Giovedì, 28 Maggio 2020

 

 


Nei prossimi mesi milioni di italiani utilizzeranno le mascherine “generiche” di comunità per le quali - sino ad oggi - non esisteva alcun riferimento utile a valutarne le prestazioni filtranti e la respirabilità.

Ecco perché UNI Ente Italiano di Normazione - su richiesta del Politecnico di Torino - ha messo a punto in tempi molto rapidi due nuovi progetti di prassi di riferimento che da oggi e sino all’11 giugno prossimo saranno sottoposti alla consultazione pubblica al fine di raccogliere le osservazioni da parte del mercato prima di procedere alla stesura del testo definitivo.

Eccoli in breve:

• “Maschere di comunità – Parte 1: Requisiti, classificazione e marcatura”, che fornisce i requisiti prestazionali, inclusi gli elementi utili per una loro classificazione e marcatura e indicazioni relative alla valutazione di conformità

• “Maschere di comunità – Parte 2: Metodi di prova”, con le indicazioni per lo svolgimento di un metodo di prova innovativo per misurarne le prestazioni filtranti mediante due prove distinte, ovvero l’efficienza di rimozione delle particelle e la resistenza all’attraversamento dell'aria.

Questi due documenti avranno un impatto diretto su tutte le mascherine (monouso o lavabili, anche autoprodotte) che nella cosiddetta “fase due” di convivenza con il Covid-19, saremo tutti obbligati ad indossare.

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Giovedì 28 maggio è stato presentato presso il Policlinico Umberto I il risultato della raccolta fondi promossa in collaborazione con la Fondazione Sapienza che ha permesso di allestire un nuovo spazio di eccellenza di terapia intensiva. Un passo concreto e tangibile che consiste in 8 ventilatori, 8 monitor, 8 letti per terapia intensiva nonché un sistema storz cmac x cmos videoendoscopio e 2 ecocardiografi
Giovedì 28 maggio è stato presentato presso il Policlinico Umberto I il risultato della raccolta fondi promossa in collaborazione con la Fondazione Sapienza che ha raggiunto 700 mila euro e ha permesso di allestire un nuovo spazio di eccellenza di terapia intensiva. Un passo concreto e tangibile che consiste in 8 ventilatori, 8 monitor, 8 letti per terapia intensiva nonché un sistema storz cmac x cmos videoendoscopio e 2 ecocardiografi.

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Il giovane, senza precedenti patologie, ridotto in fin di vita dal coronavirus. E' la prima volta in Europa per un'operazione di questo tipo: negli stessi giorni un intervento analogo anche in Austria


Francesco ha 18 anni, e li ha compiuti giusto due settimane prima che in Italia esplodesse la Covid-19. La pandemia gli ha cambiato letteralmente la vita: perché anche se era giovane e perfettamente sano, il virus lo ha infettato e gli ha danneggiato irrimediabilmente i polmoni, 'bruciando' ogni capacità di respirare normalmente. A salvarlo è stato un trapianto record effettuato al Policlinico di Milano, con un percorso che prima di oggi era stato tentato solo in Cina, dove la diffusione del coronavirus ha avuto inizio. Il coordinamento operativo è stato assicurato dal Centro nazionale trapianti in sinergia con il Centro regionale trapianti della Lombardia e il Nord Italia transplant program.

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E' stato eseguito la scorsa settimana al Policlinico di Milano e annunciato oggi il primo trapianto di polmone su un paziente affetto da Covid-19 realizzato in Europa, contemporaneamente a un intervento analogo effettuato a Vienna lo stesso giorno. Precedentemente questo genere di trapianto era stato eseguito soltanto due volte in Cina, a febbraio e aprile.

Si tratta di un successo che appartiene a tutto il Servizio sanitario nazionale. Fin dall’inizio della fase acuta della pandemia la Rete nazionale trapianti era consapevole che gli esiti dell’infezione da coronavirus avrebbero potuto portare all’indicazione di un trapianto di polmoni su un paziente contagiato. La Rete si è preparata a questa eventualità e quando è arrivato il momento si è attivata prontamente in tutte le sue articolazioni, dalla task force di sorveglianza infettivologica fino al sistema di reperimento degli organi, che sono stati donati dalla famiglia di una persona deceduta alla quale, come sempre, va tutto il nostro ringraziamento.

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Nell’analisi finale dello studio KEYNOTE-189, pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia, nel NSCLC metastatico, ha dimostrato una sopravvivenza globale mediana raddoppiata rispetto alla sola chemioterapia: 22 mesi verso 10,6 mesi.


I dati saranno presentati durante il programma scientifico virtuale del congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che si svolgerà dal 29 al 31 maggio
KENILWORTH, N.J., 27 maggio, 2020 – Pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 44% rispetto alla sola chemioterapia e, a due anni, ha dimostrato un beneficio sostenuto di sopravvivenza a lungo termine nel tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico. In particolare il 45,7% dei pazienti trattati con la combinazione era vivo dopo due anni rispetto al 27,3% con sola chemioterapia. La sopravvivenza globale mediana è raddoppiata con la combinazione, raggiungendo i 22 mesi rispetto ai 10,6 mesi con la chemioterapia. Sono i nuovi dati aggiornati dell’analisi finale dello studio KEYNOTE-189 di fase 3, che saranno presentati durante il programma scientifico virtuale del congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO), che si svolgerà dal 29 al 31 maggio (Abstract #9582).

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Il Presidente FIMP Biasci: “Abbiamo presentato le nostre proposte di strategie assistenziali e organizzative per l’anno scolastico 2020-2021 ai Ministri Speranza e Azzolina. Favoriamo i piccoli gruppi per gli asili nido e le materne”. Raccomandata la vaccinazione anti-influenzale

 “Orari scaglionati di ingresso e di uscita, misurazione della temperatura corporea tramite termoscanner, attenzione all’igiene delle mani, no a giochi da casa o scambio di materiali tra alunni, garanzia di una buona aerazione degli ambienti, più attività all’aperto e in piccoli gruppi negli asili-nido e nelle scuole materne, mascherina opportuna per i bambini più grandi e per il personale scolastico solo quando non sia possibile rispettare il distanziamento sociale di almeno un metro”. Queste le otto buone pratiche contenute nel documento presentato stamane da Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, ai Ministri della Salute, Roberto Speranza e dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

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Un segreto lungo cinque secoli svelato dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa


La Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa si è resa protagonista di una nuova scoperta che riscrive la storia della famiglia dei Medici di Firenze. Nel 2012 è stata condotta dall’equipe pisana la riesumazione dei resti di Giovanni dalle Bande Nere (1498-1526) e di sua moglie Maria Salviati (1499-1543), sepolti nelle Cappelle Medicee di San Lorenzo a Firenze. Lo studio dello scheletro di Maria Salviati ha rivelato i segni inequivocabili della sifilide venerea nella sua fase terziaria: sono ad esempio evidenti le lesioni sifilitiche sull’osso frontale del cranio.

La diagnosi è una novità assoluta nella storia delle malattie dell’illustre casato: dai documenti del tempo non risulta infatti che Maria soffrisse di sifilide, una malattia ben conosciuta dai medici del Rinascimento, ma che non le fu mai esplicitamente diagnosticata. Sappiamo invece che la stessa nobildonna rifuggiva le visite approfondite dei dottori, quasi a tenere nascosta per pudicizia le manifestazioni più eclatanti del male che la tormentava.

Maria probabilmente venne infettata dal marito, il celebre Giovanni dalle Bande Nere, che aveva una vita sessuale sregolata, ricca di frequentazioni con prostitute, in un’epoca in cui il male venereo serpeggiava tra le cortigiane e tra chi conduceva il mestiere delle armi. Dopo la scoperta delle Americhe, infatti, la sifilide fece la propria comparsa in Europa con una violenza di manifestazioni cliniche e una virulenza che si attenuerà solo dopo la metà del ’500.

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