Cinquanta personalità della scienza e della cultura abruzzesi e italiane hanno firmato un appello rivolto al Presidente della Regione e all’Assessore Emanuele Imprudente per scongiurare la riduzione del Parco regionale. Tra i firmatari ci sono gli ambientalisti storici italiani, il primo è Fulco Pratesi, ma anche chi racconta l’Abruzzo attraverso la cronaca giornalistica o i romanzi, professori e rettori universitari, giornalisti, scrittori, presidenti di aree protette, personalità accademiche e del mondo della cultura tra le più note.
È nato anche un comitato locale di cittadini che vuole far sentire la voce dei tanti che non vogliono uscire dal Parco o vederlo ridotto e che hanno organizzato lo scorso 24 luglio un sit-in molto partecipato a Rocca di Mezzo.
L’Amministrazione comunale di Tione degli Abruzzi, con deliberazione del 28 ottobre, ha chiesto alla Regione Abruzzo di non ridurre il territorio protetto del Parco regionale Sirente Velino che insiste sui propri confini amministrativi, dando un segno di grande lungimiranza.
Le Associazioni hanno chiesto un incontro e un intervento al Presidente della Regione Abruzzo, ma non hanno ricevuto alcuna risposta né è nota la posizione assunta dal presidente Marsilio sulla questione sollevata.
Il Presidente e il Consiglio regionale non possono ignorare l’attenzione suscitata intorno alle aree naturali protette abruzzesi. L’Abruzzo è conosciuto e riconosciuto nella forte identità della sua natura, le persone chiedono che questa natura non venga compromessa da scelte politiche che ormai appartengono al passato e a gestioni che si sono rivelate fallimentari.
Le richieste delle Associazioni rispetto alla proposta di Legge sul Parco Regionale Sirente Velino:
• Rilancio del Parco regionale Sirente Velino, che purtroppo rappresenta un esempio di grave abbandono amministrativo: commissariato dal 2015, lo era già stato per diverso tempo anche in precedenza. Nei fatti, l’area protetta ha vissuto più anni in gestione di commissariamento o con presidenti facenti funzione, che in amministrazione ordinaria. Ha subito molti attacchi anche dal punto di vista territoriale, nel 1998, nel 2000 e nel 2011 sono stati già tagliati molti ettari, creando l’attuale perimetro poco funzionale alla continuità ambientale visto che è presente un cuneo di territorio non protetto che si insinua all’interno del Parco stesso.
• Uscita dal commissariamento e nomina delle figure apicali come quella di un Presidente di alto profilo culturale, espressione del mondo accademico, della ricerca scientifica, con conoscenza e competenza nel campo della conservazione della natura, capace di rilanciare il Parco e dargli il giusto posto che merita tra le aree protette italiane, nonché di un Direttore serio e competente.
• Approvazione del Piano del Parco, strumento fondamentale per intervenire nel territorio anche con azioni di promozione e incentivazione, che aspetta da 3 anni di essere approvato dalla Regione Abruzzo. L’attuale legislatura ha la possibilità di ribaltare questa situazione e segnare un cambiamento: non perda questa occasione per farlo.
• Nessun taglio del territorio protetto, soprattutto senza basarsi su evidenze scientifiche e di corretta gestione; non è mai stato messo a disposizione uno studio che supporti la decisione della Giunta. Le aree interessate dal taglio sono Zone di Protezione Speciale e anche, in parte notevole, Siti di Interesse Comunitario, a suo tempo individuati dalla Regione stessa, validati dal Ministero dell’Ambiente e istituiti dall’Unione Europea: vi sono presenti peculiarità ambientali e naturalistiche da proteggere, altrimenti i siti stessi non sarebbero stati istituiti. Il Parco ospita habitat e specie animali rari e protetti a livello nazionale e comunitario, basta citare la presenza dell’orso bruno marsicano, del camoscio d’Abruzzo, dell’aquila reale, del grifone, del rarissimo falco lanario. Inoltre ospita una delle popolazioni più importanti di Coturnice non solo dell’Italia, ma dell’Europa intera, seriamente minacciata di estinzione a livello mondiale. Oggi questo grande patrimonio naturalistico, ma anche turistico risulta seriamente minacciato per accontentare alcuni piccoli interessi locali. Approfittando del fatto che l’opinione pubblica è distolta dalla tragedia della pandemia, si tenta un colpo di mano che probabilmente potrà essere oggetto di richiesta di infrazione comunitaria all’Unione Europea.
• Nella revisione degli organi ammnistrativi, bisogna considerare la presenza nel Consiglio direttivo di una figura nominata su designazione delle Associazioni ambientaliste: non basta scrivere “esperti in campo ambientale” per definire l’appartenenza ad Associazioni riconosciute a livello ministeriale. Il Parco deve dotarsi di un consiglio nel quale sia prevista la rappresentanza del territorio, della parte tecnica e delle Associazioni ambientaliste (che i parchi li hanno voluti e contributo a creare) e che sia ben strutturato e in grado di prendere decisioni.
• Rivedere la composizione del Comitato consultivo che nella proposta si compone da un lato da rappresentanti di Enti di ricerca e Associazioni ambientaliste, dall’altro da portatori di interesse molto particolari e privati, quali Associazioni di categoria. Tra l’altro, in maniera del tutto assurda, si inseriscono anche rappresentanti delle Associazioni di cacciatori quando nel Parco regionale la caccia è vietata.
• Individuazione e istituzione delle "aree contigue" allo scopo di dare un segnale ai cacciatori residenti nell'area, riconoscendo la loro presenza storica e il loro ruolo nelle montagne marsicane, peligne e vestine.
• Coinvolgimento dei giovani residenti nei Comuni del Parco nel ruolo di presidio dell’area protetta per la sorveglianza e per la divulgazione dei valori ambientali del Parco in campo culturale e turistico.