In particolare, il Ministro Cherniak e la Prof.ssa Stabili hanno proposto una interessante ricostruzione storica dei luoghi in cui gli sport sono stati praticati nella Città di Buenos Aires, incentrando l'analisi su documenti - nei quali si fa riferimento al gioco del “Pato” fin dal 1610 - che consentono di ricostruire il tessuto sociale della grande metropoli.
Una città meta di grandi flussi migratori provenienti da numerosi Paesi europei, principalmente Spagna, Italia, Germania ed Inghilterra, in cui i differenti gruppi etnici si identificavano anche attraverso lo sport che praticavano. Una distinzione che, determinata da differenti abitudini e culture sportive esportate dalla madrepatria, con il tempo ha assunto anche la veste di una concreta diversificazione di carattere sociale, fino a disegnare la geografia e la dislocazione dei gruppi etnici dei “Barrios” di Bunos Aires. Questi ultimi, come il Ministro Cherniak ha tenuto a precisare, rappresentano, oggi come in passato, una realtà differente rispetto ai quartieri delle nostre città, tanto da determinare una piena identificazione sociale di coloro che li abitano, quasi rappresentassero delle cittadine all'interno della metropoli. Una fisionomia a volte tanto rigida da permettere l'applicazione di uno schema semplificato ma che bene rappresenta la realtà del passato: un barrio, un gruppo etnico e sociale, la pratica di un determinato sport.
In questa chiave di lettura lo sport assume un'importanza di natura politica come strumento di integrazione sociale.
E la politica in Argentina non ha mancato di prendere nelle dovute considerazioni lo sport.
Come ha ricordato il Ministro Cherniak, durante la fase di governo militare a cavallo tra anni '70 e '80, i successi raggiunti nello sport sono stati spesso strumentalizzati dal governo al potere per celare le diffuse violazioni dei diritti da esso perpetrate. Ma in questo contesto la partecipazione alle manifestazioni sportive ha rappresentato una forma di aggregazione sociale in cui i temi di natura politica non hanno tardato a manifestarsi.
Oggi lo sport, in una Argentina che sembra aver superato la fase più acuta della propria crisi economica e finanziaria, ha assunto la valenza di un diritto per lo studente-cittadino tanto da essere annoverata nella legislazione nazionale al pari delle altre discipline come materia di studio all'interno delle scuole.
Un riconoscimento, quello dello sport da parte della cultura accademica, che, come ha sottolineato la P.ssa Stabili, trova la propria ragione nell'importanza che l'analisi storica di quel Paese non può prescindere dall'analisi degli eventi sportivi.
A meritare di essere posto in primo piano non è soltanto il ruolo dello sport nella cultura ma il ruolo della cultura sportiva nella società moderna.
Parlare di sport oggi significa parlare di molto altro ancora. Vuol dire parlare di temi connessi alla realtà sociale come la scuola, i giovani, la disabilità, l'ambiente e la salute. Questioni che sono alla base della nostra convivenza civile e delle scelte per il nostro futuro.
Ed ancora.
Parlare di sport vuol dire soprattutto parlare di valori. L'attività sportiva "allena" a familiarizzare con concetti quali: la valorizzazione della concorrenza nel rispetto della lealtà; il raggiungimento dell'obiettivo come termine di un lungo e faticoso percorso; il rispetto della regola come strumento indispensabile di libertà.
E poi naturalmente lo spirito di squadra. Il sentirsi parte e protagonista di una cosa più grande della semplice somma dei singoli.
Valori di cui necessitiamo fortemente, valori che lo sport può aiutarci a riscoprire.
Fabrizio Giangrande
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