Rischi per l'ambiente dall'uso eccessivo di antibiotici nella zootecnia

 

Con l'aumento della produzione zootecnica, per soddisfare le esigenze di una popolazione mondiale in crescita, è cresciuta a dismisura anche la somministrazione di antibiotici a bovini, suini e polli negli allevamenti di tipo intensivo. Si tratta di una pratica ancora vietata in Europa, ma praticata senza divieti in Cina e Stati Uniti. L’impiego è normalmente previsto per contenere infezioni e altre malattie fra capi che vivono fra di loro a stretto contatto, ma la FDA denuncia anche un uso superfluo per accelerare la crescita della muscolatura, in particolare nei bovini. Una stima parla addirittura dell'80 % di produzione di antibiotici negli Stati Uniti destinata all'allevamento.  Questa tendenza sta facendo in modo che aumenti la resistenza dei batteri agli antibiotici all'interno del suolo, comportando rischi sulla reale efficacia di questi farmaci. Il loro impiego massiccio infatti svolge un 'azione sul suolo, ed in particolare sui microrganismi, che non va sottovalutata.

Una continua esposizione del suolo agli antibiotici sta letteralmente cambiando infatti la sua composizione batterica.  Un'attenzione particolare è stata data a due classi di farmaci largamente utilizzati negli allevamenti, i sulfamidici e le cefalosporine, entrambi capaci di entrare nel suolo attraverso il letame, comportando una diminuizione dei batteri fondamentali per la buona qualità del suolo e facendo aumentare i patogeni; tra i più  pericolosi ci sono quelli che si disperdono per via aerea, provocando malattie respiratorie. L’assorbimento degli antibiotici è principalmente influenzato dal pH del suolo, dalla sua sostanza organica e dai suoi minerali. L’assorbimento di sulfametazolo e sulfametazina  è più forte nei terreni argillosi che in quelli sabbiosi. Una volta che il letame contaminato  è applicato ai suoli agrari, le colture sono esposte all’antibiotico per un periodo di tempo che varia da qualche giorno a qualche mese in relazione al tipo di antibiotico, alla dose e alle interazioni con il suolo e i fattori ambientali. La maggior parte delle ricerche effettuate sulla fitotossicità degli antibiotici, hanno mostrato una significativa riduzione delle radici, nella lunghezza dello stelo e nella lunghezza delle foglie in diverse colture. Le conseguenze inevitabili dell'uso intensivo di antibiotici sono l'infertilità del suolo, la diminuzione dei raccolti, e soprattutto l'aumento di batteri pericolosi per l 'uomo.

Un lavoro particolarmente interessante è stato condotto da un team internazionale e multidisciplinare (Carl Wepking, Bethany Avera, Brian Badgley, John E. Barrett, Josh Franklin, Katharine F. Knowlton, Partha P. Ray, Crystal Smitherman, Michael S. Strickland), e pubblicato il 29 Marzo 2017 su Proceedings of the Royal Society of London. http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/284/1851/20162233

In questo lavoro è stato ampliamente dimostrato come differenti comunità microbiche sia batteriche che fungine presenti nel letame, modifichino la propria resistenza agli antibiotici a seconda se provengano da allevamenti intensivi o meno.Sono stati studiati in particolare i microrganismi presenti nel letame prodotto in allevamenti di mucche da latte, e si è visto che il gene della resistenza Beta-lattamica ampC era aumentato di ben 5,2 volte, e ciò si traduceva in una maggiore resistenza agli antibiotici della classe delle cefalosporine.

 

 

 

 

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Marzo 2017 15:07
Vota questo articolo
(0 Voti)

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

 

Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew  - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati

Photo Gallery