Paleontologia
Per piú di 200 anni l´Italia rappresentava una „eccezione“ tra i paesi europei – non restituendo prove fossili della presenza dei dinosauri sul territorio. Solo negli ultimi anni si è visto che l´Italia (come molti altri paesi) era anche terra di (per) dinosauri.
All’ombra del Diplodocus carnegiei. Inaugurata a Bologna la prima mostra sui dinosauri italiani
22 Set 2009 Scritto da Luisa SistiCista dolmenica a Butera, Sicilia
Nell'antica età del bronzo (fine III millennio a.C.) si diffusero in Europa grandi costruzioni in pietra, i dolmen, rinvenuti da poco anche in Sicilia, seppure con dimensioni più ridotte. Dei loro costruttori si conosce quasi nulla, ma lo studio di due archeologi preistorici siciliani, Salvo Piccolo e Alessandro Bonfanti, tenta di dissolvere la nebbia che aleggia sul popolo che li ha realizzati nella nostra isola più grande. Da anni, infatti, i due studiosi indagano i contesti che gravitano sui piccoli megaliti siciliani, giungendo a evidenti risultati: “Dolmen, menhir e cromlech – dice Piccolo – sono monumenti preistorici in pietra diffusi un po' ovunque in Europa. I primi, sono costituiti da due pilastri e un lastrone orizzontale sovrapposto, dentro i quali si inumavano i defunti; i secondi erano segnacoli funerari, allineati e infissi verticalmente nel terreno a indicare, probabilmente, la via siderale per l'aldilà (ad esempio i menhir di Carnac, in Francia). I cromlech, invece, erano costruzioni di forma circolare al cui interno si celebravano riti arcani sollecitati dalle osservazioni astrali. Com'è facile intuire si trattava di architetture parecchio elaborate, testimoni di conoscenze astronomiche sorprendenti che ben si prestavano agli esoterismi religiosi”.
Il dolmen di Monte Bubbonia
La Sicilia ha avuto una Preistoria talmente intricata, che risulta difficile orientarsi nel guazzabuglio di “Culture” che si sono succedute; e ciò per la sua posizione geografica, al centro del Mediterraneo, che le ha assicurato per millenni un ruolo alquanto dinamico, fatto di frequenti ondate migratorie da cui traspare sempre l'impatto tra due influenze: una mediterranea, di chiara matrice orientale, e l'altra europea, proveniente da nord-ovest e dalla stessa penisola italica.
Questo eterogeneo panorama si fa più chiaro a partire dalla fine del III millennio a.C., quando l'isola viene investita da un ulteriore movimento proveniente dall'Egeo e dalle coste anatoliche, che vi apporta nuove concezioni sociali, artistiche e spirituali. I segni di questo cambiamento si riconoscono nella necropoli di “Castelluccio” (tra Noto e Siracusa), che dà nome alla facies culturale più conosciuta e diffusa della Sicilia del bronzo antico (fine III millennio/prima metà II millennio a.C.). Le numerose tombe a “grotticella” scavate nelle pareti rocciose dei monti circostanti, documentano il culto dei morti, la pratica dell'inumazione collettiva, la devozione alla Madre terra.
Il più grande coccodrillo marino superò l'estinzione del Giurassico
15 Gen 2016 Scritto da Alma MaterOggi mi è arrivato un Volume che cercavo su carta da tempo e sono riuscito a trovarlo usato ma in ottime condizioni! Approfitto per scrivere due righe quindi sulla fondamentale importanza della Bibliografia e di una scelta di Volumi per completare il bagaglio scientifico di una collezione paleontologica.
Internet: dati non referati e temporaneità degli archivi
Oggi si dà per scontato che essendo internet onnipresente e diffusa ad un livello mai visto prima dalla civiltà umana che si possa trovare tutto o quasi senza più aver bisogno del supporto cartaceo (sopratutto nel caso di volumi di paleontologia).
L'ULTIMO PASTO PER UN FOSSILE DI SAURICHTHYS NE RIVELA GLI ORGANI INTERNI
12 Gen 2016 Scritto da Nicola A. CosanniDescritto il "Megaconus Mammaliaformis" probabile antenato dei mammiferi
09 Ago 2013 Scritto da Nicola Antonio CosanniUn team di ricerca internazionale, tra cui l'Università di Bonn descrive un mammifero enigmatico che è vissuto circa 165 milioni di anni e poi si estinse. Alcune strutture sui suoi denti rivelano una specializzazione negli alimenti vegetali. Con la sua soffice pelliccia, l'animale risultava essere tenero, ma sulle zampe posteriori, possedeva probabili difese tossiche o velenose. Nulla faceva pensare all’identikit di un animale “carino”. I paleontologi dell’universita’ di Bonn, in Germania, hanno ricostruito le fattezze di un fossile pubblicato in uno studio su ‘Nature’. Hanno così descritto per la prima volta le fattezze di un mammifero vissuto 165 milioni di anni fa, il ‘Megaconus Mammaliaformis’. Tale fossile possedeva due denti davanti grandi e minacciosi e la corporatura simile a quella di un topo. Finora la sola cosa che si conosceva di lui erano i denti dotati di poderose cuspidi, che portava ad una ricostruzione del suo aspetto ben piu’ minaccioso.
Una nuova ricerca identifica pesci ossei lunghi fino a 16 metri del Giurassico
25 Lug 2013 Scritto da Nicola Antonio CosanniUna ricerca della Bristol University suggerisce che durante il Giurassico (165 milioni di anni fa) esistevano pesci ossei lunghi fino a 16 metri
Giganteschi pesci che si cibavano di plankton colonizzavano i mari di 160 milioni di anni fa, e che insieme ai Dinosauri sono scomparsi 65 milioni di anni fa, soppiantati successivamente dalle grandi balene e squali che si cibano ancora oggi di plankton marino. La domanda per gli scienziati era: Quanto grandi erano tali pesci giganti? Una nuova ricerca suggerisce che potessero avere dimensioni comprese fra i 12 ed i 16 metri.
Gli animali attuali che si cibano di plankton sono oggi i vertebrati più grandi della Terra. La prima specie di pesce fossile simile a tali animali scoperta era un pesce chiamato “Leedsichthys” che viveva nel Giurassico medio circa 165 milioni di anni fa. Questa specie era una sorta di pioniere della nicchia ecologica oggi occupata dai mammiferi (balene) e dai pesci cartilaginei (mante, squali balena, ecc…) ma solo una dato era sconosciuto. Quali dimensioni tali specie raggiungeva? Questo almeno era la questione fino ad oggi rimasta insoluta.
Il professore Jeff Liston della University of Kunming in China e la University of Bristol’s School of Earth Sciences diccono: “ Le parti osse di Leedsichthys sono rare e male conservate. Tutte le stime fatte finora di dimensione o crescita erano approssimative e dedotte da ipotesi non supportate da dati. Sonop stati esaminati una vasta gamma di reperti, non solo le ossa, ma anche parti anatomiche conservate di resti molli, che mostrano strutture simili agli anelli di crescita, in modo da ricavare l’età dei vari reperti esaminati, e quindi ricavare dati correlati dimensione-età e stime di crescita”.
Embrioni fossili del Cambriano Medio e Superiore di Hunan, Cina del sud
31 Gen 2004 Scritto da Nicola CosanniLink approfondimento: L'articolo su Nature.com |
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Autore: Nicola Cosanni |
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