“Per studiare questa malattia è in corso un ampio progetto multicentrico internazionale, chiamato GENFI (GENetic Frontotemporal dementia Iniziative), che coinvolge centinaia di pazienti in diversi centri in Europa e Canada e di cui fa parte - sottolinea il prof. Scarpini - l’Unità Malattie Neurodegenerative del “Centro Dino Ferrari”, dell’Università degli Studi di Milano – Policlinico di Milano, la quale ha contribuito significativamente alla ricerca garantendo l’accuratezza diagnostica della propria coorte di pazienti, grazie all’impiego delle procedure diagnostiche più avanzate oggi disponibili, in grado di consentire di porre una diagnosi a livello genetico-molecolare delle demenze neurodegenerative”.
Secondo la dottoressa Galimberti “l’aspetto interessante emerso dal lavoro è aver consentito di evidenziare una riduzione del volume di alcuni dei circuiti neurali coinvolti nella alterata percezione del dolore: il talamo posteriore (pulvinar), lo striato, il cervelletto e le regioni corticali frontali e temporali”.
E’ ben noto che la percezione del dolore è estremamente soggettiva ed è influenzata da diversi fattori: la sede e l’intensità dello stimolo, la situazione emozionale ed una complessa combinazione di alterate funzioni somatosensoriali, omeostatiche, semantiche, psicologiche, di ricompensa ed autogratificazione, ma sicuramente le caratteristiche anatomo-strutturali dell’encefalo giocano un ruolo fondamentale. Questo perché il lobo temporale è implicato nella funzione non-verbale sensoriale semantica (comprendente il dolore); la corteccia orbito-frontale influisce sul dolore attraverso il suo ruolo nella dinamica del meccanismo della ricompensa; lo striato ha connessioni con il talamo, noto centro del dolore, e con la corteccia e quindi, attraverso questo specifico network talamo-cortico-striatale, può integrare lo stimolo algico con le risposte motorie, cognitive, autonomo-vegetative e psico- emozionali.
“Questi risultati” conclude la dottoressa Galimberti “ci consentono di meglio comprendere alcuni meccanismi anatomo-fisio-patologici, orientandoci verso una strategia terapeutica più specifica per interventi di controllo e di modulazione del sintomo dolore”.