“I paleoantropologi hanno notato che all’aumento della complessità di strumenti litici si accompagna quello della dimensione della scatola cranica, e quindi del cervello”, spiega Visalberghi. “Dato che il cervello è una struttura energeticamente molto costosa da mantenere, però, i paleoantropologi hanno ipotizzato che sia stato il miglioramento della dieta, reso possibile proprio dall’uso di strumenti, ad aver permesso l’evoluzione di cervelli di maggiori dimensioni ed energeticamente più costosi”.
I cebi di Fazenda Boa Vista usano abitualmente grosse pietre per aprire noci di palma dal guscio durissimo e un precedente studio ha dimostrato che l’uso di strumenti è opportunista, avviene cioè quando le noci sono più abbondanti. Per queste piccole scimmie si tratta di un comportamento molto faticoso e che richiede anni e anni di pratica per essere appreso? Perché farlo? Quale vantaggio nutrizionale i cebi ricavano dall’uso di strumenti? “Per rispondere a queste domande in maniera adeguata – domanda che stranamente nessuno si era mai posto prima – abbiamo dovuto determinare la quantità e la qualità del cibo ingerito nel corso di tutta la giornata da ciascun cebo nei giorni in cui usava strumenti (e mangiava anche noci di palma) e nei giorni in cui non li usava”, spiega la Visalberghi.
Lucas Peternelli-dos-Santos, allora dottorando dell’Università brasiliana di San Paolo, per più di un anno, ogni giorno dall’alba al tramonto ha seguito senza mai perderlo di vista un determinato cebo registrando tutto ciò che faceva, tutto ciò che mangiava e quanto ne mangiava. “Con l’aiuto di assistenti locali sono stati raccolti, identificati e seccati tutti i cibi che ciascun individuo aveva ingerito in ciascun giorno e poi in laboratorio ha esaminato il contenuto in termini di macronutrienti”, prosegue Visalberghi. “Abbiamo poi confrontato i l’energia e i macronutrienti acquisiti nei giorni in cui i cebi usavano e in cui non usavano strumenti. Naturalmente è stato anche considerato il peso di ciascun individuo, da cui dipende il suo fabbisogno energetico, e l’elevato costo energetico richiesto dal sollevare sassi pesanti e usarli come percussori”. Lo scopo è evidentemente valutare la convenienza dell’uso di strumenti nel rapporto tra dispendio calorico relativo e beneficio nutrizionale che se ne ricava. L’analisi qualitativa ha permesso poi di calcolare quante calorie assunte giornalmente provenivano da proteine, carboidrati, lipidi e il contenuto in fibre. “I risultati mostrano che a pari quantità di cibo ingerito in termini di peso secco, l’uso di strumenti permette ai cebi di acquisire circa il 50% di calorie in più al giorno, da 368 a 537 kcal per kg di peso. A livello qualitativo aumenta la quantità di lipidi e carboidrati ingeriti, mentre quella di proteine non differisce. È interessante notare che quando i cebi usano strumenti la quantità di proteine ingerite varia da giorno a giorno meno di quanto non accada quando non ne usano. Si tratta della “protein prioritization” che si osserva anche nell’uomo contemporaneo, fenomeno descritto da David Raubenheimer della University of Sydney, in Australia, collaboratore dello studio”.
L’uso di strumenti, dunque, migliora la qualità dell’alimentazione. “Da un lato permette di ottenere una dieta più bilanciata, con una maggiore quantità di macronutrienti che forniscono energia, quali i grassi e i carboidrati. Dall’altro, dato che nei giorni in cui i cebi usano strumenti la quantità di fibre è inferiore del 7%, il mix di macronutrienti che ingeriscono diventa più concentrato. L’assunzione di una quantità minore di fibre permette all’apparato digestivo di assorbire le sostanze nutritive con maggiore efficienza”, conclude la primatologa. “L’uso di percussori permette ai cebi di assumere più calorie e di migliorare la dieta, ed è ipotizzabile che ciò sia avvenuto anche nel corso della nostra storia evolutiva ben prima che gli strumenti litici, da semplici pietre, diventassero ben più elaborati”.