Mercoledì, 22 Dicembre 2021

 

Despite the discovery of many dinosaur eggs and nests over the past 100 years, articulated in-ovo embryos are remarkably rare. Here we report an exceptionally preserved, articulated oviraptorid embryo inside an elongatoolithid egg, from the Late Cretaceous Hekou Formation of southern China. The head lies ventral to the body, with the feet on either side, and the back curled along the blunt pole of the egg, in a posture previously unrecognized in a non-avian dinosaur, but reminiscent of a late-stage modern bird embryo.

Comparison to other late-stage oviraptorid embryos suggests that prehatch oviraptorids developed avian-like postures late in incubation, which in modern birds are related to coordinated embryonic movements associated with tucking — a behavior controlled by the central nervous system, critical for hatching success. We propose that such pre-hatching behavior, previously considered unique to birds, may have originated among non-avian theropods, which can be further investigated with additional discoveries of embryo fossils.

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Pubblicato in Scienceonline

Un recente studio dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr ha dimostrato che la zona compresa tra il limite superiore del bosco e il limite inferiore dei ghiacciai e della copertura nevosa estiva mostra un tasso di riscaldamento superiore rispetto a quello dell’intera area alpina, con possibili conseguenze per i settori idroelettrico, ecologico e turistico. Lo studio, riferito al periodo 1990-2019, è pubblicato su Journal of Mountain Science

 L'ambiente periglaciale alpino è la zona compresa tra il limite superiore del bosco e il limite inferiore dei ghiacciai e della copertura nevosa estiva, dove il clima è dominato da una significativa variabilità della temperatura, sia diurna che stagionale, e la pioggia e la neve cadono principalmente in primavera e autunno.

Pubblicato in Ambiente


 

Grazie al telescopio orbitale Chandra della NASA, un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’INAF ha individuato per la prima volta due coppie di cavità, o bolle, formate nel gas caldo di un ammasso di galassie, generate forse dall’azione di due buchi neri supermassicci uniti in un’orbita ravvicinata. 
Potrebbero essere due buchi neri supermassicci uniti tra loro in un’orbita ravvicinata i responsabili di quattro enormi cavità, o bolle, osservate al centro di un ammasso di galassie da un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna e dell’INAF. Lo studio – pubblicato su The Astrophysical Journal Letters – nasce da una serie di osservazioni del Chandra X-ray Observatory, il telescopio orbitale della NASA per l'osservazione del cielo nei raggi X.
Gli ammassi di galassie sono le più grandi strutture connesse dalla forza di gravità presenti nell’universo. Sono formate da gruppi di centinaia o anche migliaia di singole galassie, insieme ad enormi quantità di gas caldo e invisibile materia oscura. In particolare, il gas caldo che pervade gli ammassi, la cui massa è di gran lunga superiore a quella delle galassie al loro interno, è ben visibile ai raggi X catturati da Chandra.

Pubblicato in Astrofisica

 

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