Ritratto di famiglia senza acqua

Come ogni anno ormai dal 1991 l'Istituto Internazionale per l'acqua di Stoccolma (SIWI) ha organizzato nel settembre 2010 “La settimana dell'acqua nel mondo”(World Water Week), per discutere la situazione mondiale delle risorse idriche ed i drammatici problemi ad essa legati.
I dati emersi dalla conferenza svedese dell'anno appena concluso sono assai allarmanti.
Ogni anno 2 milioni di bambini muoiono o si ammalano perchè ingeriscono acqua inquinata, 884 milioni di individui non possono ancora usufruire di acqua pulita, 2,6 miliardi di persone vivono in condizioni igienico-sanitarie pessime.

Sulla base di questi dati, l'Associazione “Rose e Pane”, Onlus non governativa di solidarietà internazionale, il 18 febbraio appena trascorso, ha organizzato un incontro presso i locali della Biblioteca Comunale del XV Municipio di Roma. La manifestazione ha rappresentato un'occasione per presentare al pubblico un interessante reportage fotografico realizzato dai volontari di “Rose e Pane” e per far conoscere a tutti l'intenso lavoro che l'associazione compie ormai da oltre un decennio. All'evento era presente Pasquale Randelli, Presidente della Onlus, e due giovani volontari, Bruna e Jeremj che, oltre a partecipare attivamente ai progetti dell'organizzazione, hanno realizzato il reportage. Le foto esposte nella mostra, intitolata: “Ritratto di famiglia senza acqua”, raccontano in particolare lo stato di avanzamento del progetto “Sahara Verde” che prevede di realizzare una strada dell'acqua, ossia 8517 pozzi d'acqua lungo un percorso di oltre 8500 chilometri che collega le coste atlantiche della Mauritania con il Mar Rosso in territorio eritreo.

Un progetto molto ambizioso per portare acqua e vita ad oltre 180 milioni di individui che oggi vivono, o meglio sopravvivono, con meno di 5 litri di acqua al giorno. Le fotografie esposte mostrano come la vita quotidiana degli uomini che vivono nella fascia subsahariana dell'Africa sia condizionata dalla costante ricerca di acqua. Donne e bambini immortalati mentre affrontano lunghi cammini per potersi assicurare la loro razione quotidiana di questa preziosa risorsa indispensabile per la loro vita. Uomini dediti al trasporto dell'acqua con mezzi di fortuna lungo le piste del deserto, oppure che scavano con le proprie mani i pozzi che garantiranno la vita a loro stessi ed alle loro famiglie. E poi ad essere fotografati sono i pozzi realizzati che testimoniano i risultati conseguiti dal progetto “Sahara Verde” che oggi può contare di finanziamenti provenienti dalla Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma. Le immagini fotografiche  colpiscono l'osservatore soprattutto per l'ambiente in cui sono state scattate. Un ambiente che appare quanto mai arido ed ostile alla vita. Eppure l'acqua non è così lontana. Il Presidente di “Rose e Pane” ha infatti dichiarato come, in una gran parte dei casi, l'acqua si trovi a non più di 50 metri di profondità dalla superficie, sarebbe sufficiente scavare dei pozzi per estrarla. Ogni pozzo ha un costo di realizzazione in-loco non superiore i 2000 euro e garantisce acqua per una comunità di circa 300 individui. In considerazione del rapporto costi-benefici per la realizzazione di un pozzo si capisce come sia importante per l'organizzazione sensibilizzare l'opinione pubblica sugli scopi del progetto al fine di raccogliere fondi necessari per realizzarlo. Lo stesso Pasquale Randelli ha sottolineato come il progetto “Sahara Verde” coinvolge ben otto paesi dell'area, precisamente Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Sudan, Etiopia ed Eritrea. L'azione nei confronti dei governi locali è soprattutto di natura informativa e non è finalizzata ad ottenere finanziamenti da questi. Tale scelta, assunta in considerazione dell'inevitabile condizionamento che il progetto subirebbe dalla politica locale qualora ne ricevesse i finanziamenti, valorizza ancora di più i contributi dei volontari. L'opera svolta da “Pane e Fiori” delinea un impegno assunto principalmente per ragioni umanitarie ma che rappresenta anche l'affermazione di un diritto fondamentale per l'uomo. Infatti la Risoluzione GA/10967 del 29 luglio 2010, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con 122 voti favorevoli 41 astenuti e nessun contrario, ha dichiarato per la prima volta l'accesso all'acqua come diritto universale e fondamentale. L'affermazione di questo importante principio è il risultato di un lungo e faticoso cammino iniziato nel 1977 con la prima iniziativa internazionale che ha tematizzato il diritto all'acqua ossia la Conferenza delle Nazioni Unite sull'acqua, che si è tenuta a Mar de la Plata, in Argentina. Nella dichiarazione finale si sosteneva che "tutti hanno diritto di accedere all'acqua potabile in quantità e qualità corrispondenti ai propri bisogni fondamentali". Successivamente, nel settembre del 1990, le Nazioni Unite hanno promosso a Nuova Delhi la Conferenza finale del Decennio internazionale dell'acqua potabile e nel gennaio 1992 si è svolta a Dublino la Conferenza della Nazioni Unite su acqua e ambiente che si è conclusa con l'importante "Dichiarazione finale di Dublino". L'intenso lavoro da parte dell'ONU è proseguito con la Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenuta a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, nel corso della quale il problema dell'acqua è stato ampiamente trattato. Più recentemente si sono svolti i due Forum Mondiali per l'acqua di Marrakesh (1997) e dell'Aja (2000). Tutto ciò ha permesso di giungere alla Risoluzione del luglio 2010 che, anche se non ha valore vincolante, impegna tutti gli Stati affermando che: "È ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute. Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all'uso personale e domestico dell'acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa”.

La Risoluzione sottolinea ripetutamente che l'acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani. Ma, ad esclusione degli interventi compiuti dalle Nazioni Unite, che hanno prodotto atti non vincolanti giuridicamente, il diritto internazionale appare carente di una normativa che regoli l'accesso alle risorse idriche.

L'unico atto internazionale con forza vincolante che si occupa di risorse naturali è il Patto sui diritti economici, sociali e culturali (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights), del 1966, che all'articolo 1 riconosce il diritto dei popoli di "... disporre liberamente delle proprie ricchezze e risorse naturali". Tale articolo non presenta un esplicito riferimento al diritto all'acqua e alle risorse idriche, ma non vi sono dubbi che per “risorse naturali” si intendano anche quelle idriche. Maggiori dubbi provengono dalla definizione del predicato "proprie" nei casi in cui le sorgenti idriche appartengano a più Stati. L'assenza di tale specificazione priva la norma di efficacia. La stessa Unione Europea si è limitata nel 2006 all'approvazione di una Risoluzione da parte del Parlamento europeo con cui si è stabilito il principio secondo cui "l'acqua è un bene comune dell'umanità e come tale l'accesso all'acqua costituisce un diritto fondamentale della persona umana".

Un  lacuna da parte della Comunità Internazionale che rischia di avere delle conseguenze gravi in un futuro, purtroppo, non molto lontano. L'aumento della popolazione mondiale, la crescita della produzione industriale, il surriscaldamento del pianeta ed una cultura errata nei paesi cosiddetti ricchi, in cui l'acqua viene considerata una risorsa inesauribile, rendono il fabisogno idrico globale in ascesa. Le popolazioni che non hanno accesso ad un quantitativo sufficiente di acqua premeranno sempre di più verso quei contesti in cui questa risorsa è di facile reperimento. Se gli Stati nazionali e la Comunità internazionale non rifletteranno presto sul problema dell'acqua, realizzando un sistema di regole chiare e vincolanti per tutti, congiuntamente ad un programma di realizzazione di pozzi lì dove mancano, non è folle ipotizzare che le guerre del futuro potrebbero essere combattute per accaparrarsi questa risorsa. L'acqua è un fondamentale diritto la cui violazione rende superflua l'affermazione di tutti gli altri diritti.

 

Fabrizio Giangrande

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