Aprile 2025

 

Le cellule con attività elettrofisiologica ottenute all'Università dei Paesi Baschi (UPV/EHU) stanno aprendo nuove strade per lo studio delle malattie neurodegenerative e lo sviluppo di futuri trapianti autologhi. Uno studio della UPV/EHU pubblicato nella prestigiosa rivista Stem Cell Research & Therapy ha dimostrato che le cellule staminali estratte dalla polpa dentale umana possono essere trasformate in cellule neuronali eccitabili e ha evidenziato il potenziale di queste cellule facilmente accessibili per l'ingegneria dei tessuti nervosi. Questa scoperta consentirà di promuovere i progressi nella terapia cellulare per il trattamento di varie malattie neurodegenerative, come la malattia di Huntington e l'epilessia.

Pubblicato in Medicina


L’Università di Pisa ha coordinato lo studio pubblicato su Nature Communications.

Il livello attuale del mare lungo la costa atlantica dell’Africa è più alto di oltre 100 metri rispetto a 30.000 anni fa. Il dato emerge da uno studio coordinato dal professor Matteo Vacchi del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha mostrato come il livello dell’Atlantico sia stato fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla fusione delle calotte glaciali.

“Studiando le fluttuazioni avvenute negli ultimi 30.000 anni – spiega Vacchi - potremmo affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni sulle reazioni del sistema Terra rispetto ai cambiamenti attuali. Molte regioni costiere africane, comprese città densamente popolate e ambienti naturali sensibili, sono direttamente minacciate dall'innalzamento del livello del mare. Studi come questo aiutano a comprendere la vulnerabilità di queste aree e a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. Infatti, la fascia costiera rappresenta circa il 56% del prodotto interno lordo (PIL) dei paesi dell’Africa occidentale, rendendola una risorsa economica e sociale chiave altamente vulnerabile ai cambiamenti del livello del mare causati dal clima”.

Pubblicato in Geologia


The Empty Quarter (Rub’ al-Khali), the vast desert of the Arabian Peninsula, was not always an arid landscape. A recent study by the University of Geneva (UNIGE), King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) in Saudi Arabia, Griffith University in Australia, California Institute of Technology, University of Texas and University of the Fraser Valley in Canada reveals that this region was once home to a vast lake and river system. These favorable conditions fostered grasslands and savannahs, enabling human migration — until drought returned, forcing populations to move. Published in Communications Earth & Environment, this research highlights the impact of climate cycles on landscapes and human societies.

The Empty Quarter, or Rub’ al-Khali in Arabic, is one of the world’s largest deserts. Spanning nearly 650,000 square kilometers—mainly in Saudi Arabia—it dominates the Arabian Peninsula, with dunes towering up to 250 meters. Yet, this vast arid expanse was not always so inhospitable. A recent study by an international team led by UNIGE reveals a very different past.

Pubblicato in Ambiente


La ricerca, coordinata dal Centro Sclerosi Multipla della Sapienza, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, evidenzia i meccanismi che legano il virus alla malattia e apre la strada a una vaccinazione selettiva e a nuove terapie. Lo studio, finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, è stato pubblicato sulla rivista “PNAS” (Proceedings of the National Academy of Sciences)
La recente dimostrazione di un nesso causale fra virus di Epstein Barr (EBV) e sclerosi multipla ha aperto nuove prospettive non solo per curare ma anche per prevenire questa malattia.

Soprattutto per quanto riguarda la prevenzione, un vaccino contro l’EBV rappresenta l’approccio più logico.

Tuttavia, poiché il virus infetta “naturalmente” - e senza particolari conseguenze - più del 90% della popolazione adulta, vaccinare “a tappeto” può non essere semplice, anche per problematiche di accettazione, come la recente pandemia ha insegnato.

Pubblicato in Medicina


Un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano ha esaminato le dimensioni corporee di 9000 rondini nidificanti in Pianura Padana dal 1993 al 2023, evidenziando una riduzione della massa corporea e della lunghezza di ali e sterno negli ultimi anni. Lo studio, pubblicato su Journal of Animal Ecology, ipotizza come causa di questa alterazione i cambiamenti ambientali.
Più piccole e forse più a rischio. Con l’aumento delle temperature, la dimensione delle rondini è diminuita. Tuttavia, non si tratta di un adattamento evolutivo che garantirebbe un miglior adattamento al clima sempre più caldo in cui si riproducono, ma potrebbe essere una conseguenza di condizioni ambientali peggiorate e compromettere la loro sopravvivenza a lungo termine.
È questa la conclusione a cui è giunto un team di ricercatori del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e pubblicato su Journal of Animal Ecology. La ricerca, condotta sulla popolazione italiana di rondini (Hirundo rustica) nidificanti in Pianura Padana nell’arco di 31 anni (1993-2023) ha evidenziato come in questi decenni si sia verificato un calo significativo nella massa corporea, nella lunghezza dello sterno e delle ali, mentre il becco e le zampe non hanno subito variazioni altrettanto evidenti.

Pubblicato in Ambiente


Tale patologia, classificata come malattia rara, è ancora poco studiata: un team dell’Istituto di neuroscienze del Cnr aggiunge un importante tassello alla comprensione della sua base biologica, aprendo alla possibilità di terapie specifiche. I risultati sono pubblicati su Molecular Psychiatry
Una ricerca coordinata dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Vedano al Lambro (Monza Brianza), condotta in collaborazione con ricercatori e ricercatrici dell’Università di Ulm (Germania) e della Vanderbilt University di Nashville (USA) ha approfondito lo studio della Sindrome di Phelan-McDermid (PMS), rara condizione genetica per la quale ad oggi non esistono cure, che rientra tra i disturbi del neurosviluppo: è caratterizzata, infatti, da disabilità intellettiva, tratti autistici e sintomi neuropsichiatrici.

Pubblicato in Scienza generale

Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità a livello globale, rendendo cruciale la loro individuazione precoce. Un team di ricercatori dell'Università Politecnica di Madrid (UPM) e del Centro Nazionale di Ricerche Cardiovascolari Carlos III (CNIC) ha sviluppato un sistema innovativo basato sull'intelligenza artificiale (IA) capace di identificare automaticamente le patologie cardiache in tempo reale. Questo progresso tecnologico promette di fornire un supporto significativo ai cardiologi, migliorando l'accuratezza delle diagnosi e la personalizzazione dei trattamenti, con l'obiettivo finale di ridurre la mortalità associata a queste malattie.

Pubblicato in Tecnologia
Venerdì, 04 Aprile 2025 09:36

How the brain evaluates rewards



Researchers have gained a new understanding of how the brain processes reward and risk information. A study by neuroscientists Raymundo Báez-Mendoza from the German Primate Center (DPZ) – Leibniz Institute for Primate Research in Göttingen and Fabian Grabenhorst from the University of Oxford shows how nerve cells in the so-called Amygdala not only encode the probability and magnitude of rewards, but also dynamically process this information to predict value and risk. The findings provide new insights into the neural basis of decision-making and could also be important for understanding mental illnesses such as anxiety disorders and depression (Nature Communications).

Pubblicato in Scienceonline


Solo una pianta autoctona su cinque sopravvive nei territori minacciati dalla presenza dell’uomo. Uno studio internazionale su 5500 siti di tutto il mondo svela la perdita invisibile della natura.
L’impatto della presenza umana sulla biodiversità naturale delle piante è devastante in moltissimi ecosistemi del pianeta: fino a quattro specie di piante su cinque sono assenti dai loro habitat naturali nelle aree a maggiore impronta ecologica umana. L’indice misura la quantità di risorse naturali che consumiamo o degradiamo a causa, per esempio, di urbanizzazione, inquinamento, disboscamento. È quanto emerge dallo studio internazionale collaborativo DarkDivNet - pubblicato su Nature – che ha coinvolto oltre 250 scienziate e scienziati di tutto il mondo. Sono stati ben quindici i botanici e le botaniche di nove università italiane impegnati nello studio, fra cui il professor Alessandro Chiarucci dell’Università di Bologna, membro del Comitato Scientifico.
Ricercatrici e ricercatori hanno raccolto dati di biodiversità in quasi 5500 siti di 119 regioni del mondo, registrando non solo le specie vegetali presenti in ogni sito, ma anche le specie autoctone che dovrebbero esserci e risultano invece assenti. L’innovativo approccio scientifico ha identificato quindi la diversità oscura. Ciò ha consentito di calcolare il potenziale della diversità vegetale di ogni area e rivelato quanto l’impronta umana l’abbia ridotto.

Pubblicato in Ambiente


Quando il più grande deserto del mondo era una terra fertile e ricca di vegetazione, i suoi abitanti erano pastori che discendevano da un gruppo genetico nordafricano a lungo isolato e poi estinto. Uno studio internazionale pubblicato su Nature, svela la storia genetica degli abitanti del Sahara centrale durante il periodo umido africano
Un team internazionale guidato da ricercatori della Missione archeologica nel Sahara della Sapienza Università di Roma e dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha sequenziato i primi genomi antichi del cosiddetto “Sahara Verde”, un'epoca compresa tra 14.500 e 5.000 anni fa in cui il deserto del Sahara era una savana verde, ricca di specchi d’acqua che favorivano l'insediamento umano e la diffusione del pastoralismo.

Pubblicato in Genetica
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