Ritorno al futuro: indietro ai tempi dei primi Sapiens con un orologio futuristico, il nuovo Radiocarbonio 3.0
Arriva un’innovazione del celebre metodo di datazione utilizzato in archeologia: gli studiosi l’hanno messa alla prova, con ottimi risultati, sul sito di Bacho Kiro, dove sono emerse le più antiche evidenze dirette della presenza dell’Homo Sapiens in Europa.
Si chiama Radiocarbonio 3.0: è una versione aggiornata e potenziata del celebre metodo di datazione al radiocarbonio, e promette di rivelare nuovi preziosi indizi sugli eventi chiave della storia umana più antica, a partire dall’interazione tra Homo Sapiens e Neanderthal in Europa. A mostrarlo è la combinazione delle date ad alta risoluzione ottenute dal sito di Bacho Kiro, in Bulgaria, con il nuovo pezzo della curva di calibrazione del radiocarbonio ottenuto grazie agli anni degli alberi Kauri della Nuova Zelanda.
Il COVID-19 è associato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi gastrointestinali
Uno studio internazionale guidato da ricercatori dell’Università di Bologna e dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Policlinico di Sant'Orsola mostra che, a distanza di un anno, tra chi è stato ricoverato dopo aver contratto il coronavirus aumentano i sintomi gastrointestinali e le diagnosi di sindrome dell'intestino irritabile.
Il COVID-19 è associato a un rischio maggiore di sviluppare disturbi gastrointestinali a lungo termine, inclusa la sindrome dell'intestino irritabile. A mostrarlo sono gli esiti di una ricerca – pubblicata sulla rivista Gut – guidata da studiosi dell’Università di Bologna e dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna - Policlinico di Sant'Orsola.
“I dati che abbiamo raccolto mostrano che chi ha contratto il COVID-19 presenta sintomi gastrointestinali più di frequente rispetto a chi non è stato colpito dal coronavirus”, spiega Giovanni Barbara, professore Ordinario presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e coordinatore dello studio.
Nuova via italiana anti-cancro: allo studio una terapia per sfruttare la memoria dei vaccini pediatrici
Aperta la strada a una nuova forma di immunoterapia contro il cancro che richiama la memoria dei vaccini pediatrici.
C’è un nuovo tassello nella conoscenza di come il sistema immunitario combatte il cancro e soprattutto di come possa essere aiutato a farlo. Il 'mantello dell’invisibilità' che i tumori indossano per nascondersi dalle nostre difese immunitarie può essere sollevato, così che l’immunoterapia possa funzionare anche contro le neoplasie che non rispondono alle terapie standard. Potrebbe essere possibile risvegliare la memoria immunitaria di vaccinazioni eseguite da bambini: iniettando nel tumore gli antigeni contro cui erano diretti i vaccini dell’infanzia, la risposta immune si riattiva e si dirige sul tumore, attaccandolo.