La frequenza in università post-lockdown: cosa cambia?
Il 66% delle persone che ha risposto al questionario continuerà a recarsi in università, per ragioni di lavoro o di studio, se il rischio sanitario sarà minimo. Lo scenario cambia totalmente in caso di un quadro più pessimistico: se il virus tornasse ad aggredire come nei mesi scorsi, il 61% delle persone intervistate si recherebbe nel proprio ateneo solo quando strettamente necessario. La distribuzione percentuale delle risposte rimane uniforme nelle quattro aree geografiche prese in esame (nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole), suggerendo che la percezione del rischio è molto sentita e non differisce in modo significativo all’interno del Paese.
I cambiamenti di abitudine negli spostamenti
Il trasporto pubblico subirà il maggior calo in termini percentuali, probabilmente anche a causa del ridotto coefficiente di riempimento dei mezzi imposto dai provvedimenti governativi al fine di garantire il distanziamento sociale (60% dello spazio a disposizione al momento della rilevazione, attualmente innalzato all’80%). Tuttavia, secondo le previsioni, in uno scenario di ridotto rischio sanitario, la domanda verso il trasporto pubblico si riduce di soli quattro punti percentuali; il calo diventa più significativo (-10%) nello scenario più pessimistico. In entrambi i casi, il mezzo che sceglierebbero gli intervistati in sostituzione del trasporto pubblico sarebbe l’automobile privata e, in misura più marginale, la mobilità attiva (a piedi, in monopattino o in bici).
Anche nella classificazione per area geografica, le differenze di comportamento pre-Covid alquanto rilevanti tra le aree del Paese si mantengono nelle previsioni di ripresa, anche se in termini relativi la quota che userà l’auto si incrementa di più al Nord, dove era più bassa grazie a servizi di trasporto pubblico più capillari e frequenti, ma anche dove la crisi sanitaria è stata più drammatica.
,Se osserviamo più nel dettaglio come si prevede cambieranno le abitudini di viaggio sul percorso casa-università per l’anno che sta iniziando, nei due scenari ipotizzati è possibile prevedere che nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si recavano in università a piedi e in bicicletta continueranno a farlo, così come continueranno a utilizzare l'automobile privata coloro che già lo facevano.
I cambiamenti più significativi si avranno tra gli utenti del trasporto collettivo: nello scenario più critico circa un 20% degli utenti del trasporto pubblico cambierà scelta modale, passando all’uso dell’auto propria nel 13,3% dei casi e alla mobilità attiva nel 6%.
"È su queste quote che le politiche di mobilità devono e possono incidere – afferma Matteo Colleoni, Coordinatore del Gruppo di Lavoro Mobilità della RUS, – sia incentivando un più ampio ricorso alla mobilità attiva, che limitando, con adeguate misure di aumento dell’offerta e gestione dei mezzi, l’abbandono del trasporto pubblico".
Adriana Del Borghi, Delegata del Rettore alla sostenibilità ambientale, e Francesca Pirlone, Referente del gruppo mobilità sostenibile di Ateneo, dichiarano: “L’Università di Genova è uno degli Atenei promotori dell'indagine, nella convinzione che le informazioni raccolte saranno preziose per la governance dell'Ateneo nonché per l’accessibilità alle sedi universitarie; dopo i dati nazionali già presentati, saranno resi noti anche i risultati locali.”