La conquista della malaria

Massimo Biondi 30 Lug 2008

La conquista della malaria
Una modernizzazione italiana 1900-1962

Frank M. Snowden
Einaudi, Torino 2008, pp. 319


La malaria ha rappresentato per secoli una componente fissa del paesaggio, della costituzione fisica, dell’ambiente naturale dell’Italia, e in particolar modo del Mezzogiorno d’Italia; una componente che ha influenzato e limitato lo sviluppo demografico del Paese, ma che ha anche condizionato usi e costumi, rapporti internazionali, commercio e crescita industriale. È stata, in questo senso, ben più che un mero accidente, o una delle tante malattie endemiche o epidemiche che hanno colpito la penisola italiana nel corso della sua storia. E altrettanto rilevante è stato quindi il traguardo di averla debellata, liberando di questo pesante vincolo ampie zone geografiche e concedendole finalmente a un’evoluzione socio-demografica analoga a quella prodottasi in altre aree.

Contrariamente a una falsa mitologia creata ad arte, la lotta e la conquista della malaria non sono avvenute in tempi brevi, a seguito soprattutto degli sforzi del regime fascista. La sconfitta della malattia è stata un obiettivo perseguito, con impegno e grandi sforzi umani ed economici, per molti decenni, raggiunto in tempi a noi straordinariamente recenti dopo la seconda guerra mondiale, e che ha visto mettere in campo una molteplicità di interventi, dagli effetti benefici e ad ampio raggio anche in settori lontani, come sono quelli dell’istruzione, grazie all’istituzione di scuole per i contadini analfabeti, dell’industria farmaceutica (coinvolta nella produzione di speciali preparati del chinino) e delle politiche sanitarie, che hanno richiesto soluzioni innovative e ingegnose per giungere a buon fine. Per non citare alcune pieghe dei rapporti internazionali – per esempio l’impegno della Fondazione Rockefeller, dall’America – e certe dinamiche (dalle rivalità alle grandi prove di cooperazione) interne al mondo della medicina e della sanità italiane.

 


Il volume di Frank Snowden, professore di storia contemporanea e storia della medicina all’università di Yale, ripercorre con grande dettaglio questa storia, non tralasciando di analizzare da un lato le sue determinanti biologiche, scientifiche, dall’altro le ragioni della sua centralità nelle politiche del Novecento. Passa dopo passo, si dispiegano nel suo racconto le differenti strategie messe in atto, le tensioni e i risultati legati a ogni nuovo intervento sul territorio, e soprattutto le personalità che furono protagoniste di questa battaglia, dai ricercatori agli igienisti attivi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Ventesimo secolo, a uno scienziato poliedrico e impegnato nel sociale come Angelo Celli, a un troppo presto dimenticato Alberto Missiroli.
Ne emerge un quadro ricco e complesso, che come tutte le migliori rappresentazioni storiche è sostanzialmente concluso in se stesso e relegato al passato. Non può suggerire nulla, in via diretta, per i problemi di analoga natura che affliggono la contemporaneità: tuttavia rappresenta un’interessante lezione sugli atteggiamenti che potrebbe essere utile tenere di fronte a simili difficoltà, da affrontare con razionalità e senso della concretezza, piuttosto che con idealismo, riferimenti ideologici e politici, irrazionalità, come si vede fin troppo fare in epoca moderna.

 

Massimo Biondi

Ultima modifica il Martedì, 06 Marzo 2012 14:37
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