in Geologia


Lo studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, identifica biomarcatori chiave nei pazienti trattati precocemente e apre nuove prospettive per terapie personalizzate.
Un gruppo di adolescenti e giovani adulti nati con l’HIV e trattati fin dalla prima infanzia ha mostrato una notevole capacità di controllo dell’infezione, mantenendo il virus in uno stato quasi inattivo. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con l’Università di Roma “Tor Vergata” e il MIT di Boston, pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine.

Pubblicato in Medicina




Immaginate di tornare indietro nel tempo di 5.300 anni, nelle fertili pianure dello Shaanxi, nel cuore della Cina antica. Il sole cocente illumina i campi dorati di miglio, che ondeggiano dolcemente al ritmo della brezza. Qui, sulle rive di un antico fiume, sorgeva Quanhucun, non solo un villaggio, ma un vibrante microcosmo di vita neolitica, dove i ritmi della semina e del raccolto scandivano l'esistenza di una comunità ingegnosa e resiliente.


La Vita Pulsante a Quanhucun: Tra Campi di Miglio e Case di Terra
Quanhucun non era un semplice accampamento, ma una fiorente civiltà agricola. Le case, dalle pareti robuste di terra battuta e tetti spioventi di paglia e argilla, si raggruppavano in un ordine che suggeriva un'organizzazione sociale già complessa. All'interno di queste dimore, la vita familiare si svolgeva tra il crepitio del fuoco, il profumo del miglio che cuoceva e il vociare di bambini e adulti. Attorno alle abitazioni, si aprivano ampi pozzi di stoccaggio, vere e proprie "banche del cibo" scavate nel terreno, dove gli abitanti custodivano gelosamente il loro prezioso raccolto di miglio panico [Setaria italica (L., 1753) P. Beauv.], la base della loro alimentazione. Questo cereale non era solo nutrimento, ma il fondamento della loro prosperità, il motore che permetteva al villaggio di crescere e prosperare.


Gli abitanti di Quanhucun erano maestri nella lavorazione della ceramica, producendo vasi robusti per conservare l'acqua e il cibo, ciotole per i pasti quotidiani e probabilmente oggetti rituali. Le loro mani sapienti modellavano la pietra e l'osso per creare utensili essenziali: lame per la raccolta, pestelli per macinare il miglio, aghi per cucire le pelli e attrezzi per lavorare la terra. Il suono ritmico delle macine di pietra e il fruscio delle falci primitive nei campi erano la colonna sonora di questo mondo laborioso.

Ma Quanhucun era anche un luogo dove la natura selvaggia e la vita umana si incontravano in modi inaspettati. Mentre i cani si muovevano liberamente tra le case, i maiali venivano allevati nelle vicinanze, e ossa di cervi e altri animali selvatici testimoniavano la loro dieta e le attività di caccia.


I gatti di Quanhucun: ombre silenziose tra i granai
È qui, in questo scenario di abbondanza costruita diligentemente, che entra in gioco il protagonista inaspettato: il gatto. Ma non un gatto come lo immaginiamo oggi, placido sul divano. I gatti di Quanhucun erano creature più elusive e selvagge, con un fascino e una ferocia innegabili. Erano gatti leopardo [Prionailurus bengalensis (Kerr, 1792)], felini snelli e agili, con un mantello maculato che li aiutava a mimetizzarsi nel sottobosco e nella penombra dei granai.
I loro occhi verdi o gialli brillavano con l'acutezza di un predatore nato, le loro zanne affilate e gli artigli retrattili pronti per l'azione.
Questi felini, nativi delle foreste e delle boscaglie dell'Asia, erano attratti da una risorsa irresistibile: i roditori. Topi dei campi, arvicole e altri piccoli mammiferi prosperavano nelle scorte di miglio di Quanhucun, rappresentando una minaccia costante per il sostentamento del villaggio. I gatti leopardo non furono "invitati" in senso formale, ma si auto-invitarono, trovando un'inaspettata abbondanza di prede a portata di zampa. Gli archeologi hanno trovato otto scheletri di questi gatti in stretta associazione con gli insediamenti umani, suggerendo una convivenza molto più che casuale. Immaginate questi gatti maculati, come ombre silenziose, aggirarsi tra i cestini di miglio, con la coda fremente e le orecchie tese, pronti a balzare su qualsiasi movimento sospetto. Gli agricoltori di Quanhucun, lungi dal vederli come parassiti, devono aver riconosciuto il loro inestimabile servizio.


Tolleravano la loro presenza, incoraggiandola passivamente, sapendo che ogni topo catturato significava più miglio per le loro famiglie.
Questo rapporto era un esempio perfetto di commensalismo: i gatti traevano vantaggio dalle risorse umane (i roditori), e gli umani beneficiavano indirettamente del controllo dei parassiti, senza che vi fosse una vera e propria domesticazione. Era un patto non scritto, nato dalla necessità e dall'opportunismo, un primo e affascinante capitolo nella storia millenaria del legame tra l'uomo e i felini in Cina.


L'Evoluzione del Gatto in Cina
La scoperta di Quanhucun ha ridefinito la nostra comprensione delle prime interazioni tra umani e felini in Asia orientale. Fino a quel momento, si riteneva che le prime prove di gatti in Cina fossero molto più recenti. Un rapporto gatto-uomo ancora più antico? Se i gatti di Quanhucun erano gatti leopardo utilizzati dagli umani, è lecito domandarsi se questo tipo di rapporto, o addirittura fasi ancora più embrionali di convivenza, possano essere ancora più antiche in Cina. La domesticazione è un processo graduale, spesso preceduto da millenni di interazioni opportunistiche. Le condizioni che hanno favorito il legame a Quanhucun – l'agricoltura e l'accumulo di cibo – erano presenti in diverse culture neolitiche in tutta la Cina, aumentando la probabilità di interazioni simili altrove, in siti anche più antichi, ancora da scoprire o da studiare più approfonditamente.


Gatti nel mondo antico e l'arrivo del gatto domestico in Cina
La domesticazione del gatto (Felis catus Linnaeus, 1758), così come lo conosciamo oggi, ha avuto origine nel Vicino Oriente, presumibilmente in Anatolia o nel Levante.
Le prove più antiche e significative provengono da siti come Shillourokambos a Cipro, dove un gatto è stato trovato sepolto accanto a un essere umano circa 9.500 anni fa. Questa specie di gatto selvatico africano (Felis lybica lybica Forster, 1780), da cui discendono tutti i gatti domestici, possedeva una predisposizione naturale alla tolleranza e alla socializzazione con gli esseri umani, differente dalla natura più schiva e selvaggia del gatto leopardo. In Cina, dopo Quanhucun, ci sono stati altri ritrovamenti di felini in siti successivi, come a Wuwangdun, nella provincia di Anhui, ma l'identificazione precisa tra gatti selvatici e domestici è spesso complessa e oggetto di dibattito scientifico.


L'introduzione del gatto domestico (Felis catus Linnaeus, 1758) in Cina è un capitolo separato e più recente. Si ritiene che questi gatti siano arrivati in Cina attraverso le rotte commerciali della Via della Seta, importati dalle regioni occidentali dell'Asia dove la loro domesticazione era già consolidata. Le prime prove archeologiche inequivocabili di Felis catus in Cina risalgono a circa il 730 CE, durante la dinastia Tang, con ritrovamenti a Tongwan City, nello Shaanxi. Questi gatti, con le loro millenarie generazioni di selezione e adattamento alla vita con gli umani, erano già "pronti" per integrarsi nelle società cinesi, offrendo non solo un controllo efficace dei roditori, ma anche compagnia e affetto.


Perché il Gatto Domestico ha Sostituito il Gatto Leopardo? La prevalenza del Felis catus rispetto al Prionailurus bengalensis nel ruolo di "controllore dei parassiti" e compagno umano è dovuta a fattori cruciali: Predisposizione comportamentale: Il Felis catus ha ereditato dai suoi antenati africani una maggiore tolleranza verso gli umani e una minore aggressività. Il gatto leopardo, pur utile per la caccia, rimaneva un animale selvatico, difficilmente addomesticabile e rischioso da tenere in stretto contatto. Facilità di riproduzione e selezione: Il gatto domestico si riproduceva più facilmente in cattività, permettendo una selezione (anche inconsapevole) di tratti desiderabili come la docilità, la ridotta paura dell'uomo e un comportamento più giocoso. Questo processo non era replicabile con il gatto leopardo. Adattabilità logistica e sociale: Il gatto domestico poteva essere facilmente trasportato e integrato nelle comunità, offrendo non solo un servizio, ma anche compagnia. La sua natura adattabile lo rendeva un "pacchetto" completo e altamente efficiente per le esigenze umane.


In sintesi, mentre Quanhucun ci mostra un'affascinante alleanza opportunistica con un felino selvatico, l'arrivo del gatto domestico, frutto di un lungo processo di co-evoluzione in un'altra parte del mondo, ha segnato un'era di vera e propria convivenza e affetto, plasmando il rapporto tra uomo e gatto che conosciamo oggi.

 

Bibliography
Abby Grace Drake et al. (April 28, 2025); Copy-cat evolution: Divergence and convergence within and between cat and dog breeds. PNAS 

Genome sequencing project reveals new secrets about cat evolution, phys.org  Driscoll, C. A., Menotti-Raymond, M., Rohan, S., et al. (2007). The Near Eastern

Origin of Cat Domestication. Science, 317(5835), 519-523. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17600185/ Hu, Y., Hu, S., Wang, C., et al. (2014). Earliest evidence for commensalism between cats and farmers in China. Proceedings of the National Academy of Sciences, 111(39), 13864-13869.

Early taming of the cat in Cyprus. Science, 304(5668), 259.  Y., & Wang, C. (2020). The origins of the domestic cat in China: a zooarcheological perspective. Journal of Archaeological Science: Reports, 33, 102551. Ottoni, C., Van Neer, W., De Cupere, B., et al. (2017).

The palaeogenetics of cat dispersal in the Ancient World. Nature Ecology & Evolution, 1(7), 0139.  Sean Doherty et al. (March 29, 2025) Redefining the timing and circumstances of cat domestication, their dispersal trajectories, and the extirpation of European wildcats. bioRxiv

Press releases published on Scienzaonline and Scienceonline:
Cani e gatti domestici non trasmettono il SARS-CoV-2 ma possono essere contagiati dai padroni 22 Gen 2021 CS Università degli studi di Milano 

Il ruolo del clima nella Rivoluzione Neolitica della Mezzaluna Fertile 16 Gen 2023 Redazionale 

RNA analysis unravels the cues for feline fertility and brings hope for endangered wild cats 03 Mar 2021 Forschungsverbund Berlin e.V. (FVB) PR Scienceonline 
Solitarie, in coppia o in società, ecco le mamme più premurose del mondo animale 08 Mag 2020 CS wwf 

Tigre dai denti a sciabola e gatto: più simili di quanto si creda 24 Mag 2024 CS Università di Roma La Sapienza 

 

Pubblicato in Antropologia
Mercoledì, 25 Giugno 2025 09:55

Vulcani: piccoli cristalli, grandi esplosioni

 

Una ricerca internazionale coordinata dall'Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici (Issmc) del Cnr svela come la formazione rapidissima di nanocristalli nel magma ne aumenti drasticamente la viscosità, alimentando eruzioni vulcaniche molto esplosive, e offrendo una nuova chiave di lettura per la dinamica di tali eruzioni. Lo studio, pubblicato su Communications Earth & Environment, apre nuove prospettive non solo per la vulcanologia, ma anche per il design di materiali avanzati come le vetroceramiche industriali.

Pubblicato in Geologia


Un team di ricercatori dell'IFOM, dell'Università di Torino e dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, l'Ospedale San Raffaele e l'Istituto di Candiolo, ha individuato una strategia innovativa per rendere i tumori del colon-retto sensibili all'immunoterapia, combinando due chemioterapici specifici. La scoperta, resa possibile grazie al sostegno dell'European Research Council (ERC) e della Fondazione AIRC, è stata pubblicata sull'autorevole rivista scientifica Cancer Cell e apre nuove possibilità terapeutiche per il tumore al colon-retto.

Pubblicato in Medicina


Quanhucun wasn't a mere encampment, but a flourishing agricultural civilization. The houses, with robust rammed earth walls and sloping roofs of thatch and clay, were grouped in an order that suggested an already complex social organization. Inside these dwellings, family life unfolded amidst the crackling fire, the aroma of cooking millet, and the chatter of children and adults. Around the homes, wide storage pits opened up, true "food banks" dug into the ground, where inhabitants jealously guarded their precious harvest of foxtail millet [Setaria italica (L., 1753) P. Beauv.], the foundation of their diet. This cereal wasn't just sustenance; it was the bedrock of their prosperity, the engine that allowed the village to grow and thrive.

Pubblicato in Scienceonline


Un recente studio guidato da Laura Martín-Francés del CENIEH e Monash University, pubblicato sull’American Journal of Biological Anthropology, getta nuova luce sui legami evolutivi tra Homo antecessor, i fossili della Sima de los Huesos (SH) di Atapuerca e le specie Homo sapiens e Homo neanderthalensis. Analizzando 174 premolari fossili e moderni con tecniche avanzate di microtomografia computerizzata, il team ha scoperto una sorprendente variabilità nello spessore dello smalto dentale, rafforzando l’ipotesi di una relazione complessa e mista tra queste popolazioni del Pleistocene medio.

Pubblicato in Antropologia
Pagina 1 di 5

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery