Musica ed Evoluzione

La storia dell’evoluzione umana non può non tener conto della musica e di quanto questa sia da sempre presente nella vita dell’uomo sin dai tempi della sua comparsa sulla terra.
I nostri antenati sono stati prevalentemente dei cacciatori per molte centinaia di generazioni, vivendo in piccoli gruppi dove tutti collaboravano per la loro e l’altrui sopravvivenza. Oltre a tale funzione primaria l’uomo ha dovuto adattarsi all’ambiente, cosa che ha suggerito agli scienziati che la mente umana abbia in sé la possibilità di risolvere i problemi adattativi essenziali, come, nel caso dei primitivi, sopravvivere fino all’età riproduttiva, allevare la propria prole o anche difendersi dal clima e dai pericoli ambientali, fino ad affinare i meccanismi psicologici che sono alla base dell’adattamento alla socialità.
In questo contesto evolutivo la musica ha fatto la sua parte, ossia gli uomini ne hanno scoperto l’uso adattandola alle proprie esigenze e tramandandone la pratica attraverso le generazioni successive.


Secondo le teorie evoluzioniste la musica ha avuto vari e diversi usi:

Selezione sessuale naturale: la musica era usata come una forma d’attrazione per la riproduzione, perché il saper cantare, dapprima imitando il canto degli uccelli per poi imparare a modulare i suoni in maniera autonoma, avrebbe favorito l’accoppiamento del maschio con molte femmine, così da assicurare una prole numerosa. Verosimilmente si può pensare che una voce forte e robusta sia stata considerata un segno di buona salute dell’uomo, il quale veniva per questo scelto per la riproduzione.
Coesione sociale: la musica, una volta praticata, può aver dato il suo contributo alla coesione del gruppo, migliorando la socializzazione ed incrementando la voglia degli uomini a collaborare fra loro per il raggiungimento di un obiettivo comune.
Rafforzamento del gruppo: gli uomini che vivevano insieme avevano la necessità di difendersi dagli animali predatori, e la musica, dapprima intesa come forza coesiva, avrebbe potuto rappresentare anche un sistema di difesa attraverso l’emissione di suoni atti a scoraggiare l’animale aggressore o contro un altro gruppo di uomini che voleva prevalere.
Sviluppo del sistema uditivo: la pratica della musica potrebbe rappresentare il primo passo dell’uomo nell’affinamento delle sue capacità uditive.
Riduzione dei conflitti: il carattere unitario e sociale della musica può essere stato un passo importante nella riduzione – o anche risoluzione – dei conflitti che si scatenavano all’interno del gruppo per questioni di supremazia. La vita comunitaria degli uomini primitivi aveva inoltre dei momenti socializzanti, e i canti tribali possono essere identificati come le occasioni di aggregazione e di unione fra i vari componenti delle tribù.
Miglior uso del tempo: la pratica e la fruizione della musica potrebbe aver rappresentato un buon uso del tempo e un momento di riflessione nello studio delle strategie del comportamento e della scoperta di sé stessi.
Comunicazione transgenerazionale: la musica degli uomini primitivi ha avuto senz’altro un uso comunicativo emozionale e d’informazione che si è trasmesso nei vari passaggi generazionali fino ad acquisire dei canoni precisi.

Ecco quindi che il percorso della musica segue quello dell’evoluzione dell’uomo, il quale, pur cambiando ambiente, cultura, civiltà ed epoca storica, non ha mai tralasciato la ricerca del suono, cercando vieppiù di perfezionarlo e dargli sempre significati diversi, così che dalla riproduzione, alla difesa, alla socializzazione ed alle manifestazioni artistiche, la musica ha sempre occupato un posto fondamentale nella sua vita.

 

Marina Pinto

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Settembre 2009 10:26
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