Mercoledì, 03 Marzo 2021
Mercoledì, 03 Marzo 2021 17:42

Nei laghi e fiumi i pesci dimenticati


Un nuovo rapporto del WWF e di altre 15 Ong sottolinea l'importanza di ripristinare l’habitat di fiumi e laghi non solo per gli animali, ma anche per le comunità che dipendono da essi

Più di un terzo dei pesci d’acqua dolce rischiano una vera e propria estinzione di massa in tutto il mondo. A lanciare l’allarme è stato il rapporto “The World’s Forgotten Fishes”, firmato da WWF e altre 15 Ong, tra cui London Zoological Society (Zsl), Global Wildlife Conservation e The Nature Conservancy. Secondo lo studio, 80 specie si sono già estinte, di cui 16 soltanto lo scorso anno, ma questo numero è destinato a salire.

Un terzo delle specie a rischio

Il rischio è che nel giro di 15 anni spariranno ben un terzo delle specie, cioè circa 6mila. Si legge nel rapporto che negli ultimi 50 anni, la popolazione di pesci migratori è diminuita del 76%, mentre quella dei grandi pesci, con peso superiore ai 30 chili, è calata del 94 per cento.
Lo studio cita tra le principali cause di questa drastica diminuzione il cambiamento climatico ma aggiunge anche altri problemi, come l’inquinamento, la pesca eccessiva e poco sostenibile e l’introduzione artificiale di specie non native. Come spiega Bbc bisogna anche considerare che milioni di persone si affidano ai pesci d'acqua dolce sia come fonte di sostentamento, sia come fonte di reddito attraverso la pesca e il commercio di pesci per acquari. Il rapporto, tra le cause, menziona anche il fatto che la maggior parte dei fiumi del pianeta è parzialmente sbarrato da dighe o soggetto a impianti utilizzati per distribuire l’acqua per uso irriguo.

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Mercoledì, 03 Marzo 2021 17:33

Pazienti SLA: accumulo di ferro nel cervello

 


Scoperto un accumulo di ferro nella corteccia motoria dei pazienti affetti da SLA: come la Risonanza Magnetica Nucleare può dimostrarlo e fornire un biomarcatore utile alla diagnosi precoce della malattia.
Fino a non molti anni fa la diagnosi di SLA era affidata a superspecialisti della malattia, spesso escludendo altre patologie degenerative del sistema nervoso, non esistendo analisi specifiche per essa. Oggi, con i progressi della ricerca biomedica, le cose stanno fortunatamente cambiando. La definizione di biomarcatori utili alla diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) rappresenta del resto un obbiettivo determinante per formulare una precoce e sicura diagnosi ed avviare al più presto il paziente alla terapia più corretta e personalizzata. Con un contributo collaborativo del Policlinico di Milano, IRCCS Istituto Auxologico Italiano ed Università degli Studi di Milano ora siamo più vicini all’obbiettivo.

La suscettibilità magnetica della corteccia motoria frontale dei pazienti affetti da SLA può essere misurata automaticamente e risulta alterata e correlabile con la sofferenza del I° motoneurone, uno dei due elementi responsabili della SLA accanto alla degenerazione del II° motoneurone.
“Il contributo di un gruppo di lavoro che si è affiatato negli anni – afferma il prof. Vincenzo Silani, professore ordinario di neurologia dell’Università di Milano e primario di neurologia dell’Auxologico – oggi si realizza con un prestigioso lavoro pubblicato dall’European Radiology che trova in un ricercatore molto valido del Policlinico di Milano, il dott. Giorgio Conte, il primo autore. La SLA polarizza la nostra attenzione da anni e la ricerca di biomarcatori è stata spasmodica: la possibilità di eseguire oggi una Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) ed avere una informazione così rilevante accende la possibilità di una diagnosi precoce nonché la conferma mdiagnostica con un biomarcatore neuroradiologico alla portata di tutti”. “Negli ultimi anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione sull’accumulo di ferro nella corteccia motoria dei Pazienti affetti da SLA – conferma il dott. Giorgio Conte - Questo fenomeno può essere studiato mediante tecniche avanzate di RMN, in particolare lo studio quantitativo della suscettibilità magnetica.

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Uno studio congiunto delle Università di Padova e di Genova, recentemente pubblicato sulla rivista Intelligence, ha esaminato 13 milioni di prove Invalsi per valutare le differenze in matematica fra ragazze e ragazzi nelle scuole del Nord e Sud Italia.
Nell’immaginario comune, il Pitagora del futuro non è una ragazza e non proviene dal Sud Italia: nella corsa a chi arriva primo in matematica tra gli studenti, i cliché vogliono che siano i ragazzi a vincere, e di solito provenienti dalle zone ricche del nord Italia. Questa considerazione si basa sull’osservazione che le differenze fra maschi e femmine sono enfatizzate nelle zone meno ricche e progredite.
Ma è effettivamente così? Quali sono i fattori che determinano il minore interesse delle ragazze nelle cosiddette materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica)? Quanto influiscono gli aspetti geografici, sociali, culturali ed economici nel gender gap in matematica?

Pubblicato in Matematica


Una task force della World Sleep Society ha redatto una rivisitazione delle linee guida per la diagnosi delle apnee notturne negli adulti. Tra gli esperti che compongono la task force c’è Giuseppe Insalaco, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dei disturbi respiratori nel sonno dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica (Cnr-Irib) di Palermo. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sulla rivista Sleep Medicine
La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSA) è un disturbo caratterizzato da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. Questa condizione, che interessa oltre 500 milioni di soggetti nel mondo e circa 4 milioni in Italia, determina una serie di conseguenze cardiache e respiratorie che, se non diagnosticamente precocemente e correttamente, possono portare a conseguenze molto gravi per la salute di centinaia di migliaia di persone. “La World Sleep Society (WSS) ha l’obiettivo di promuovere la salute del sonno in tutto il mondo e gli scambi internazionali tra ricercatori che si occupano di medicina del sonno.

Pubblicato in Medicina



Creating living embryos using artificial reproduction technologies provides a promising avenue to rescue mammalian species at risk of extinction. In order to growin vitroa sufficient number of female gametes fit for fertilisation, scientists have to replicate the natural development of ovarian follicles right from the earliest – primordial – stage. Now, the first comprehensive analysis of gene expression (transcriptome) in early ovarian follicles of domestic cats gives an insight into the fundamental physiological mechanisms that could trigger follicle activation and growth in a species other than mice. The scientific work, performed by the scientists of the Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research (Leibniz-IZW) and the Berlin Center for Genomics in Biodiversity Research (BeGenDiv),is an essential stepping-stone towards supporting oocyte growthin vitro.

Pubblicato in Scienceonline

 

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