Bene la chiusura della centrale a carbone di La Spezia

WWF 17 Feb 2021



Il carbone è il peggiore tra i combustibili fossili, sia per la salute che per l'ambiente

Il WWF accoglie con grande favore la conferma formale da parte del Ministero dell’Ambiente che la centrale a carbone di La Spezia dovrà cessare la sua attività entro il 2021.
Il fatto che il Ministero, nella lettera inviata al comune della città ligure, ribadisca con fermezza che "il decreto di riesame dell'Aia D.M. 351 del 6 dicembre 2019 è ad oggi pienamente vigente e pertanto resta valida la prescrizione che prevede la cessazione dell'utilizzo del carbone al 2021, per l'unico gruppo ancora in esercizio nella centrale di La Spezia", fornisce un messaggio chiaro del fatto che occorre rispettare le procedure ambientali e, di fatto, andare a chiudere gli impianti termoelettrici a carbone non più rispondenti alle prescrizioni delle procedure ambientali stesse.
WWF auspica che questo pronunciamento non venga ostacolato da altri dicasteri in base a supposte carenze di rete, dal momento che in Liguria c’è già un gruppo da quasi 800MWe funzionante di un’altra centrale a gas (Vado Ligure) che lavora a scartamento ridotto (ha prodotto appena 1.900 GWh/anno quando ne avrebbe potuti produrre oltre 5.000).


La chiusura della centrale a carbone di La Spezia (600MWe) rappresenta una tappa importante per l’uscita dalla produzione elettrica a carbone del nostro Paese. Le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, insieme ad altre attività legate alla green economy –come dettagliato in uno studio commissionato dal WWF e svolto dall’ENEA nel 2016- possono e devo rappresentare una giusta transizione verso nuove occasioni di sviluppo sostenibile, più confacenti anche alla vocazione del territorio.

Il carbone è –presto dovremo poter dire “era”- il peggiore dei combustibili fossili, sia per il clima che per la salute e l’ambiente. Questo però non deve diventare un alibi per puntare sul gas, un combustibile che non consentirebbe di contrastare i cambiamenti climatici e che ci porterebbe lontani da quella transizione energetica che dovrà essere imperniata su fonti rinnovabili, efficienza energetica, sistemi di accumulo adeguati, reti intelligenti, trasporti efficienti, ecc. Proprio la nascita del Ministero della Transizione Ecologica deve rappresentare l’inizio di una nuova fase, in cui imprese, istituzioni, parti sociali e società civile possano identificare le strade migliori per partecipare da protagonisti all’economia decarbonizzata ed evitare il più possibile il lock-in in progetti e fonti del passato.

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