Polyphenol consumption in adolescents is associated with a better cardiovascular health
The consumption of polyphenols in adolescents is associated with a better cardiovascular health, according to a collaborative research study which includes the participation of the University of Barcelona, the Hospital Clínic-IDIBAPS, the Physiopathology of Obesity and Nutrition Networking Biomedical Research Centre (CIBEROBN), the Spanish Cardiovascular Research Network (CIBERCV) and the SHE Foundation.
The study, carried out with the funding from La Caixa Foundation and La Marató de TV3, has been published in the journal Scientific Reports. As part of the study, the researchers analysed the amount of polyphenols in the urine of 1,326 adolescents that took part in the SI! Program (Integral Health) of 24 secondary education schools in Madrid and Barcelona.
Stress: in Italia ne soffrono 9 persone su 10. Dalle cellule staminali arriva una soluzione naturale
Il Presidente Caradonna: “Un rinnovato concetto: dalla staminalità dell’individuo al benessere. Misurare le staminali circolanti ci permette di scoprire come stiamo e di intervenire per migliorare il nostro stato di salute”
Il Presidente SIMCRI School Farina: “In un momento storico in cui le figure professionali in ambito sanitario tendono a mancare, investire in formazione è necessario e fondamentale”.
Pandemia, difficoltà economiche, inquinamento, mancanza di attività fisica, tensioni sul lavoro: sono alcune tra le maggiori cause di stress, che in Italia affligge 9 persone su 10. A contribuire alla sua diminuzione, però, arrivano delle armi del tutto naturali: le cellule staminali, il motore rigenerativo del nostro organismo, in grado di darci informazioni sul nostro stato di salute. Con un semplice prelievo del sangue – come per la misurazione del colesterolo – è possibile misurare il proprio livello di ‘staminalità’ e decidere se intervenire per aumentarlo.
Extracting hydrogen from seawater
In principle, seawater offers an ideal source of hydrogen for clean energy. But, in practice, the electricity used to extract the hydrogen from seawater produces unwanted by-products (from the salt in the water) that poison the catalyst and shut down the process. By using stacked graphene sheets (sheets of carbon atoms similar to those in pencil lead, each as thin as a thousandth of a hair), a team of researchers, led by McGill professor Marta Cerruti of the Department of Materials Engineering, have now built a porous, three-dimensional, electrode in the form of a sponge that has successfully separated the water from the unwanted chemical compounds. The next challenge will be scaling up the process to mass produce the electrodes, which could also potentially be used for other reactions where it is important to prevent interference from certain molecules.
"Selective Catalytic Electro-Oxidation of Water with Cobalt Oxide in Ion Impermeable Reduced Graphene Oxide Porous Electrodes" by Gabriele Capilli et al.was published in ACS nano.
Solitudine e memoria: un binomio pericoloso
Uno studio internazionale ha dimostrato che la solitudine può influire sulla memoria riducendo nelle persone la capacità di riconoscimento di volti già visti. La ricerca è pubblicata sulla rivista Scientific Reports.
Uno studio internazionale condotto dal Dipartimento di Psicologia della Sapienza in collaborazione con la Bournmouth University in Inghilterra, ha dimostrato che esiste una connessione tra solitudine e memoria e in particolare tra solitudine e capacità dell’uomo di riconoscere volti già visti. La ricerca, finanziata dalla società scientifica “Experimental Psychology Society” e pubblicata sulla rivista Scientific Reports, si basa sul presupposto che l’essere umano ha una forte necessità di connessioni sociali, un bisogno di affiliazione, “di appartenere, di essere parte di…”. Il senso di solitudine arriva nel momento in cui questo bisogno non viene soddisfatto, sia per mancanza di contatti sociali sia perché si ritiene che i contatti sociali esistenti siano insoddisfacenti.
La chimica indaga il passaggio dalla pittura a tempera a quella ad olio avvenuto nel Rinascimento
Al via progetto europeo ARIAH coordinato dall'Ateneo con l'Università statunitense di Madison-Wisconsin e il Doerner Institut di Monaco di Baviera delle Collezioni di pittura statali bavaresi
Al via un progetto europeo coordinato dall’Università di Pisa che indagherà il rivoluzionario passaggio dalla pittura a tempera alla pittura a olio avvenuto durante il Rinascimento. E sarà la chimica a gettare nuova luce su questa transizione, cercando di svelare “ricette” e composizione delle pitture. In partenza a novembre, il progetto denominato “ARIAH: A Revolution In Art History” è coordinato dall’Ateneo pisano in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell'Università statunitense di Madison-Wisconsin e il Doerner Institut di Monaco di Baviera delle Collezioni di pittura statali bavaresi. Al centro della ricerca ci saranno maestri come Tiziano, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio e Leonardo da Vinci. Questi artisti si collocano in un periodo in cui veniva impiegata quella che gli storici dell’arte definiscono “tempera grassa”, cioè una tempera “normale” costituita da pigmenti colorati dispersi in un legante proteico, per lo più uovo, a cui però aggiungevano anche un olio vegetale.