La magia di Sukhothai

Fabrizio Giangrande 01 Mar 2012

Posizionata a circa 400 km a nord di Bangkok, in Thailandia, adagiata sulle rive del Mae Nam Yom, la città di Sukhothai ("Felicità Nascente"), capoluogo dell'omonima Provincia, rappresenta un autentico gioiello archeologico ancora poco frequentato dal turismo di massa.

Fondata nel V secolo d.C. ed annessa al potente Impero Khmer, Sukhothai raggiunse l'indipendenza solo nel 1220, divenendo la capitale del primo regno di Thailandia. La città entrò in conflitto, intorno al 1350, con un altro regno thailandese, quello di Ayutthaya. Quest'ultimo riuscì a sottomettere Sukhothai solo nel 1438, ma quando l'esercito birmano distrusse Ayutthaya nel 1767, gli abitanti di Sukhothai abbandonarono la propria città. Da quel momento la città ha assunto il ruolo di piccola realtà di provincia. Solo nel XX secolo il rinnovato interesse da parte di alcuni studiosi europei ha consentito di riprendere opere archeologiche volte a strappare alla giungla quelle testimonianze storiche custodite per secoli.

Le differenti fasi storiche che la città di Sukhothai ha vissuto ed il suo glorioso passato hanno lasciato delle tracce indelebili all'interno del proprio parco archeologico, patrimonio dell'UNESCO, che si estende su una superficie superiore ai 40 km².

Il parco è situato ai margini della antica città posta a circa 14 km di distanza dalla Nuova Sukhothai, piccolo ma caotico cento urbano la cui principale attività è il commercio di prodotti agricoli. La città vecchia, piccolo insediamento che vive di semplice artigianato e della produzione locale di riso, di cui la Thailandia è il primo produttore al mondo, è un ideale rifugio per un viaggiatore che voglia tenersi lontano dalle mete turistiche più frequentate.

Un luogo, la "vecchia" Sukhothai, dove il tempo sembra davvero essersi fermato e che gli abitanti, consapevolmente, hanno scelto di preservare e proteggere dalla modernità.

A scapito di una notorietà che la città potrebbe vantare a livello internazionale, al pari della blasonata e relativamente vicina Angkor, in Cambogia, che permetterebbe alla località di beneficiare dei flussi turistici e dei relativi introiti, la cittadinanza di Sukhothai preferisce difendere la propria identità culturale.

Una scelta comprensibile. Se infatti per un visitatore il parco assume una valenza esclusivamente storica ed archeologica, per la maggior parte degli abitanti della zona, di fede buddista, l'area archeologica rappresenta un luogo sacro dove raccogliersi in preghiera e meditazione.

Tra le numerose statue di Buddha, alte fino a 20 metri, disseminate nell'area ed i meravigliosi templi risalenti al XII e XIII secolo, costruiti sia nello stile Khmer sia in quello tipico Thai, è assai difficile, specie in determinate ore della giornata, imbattersi in turisti. La maggioranza dei frequentatori del parco storico di Sukhothai sono infatti i monaci e gli abitanti della piccola cittadina. La solitudine che accompagna la visita al parco storico, contribuisce indubbiamente a garantire al visitatore una atmosfera magica. Anche coloro che non sono di fede buddista o che non sono dediti alle pratiche meditative, possono percepire tutto il misticismo, il fascino e la serenità di questo luogo unico che sembra davvero stregare coloro che lo visitano.

Più della ricchezza storica ed archeologica dell'area di Sukhothai, a renderla davvero magica sono gli abitanti. Persone che hanno scelto una vita semplice, al riparo dalla modernità e dalle illusioni effimere che questa offre, entrando quasi in simbiosi con il loro ambiente sacro e mistico. Gli abitanti di questa terra trascorrono una vita forse modesta agli occhi di un occidentale, ma dal loro sguardo non traspare paura, brama o invidia ma solo grande umanità e serenità. Una serenità che proviene dal proprio habitat e dalla consapevolezza che, forse, la strada che essi stessi hanno scelto può garantire ad un individuo la vera ricchezza, quella interiore.

 

Fabrizio Giangrande

 

Foto: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sukhothai_historical_park1.jpg

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