Mercoledì, 29 Luglio 2020


Un nuovo studio coordinato dal Laboratorio di Paleoantropologia e bioarcheologia della Sapienza, in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Università di Parma e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha ricostruito le dinamiche con cui i Longobardi arrivarono nella nostra penisola dopo la caduta dell’Impero Romano e si stanziarono sul territorio. I risultati del lavoro, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, sono stati ottenuti attraverso analisi biomolecolari su denti e ossa di individui rinvenuti nella necropoli longobarda di Povegliano Veronese (VR)
La grande marcia dei Longobardi nella nostra penisola comincia nel 568 d.C., quando i guerrieri dalle lunghe barbe cominciarono a premere imponentemente alle porte delle Alpi alla conquista di nuove terre.

Seguendo l’antica via Postumia, fondarono una serie di insediamenti, tra i quali Povegliano Veronese (VR), la cui area sepolcrale è stata oggetto di numerose indagini durante gli scavi archeologici condotti fra gli anni ’80 e ’90.

Oggi, un nuovo studio pubblicato su Scientific Reports, risultato di una missione coordinata da Mary Anne Tafuri del Laboratorio di Paleoantropologia e bioarcheologia della Sapienza, ha ricostruito le dinamiche con cui i Longobardi arrivarono nella nostra penisola dopo la caduta dell’Impero Romano e si stanziarono sul territorio.

Pubblicato in Archeologia
Mercoledì, 29 Luglio 2020 12:44

La tartaruga marina depone le uova a Orbetello



E’ la seconda volta che una tartaruga marina (Caretta caretta) depone le uova nel comune di Orbetello, sempre lungo la spiaggia della Giannella. Si tratta di un evento molto importante, perché conferma come la Maremma nel suo insieme rappresenti un habitat perfetto per un futuro insediamento continuativo della specie visto che la presenza in Toscana è oramai regolare da alcuni anni. Non dimentichiamo inoltre che ci troviamo all’interno della più grande area marina protetta del Mediterraneo, il Santuario Pelagos.

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Anche una cattiva alimentazione può essere causa di infertilità nella donna: in Italia il 12% dei casi di infertilità dipende da eccessivo peso ponderale o da eccessiva magrezza nella donna. Lo riferisce uno studio dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano che ha preso in esame circa 5000 adulti, fra i 20 e i 40 anni.
I casi di infertilità, sia per la donna che per l’uomo, sono in aumento, causati per lo più da patologie specifiche che possono ostacolare il concepimento (varicocele, endometriosi, etc), ma talvolta attribuibili ad uno stile di vita non corretto e al concorso di fattori ambientali come il fumo, lo stress e l’alimentazione sbilanciata.
Il peso corporeo può avere un ruolo importante nella fertilità. Nello studio dell’Osservatorio sono stati valutati i parametri antropometrici come peso, altezza, indice di massa corporea (BMI), l’abitudine al fumo e le abitudini alimentari.

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Il numero delle tigri libere in natura è in aumento in cinque Paesi: Bhutan, Cina, India, Nepal e Russia, nonostante una terribile crisi provocata da trappole letali nel sud-est asiatico stia continuando a minacciare gran parte della popolazione di questi importanti felini.
Il Global Tiger Day, la giornata mondiale della tigre che si celebra il 29 luglio, quest’anno segna 10 anni da quando i 13 Paesi dei territori in cui vive la tigre, si sono impegnati nel progetto Tx2, che mira a raddoppiarne il numero.

Nel 2010, infatti, fu presa una decisione cruciale: un mondo senza tigri non era accettabile. Questi enormi felini, il cui numero aveva toccato un minimo storico, erano drammaticamente arrivati sulla soglia dell’estinzione. Quell'anno segnò quindi l'inizio di uno dei più grandi progetti di conservazione della storia: raddoppiare la popolazione globale di tigri entro il 2022, un'iniziativa ormai nota come progetto TX2. Governi, comunità, organizzazioni e imprese si riunirono per garantire un futuro a una specie simbolo del nostro pianeta. Salvare le tigri avrebbe significato salvare noi stessi e il pianeta in cui viviamo. Da allora sono trascorsi 10 anni, anni in cui si è verificata un’importante inversione di tendenza. Nel 2016, per la prima volta nella storia recente, il numero delle tigri è aumentato.

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Oggi, Giornata mondiale per la conservazione della natura, Greenpeace pubblica un rapporto sulle principali cause di spiaggiamento dei cetacei lungo le coste italiane commissionato ai veterinari del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova: un virus e l’uomo le principali minacce alla sopravvivenza di specie come il capodoglio, già considerato in pericolo di estinzione. Domani la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace, condotta con la barca a vela Bamboo della Fondazione Exodus, partirà da Lavagna per studiare i cetacei del Mar Ligure insieme a ricercatori dell’Istituto Tethys.

Un quarto dei cetacei analizzati spiaggiati lungo le nostre coste negli ultimi anni è morto per cause imputabili all’uomo, in particolare interazioni con attività di pesca. Preoccupa l’intrappolamento nelle reti, che sempre più spesso si trovano abbandonate in mare e che vanno ad acuire la contaminazione da plastica, ma anche l’uso di reti illegali, come le spadare, che nei giorni scorsi hanno intrappolato ben due capodogli al largo delle Eolie.

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Il Politecnico di Milano nell'alleanza fra Università ed enti dim ricerca.


Nasce l’alleanza tecnico-scientifica per la valutazione della sicurezza e il monitoraggio di ponti e viadotti in Italia.
A pochi giorni dall’inaugurazione del nuovo viadotto sul Polcevera a Genova, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Perugia, il Politecnico di Torino, l’Università di Padova, l’Università di Pisa, l’Università di Camerino, l’Università di Messina, l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e l’ENEA, hanno dato vita al Consorzio FABRE (Consorzio di ricerca per la valutazione e monitoraggio di ponti, viadotti e altre strutture).
Il Consorzio metterà in campo gli esperti più qualificati e le tecnologie più avanzate per monitorare e valutare lo stato di salute delle infrastrutture stradali del nostro Paese e promuovere e coordinare le attività che riguardano la classificazione del rischio strutturale e ambientale. In particolare, i consorziati svilupperanno metodologie ad elevato contenuto tecnico-scientifico per valutare i diversi rischi (statico, fondazionale, sismico e idrogeologico) e promuovere la verifica, il controllo e il monitoraggio delle infrastrutture, oltre allo sviluppo e l’utilizzo di tecniche innovative negli interventi di riparazione e/o miglioramento di ponti, viadotti e altre strutture esistenti.

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La grande selezione della Collezione capitolina sarà esposta fino al 10 gennaio 2021 nelle 22 sale al primo piano di Palazzo Braschi.


Dal 25 luglio 2020 al 10 gennaio 2021 le sale espositive del Museo di Roma a Palazzo Braschi si trasformeranno in un ambiente magico e ricco di sorprese in occasione della mostra Per Gioco. La collezione dei giocattoli antichi della Sovrintendenza Capitolina, inizialmente programmata a partire dal 29 aprile 2020 e sospesa a causa dell’emergenza sanitaria. Oltre 700 esemplari di giocattoli antichi appartenenti alla Collezione capitolina animeranno infatti 22 sale al primo piano del museo, accompagnando i visitatori attraverso un percorso espositivo suddiviso per aree tematiche.


La mostra – che fa parte di Romarama, il programma culturale di Roma Capitale - è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, la cura di Emanuela Lancianese, il progetto di allestimento e scenografia di Enzo Pinci, gli effetti sonori e multimediali del video artista, designer e musicista Francesco Arcuri. Gli esemplari esposti sono principalmente riferibili agli anni compresi tra il 1860 e il 1930, la cosiddetta “età d’oro” del giocattolo. A questi si aggiungono la casa di bambole della Regina di Svezia, di fine ‘600, e i giocattoli più antichi della collezione: due bambole di epoca pre-incaica del XIV- XV secolo, di cui una che raffigura una madre con il figlio in braccio.

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Mercoledì, 29 Luglio 2020 07:03

The secrets of long-lived trees

 

Oldest trees are regarded as an exception regarding the respective species. Image: Trend in Plant Science



A slow growth, regenerative potential and tolerance and resilience to environmental stress are the key factors to explain the extreme longevity of millennial trees, according to a new article published in the journal Trends in Plant Science, by Professor Sergi Munné-Bosch, from the Faculty of Biology and the Biodiversity Research Institute (IRBio) of the University of Barcelona.
Discovering the oldest trees of the planet

Matusalén, a 5,000 old year model of Pinus longaeva in the Inyo National Forest (United States), is the oldest tree in the planet. In Iran, the Anarkuh cypress (Sarv-e Abarkuh in Persian) is a worshiper tree from the Cypressus semprervirens species, aged over 4,000 years. In the world of plants, other great survivors are the Vouves olive trees in Crete –the most emblematic millennial tree form the Olea europaea species-, the Hundred Horse Chestnut tree in Sicily, the Jomon Sugi tree in Yakushima (Japan), and the Te Matua Ngahere coniferous tree (“Father of the Forest” in Maori) in New Zealand.

Pubblicato in Scienceonline

 

Due Saildrone, piccole imbarcazioni lunghe 7 metri e alte 5, a propulsione eolica, in grado di navigare in maniera autonoma tra punti prestabiliti all'interno di un corridoio sotto la supervisione di un "pilota" umano collegato via satellite e di raccogliere, tramite sensori meteorologici e oceanografici a energia solare, informazioni sulle acque marine - quali la salinità, la temperatura delle acque, la capacità dei mari di assorbire la CO2 - nell'ambito di campagne a lungo raggio anche in ambienti oceanici difficili, sono arrivati a Trieste il 17 luglio dopo 274 giorni di navigazione.

La missione - I Saildrone hanno viaggiato dalle Canarie a Trieste con un percorso complessivo di più di 15000 miglia nautiche (circa 27000 chilometri), molto di più di quanto era stato previsto (circa 5000 miglia). La missione Atlantico-Mediterraneo (Atl2Med) è il frutto della collaborazione tra pubblico e privato. Obiettivo della missione era promuovere l'osservazione diffusa degli oceani, essenziale per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici, riducendo i costi per l'acquisizione dei dati.

Pubblicato in Ambiente
Mercoledì, 29 Luglio 2020 06:41

Immunoprotein impairs Sars-Cov-2



A protein produced by the human immune system can strongly inhibit corona viruses, including Sars-Cov-2, the pathogen causing Covid-19. An international team from Germany, Switzerland and the USA successfully showed that the LY6E-Protein prevents coronaviruses from causing an infection. “This finding might lead to the development of new therapeutic approaches against coronaviruses,” says Professor Stephanie Pfänder from the Department for Molecular and Medical Virology at Ruhr-Universität Bochum (RUB), lead author of the study published by the team in the journal Nature Microbiology on 23 July 2020.

Strengthening influenza viruses, impairing corona viruses


The LY6E protein plays a role in various diseases: US researchers Professor John Schoggins and Professor Charles Rice discovered that the protein enhances the infectivity of influenza viruses. In contrast, coronaviruses are inhibited by LY6E.

Funded by a Marie Curie Individual Fellowship of the European Union, Stephanie Pfänder, who was then working at the Institute of Virology and Immunology in Switzerland, visited Charles Rice’s lab at Rockefeller University in New York in 2017, in order to identify genes that prevent coronavirus infections. “This led to the discovery that LY6E has the opposite effect on coronaviruses compared to influenza viruses,” explains the researcher. Further investigations showed that the protein exerted this inhibitory effect on all analysed coronaviruses, including the pathogens causing Sars and Mers as well as Sars-Cov-2 which causes Covid-19.

Pubblicato in Scienceonline
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