Grazie all’applicazione congiunta di diverse tecniche analitiche d’avanguardia (spettroscopia di assorbimento di raggi-X, fluorescenza a raggi-X e microscopia elettronica a scansione e trasmissione), è stata osservata la formazione di cristalli di jarosite nella parte più profonda della carota di ghiaccio perforata nel sito di Talos Dome (Antartide Orientale). Tale perforazione, diretta dal professor Massimo Frezzotti del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, ha raggiunto una profondità nel ghiaccio di oltre 1600 metri e attraversa un intervallo di tempo di almeno 300mila anni. La carota di ghiaccio è stata recuperata tra il 2004 e il 2007 nell’ambito del progetto a guida italiana TALDICE (www.taldice.org), finanziato dall’Unione Europea con il supporto del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide.
I ricercatori hanno dimostrato che il meccanismo capace di spiegare la formazione della jarosite a Talos Dome è la trasformazione chimica e mineralogica delle polveri minerali intrappolate nel ghiaccio profondo, a oltre 1000 metri di profondità e dove la temperatura è di circa -10°C. A tali condizioni l’acqua liquida necessaria per la precipitazione della jarosite è presente sotto forma di soluzioni acide concentrate il cui punto di congelamento è molto inferiore rispetto alla temperatura di congelamento dell’acqua pura.
«I campioni di ghiaccio della perforazione di TALDICE – spiega Massimo Frezzotti – oltre a ricostruire il clima degli ultimi 300mila anni hanno permesso di ipotizzare le condizioni climatiche di Marte nel lontano passato».
«La scoperta – afferma Giovanni Baccolo – è destinata a rivoluzionare l’interpretazione dell’origine dei diffusi depositi che contengono jarosite su Marte. Sebbene oggi scomparsi, sembra che gli antichi ghiacciai marziani e il pulviscolo minerale intrappolato in essi, abbiano lasciato una traccia geologica evidente sul Pianeta Rosso, a testimonianza di vicende climatiche avvenute in un remoto passato».