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PFAS e neoplasie: uno studio sulle acque potabili statunitensi ne rivela la connessione

Claudia Gianvenuti 19 Apr 2025

 

 

La diffusa contaminazione delle risorse idriche statunitensi da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche), noti anche come "forever chemicals", prodotti chimici eterni, rappresentano una crescente preoccupazione per la salute pubblica e per la comunità scientifica internazionale.
Un recente studio pubblicato sul Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology [1] ha ora stabilito un'associazione tra: l'esposizione a livelli elevati di PFAS nell'acqua potabile a livello di contea e l'aumento dell'incidenza di specifiche neoplasie, alcune delle quali rare.


Le PFAS comprendono una vasta classe di migliaia di composti chimici sintetici, ampiamente utilizzati a partire dagli anni '40 in numerosi processi industriali e prodotti di consumo grazie alle loro eccezionali proprietà di resistenza all'acqua, alle macchie e al calore [2, 3].

Questi composti si ritrovano in:

1. Dispositivi medici e materiali per uso sanitario
2. Imballaggi per alimenti(maggiormente nei contenitori resistenti ai grassi)
3. Utensili da cucina con rivestimenti antiaderenti
4. Arredi e tessuti con trattamenti idrorepellenti e antimacchia
5. Schiume antincendio di classe B (AFFF)
6. Prodotti cosmetici e per l'igiene personale
7. Rivestimenti industriali e vernici ad alta prestazione
8. Abbigliamento tecnico e tessuti impermeabili
9. Materiali isolanti e sigillanti
10. Glitter e microplastiche decorative

Tuttavia, la stessa stabilità chimica che li rende utili (dovuta al fortissimo legame carbonio-fluoro), ne determina anche l'estrema persistenza nell'ambiente e la capacità di bioaccumularsi negli organismi viventi, incluso l'uomo [2, 5]. I PFAS possono rimanere nel corpo umano per anni [5] e l'esposizione cronica è stata associata a molteplici effetti avversi sul sistema endocrino, con potenziali ripercussioni su:

• Funzionalità epatica e renale
• Sistema riproduttivo
• Alterazioni del sistema immunitario
• Oncogenesi
• Metabolismo lipidico e glucidico
• Sviluppo fetale e pediatrico (inclusi ritardi nei bambini)
• Alterazioni dei livelli di colesterolo

Composti specifici come l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e l'acido perfluoroottansolfonico (PFOS) sono stati classificati come cancerogeni per l'uomo (Gruppo 1) e possibilmente cancerogeni (Gruppo 2B) dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), con evidenze che li collegano in particolare ai tumori del rene e dei testicoli [6, 7].

Il team di ricerca guidato da Shiwen Li, PhD, ricercatore post-dottorato presso la Keck School of Medicine della University of Southern California, ha condotto uno studio ecologico su vasta scala [1]. utilizzando i dati del programma Unregulated Contaminant Monitoring Rule (UCMR) dell'Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) statunitense, relativi al monitoraggio delle PFAS nelle acque pubbliche a livello di contea tra il 2013 e il 2015. Questi dati sulla contaminazione idrica sono stati incrociati con i dati sull'incidenza del cancro provenienti dal programma Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER) del National Cancer Institute, relativi al periodo 2016-2021.
Dopo aver controllato statisticamente per fattori confondenti rilevanti a livello di contea (come tassi di fumo, obesità e presenza di altri inquinanti), i ricercatori hanno riscontrato che le contee con livelli di PFAS nell'acqua superiori a determinate soglie presentavano tassi di incidenza più elevati per diverse tipologie di cancro. L'aumento dell'incidenza variava dal 2% fino al 33%, con l'incremento maggiore osservato per i tumori della cavità orale e della faringe. Altre associazioni significative sono state riscontrate per tumori del sistema digestivo, endocrino e respiratorio.
Lo studio ha inoltre evidenziato differenze di genere nelle associazioni: nei maschi, la contaminazione da PFAS era associata a tassi più elevati di tumori del sistema urinario, del cervello, dei tessuti molli e leucemie. Nelle femmine, si osservavano tassi maggiori per tumori della tiroide, della cavità orale/faringe e dei tessuti molli [1].
Volendo dare un’interpretazione allo studio e volendo considerarne i limiti, come sottolineato da Shiwen Li, questa ricerca ha un carattere "esplorativo" e mira a "individuare nuove associazioni potenziali tra PFAS e tumori meno studiati", incoraggiando ulteriori ricerche [1]. È fondamentale, tuttavia, interpretare questi risultati con cautela. Andres Cardenas, PhD, professore associato presso Stanford Medicine (non coinvolto nello studio), ha ribadito che, trattandosi di uno studio ecologico, esso presenta limiti intrinseci [1]. Gli studi ecologici analizzano dati aggregati a livello di popolazione (in questo caso, contee) e non a livello individuale. Ciò significa che non è stato misurato il livello di PFAS nel singolo paziente né è stato possibile collegare direttamente un caso di cancro specifico all'esposizione individuale all'acqua contaminata.
Di conseguenza, questo tipo di studio può identificare associazioni o correlazioni, ma non può stabilire un nesso di causalità diretta tra l'esposizione a PFAS nell'acqua e lo sviluppo del cancro in un individuo [8]. La "fallacia ecologica" è un potenziale errore logico in cui si assume che le relazioni osservate per i gruppi valgano necessariamente anche per gli individui [8].
Considerando il contesto normativo e analizzando la diffusione della contaminazione, le stime precedenti suggeriscono che circa il 45% delle forniture di acqua potabile negli Stati Uniti potrebbe contenere PFAS rilevabili [9]. Attualmente, l'EPA non ha ancora limiti nazionali obbligatori per le PFAS nell'acqua potabile, sebbene abbia emesso avvisi sanitari non vincolanti. Tuttavia, l'agenzia ha finalizzato nuove normative che entreranno in vigore progressivamente, con pieno regime previsto per il 2029, stabilendo livelli massimi di contaminanti (MCLs) legalmente applicabili per sei specifiche PFAS (tra cui PFOA e PFOS) nell'acqua potabile pubblica [10].
Ma esistono quindi delle strategie di mitigazione da attuare per ridurne l'esposizione?
Data la pervasività delle PFAS, l'esposizione avviene non solo tramite l'acqua potabile ma anche attraverso alimenti (contaminati da imballaggi o bioaccumulo), polvere domestica e contatto diretto con prodotti di consumo [3, 4]. Evitare completamente l'esposizione è estremamente difficile. Tuttavia, è possibile adottare alcune misure per ridurla:
1. Informarsi sulla qualità dell'acqua locale: Consultare i report sulla qualità dell'acqua forniti dall'ente idrico locale o statale, che potrebbero includere dati sul monitoraggio delle PFAS [4].
2. Utilizzare filtri per l'acqua: Installare sistemi di filtrazione domestica certificati per la rimozione delle PFAS. Tecnologie come il carbone attivo granulare (GAC) e l'osmosi inversa (RO) sono considerate efficaci [4, 11].
3. Ridurre l'esposizione alimentare: Limitare il consumo di cibi confezionati in materiali resistenti a grasso e acqua (spesso trattati con PFAS) e preferire cotture in materiali inerti (vetro, acciaio inox, ghisa) rispetto a quelli antiaderenti, specialmente se usurati [4].
Come evidenziato dal Dr. Cardenas, le scelte individuali possono avere un impatto limitato di fronte a una contaminazione così diffusa. Sono necessari "cambiamenti a livello di sistema e politiche" per affrontare efficacemente il problema alla fonte, includendo la restrizione dell'uso delle PFAS, la bonifica dei siti contaminati e l'implementazione rigorosa delle normative sull'acqua potabile [1].

In conclusione, questo studio fornisce nuove evidenze, seppur di natura ecologica ed esplorativa, che suggeriscono un'associazione tra la contaminazione da PFAS nelle forniture idriche pubbliche statunitensi e un'aumentata incidenza di diversi tipi di cancro a livello di popolazione.
Pur non potendo ancora dimostrare un rapporto causa-effetto, questi risultati rafforzano la preoccupazione per l'impatto sulla salute di questi contaminanti persistenti e sottolineano l'urgenza di ulteriori ricerche, in particolare studi epidemiologici individuali che possano valutare l'esposizione personale e il rischio oncologico. Nel frattempo, l'implementazione delle nuove normative EPA sull'acqua potabile e la continua ricerca di strategie di mitigazione, sia individuali che sistemiche, rimangono fondamentali per proteggere la salute pubblica.

Fonti Aggiunte/Riferimenti Indicativi:
1. Articolo originale citato: Li, S., et al. (Anno). Titolo dello studio. 'Forever Chemicals' in Tap Water Linked to Cancer. How to Lower Your Risk . Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology.
2. Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) - Informazioni di base sulle PFAS.
3. Agenzia per le Sostanze Tossiche e il Registro delle Malattie (ATSDR) - Scheda informativa sulle PFAS
4. Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) - PFAS e Salute
5. National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) - Per- and Polyfluoroalkyl Substances (PFAS)
6. IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans - PFOA & PFOS
7. Grandjean, P., & Clapp, R. (2015). Perfluorinated Alkyl Substances: Emerging insights into health risks. New solutions: a journal of environmental and occupational health policy, 25(2), 147-163. 
8. Schwartz, S. (1994). The fallacy of the ecological fallacy: the potential misuse of a concept and the consequences. American journal of public health, 84(5), 819-824. (Riferimento classico sulla fallacia ecologica)<<<<<<<<<<<<
9. Articolo o report che stima la prevalenza del 45% (e.g., studio USGS o altro). 
10. EPA - Final PFAS National Primary Drinking Water Regulation.
11. EPA - Reducing PFAS in Drinking Water with Treatment Technologies



 

Ultima modifica il Venerdì, 18 Aprile 2025 12:51
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