Settembre 2021

Announcing a new article publication for Zoonoses journal. In this article the authors Cao Chen, Qi Shi and Xiao-Ping Dong from the Chinese Center for Disease Control and Prevention, Beijing, China, Center for Biosafety Mega-Science, Wuhan, China and China Academy of Chinese Medical Sciences, Beijing, China discuss the SARS-CoV-2 Lambda Variant in relation to spatiotemporal distribution and potential public health impact.


Various SARS-CoV-2 variants have continually emerged since the summer of 2020. Recently, the spread and potential effects of the Lambda variant on public health have caused great scientific and public concern. The Lambda variant (C.37), first identified in Peru in December 2020, contains a novel deletion (Δ246–252) and two novel mutations, L452Q and F490S, not present in the ancestral strain and other variants. The Lambda variant was designated a variant of interest in April of 2021. By the end of July, this variant sequence was detected in more than 30 countries worldwide, mostly in South America.
In this study the authors analyse the global spatiotemporal distribution of the Lambda variant from the beginning of January to the end of July from publicly available data. The Lambda variant spread rapidly in Peru and became predominant in March.

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Study provides new insights into the base of the marine ecosystem.

All life starts at a small scale, including life in the ocean. Microscopic plants called phytoplankton form an important base for the marine ecosystem, and ultimately determine how fish stocks develop and how much atmospheric carbon dioxide is taken up by the ocean. Understanding the base of the marine ecosystem is important for two essential questions for the future of the human population: nutrition and climate.

Scientists at the Scripps Institution of Oceanography, Dalhousie University, the University of Liverpool and GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research Kiel have developed a new model for studying phytoplankton growth in the ocean. The research was funded in part by the U.S. National Science Foundation and was published in Science Advances.

 

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Pubblicato in Scienceonline

 

 

Un incidente evitabile che avrà effetti immediati e a lungo termine sugli ecosistemi costieri della zona.


Una fuoriuscita di petrolio che ha coperto una superficie di 800 chilometri quadrati sta minacciando le coste di Cipro e Turchia, con conseguenze potenzialmente devastanti per la biodiversità marina e gli ecosistemi. Lo sversamento pone seri rischi anche per le comunità e le imprese che dipendono dal turismo e che utilizzano le risorse marine per la loro sopravvivenza.

La fuoriuscita ha avuto origine in Siria, dove, secondo i resoconti locali, la rottura di un serbatoio della centrale termica di Baniyas ha portato allo sversamento in mare di grandi quantità di carburante e ha colpito diversi comuni che hanno già avviato le procedure di pulizia. Seconto quanto dicharato dall’agenzia di stampa statale siriana SANA, il serbatoio che perdeva conteneva 15.000 tonnellate di carburante. Questo recente incidente rappresenta un ulteriore richiamo sui grandi rischi associati all’estrazione e alla lavorazione degli idrocarburi nel bacino semi-chiuso del Mediterraneo, caratterizzato da un pericoloso accumulo degli inquinanti petroliferi e dove le conseguenze di tali incidenti possono causare effetti negativi a lungo termine sugli ecosistemi e sulle comunità che vivono lungo le coste.

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Per progettare le future infrastrutture di difesa per Venezia e altre città costiere, sarà cruciale stimare l’impatto delle emissioni sull’innalzamento del livello del mare durante questo secolo. Lo affermano gli autori di una nuova analisi scientifica sul rischio di acqua alta a Venezia, pubblicata oggi sulla rivista scientifica Natural Hazards and Earth System Sciences. Lo studio, coordinato da ricercatori dell’Università del Salento, dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, analizza dati storici e contemporanei su Venezia, Patrimonio Mondiale Unesco, per comprendere il recente aumento del rischio di allagamenti, che gli scenari di cambiamento climatico indicano potrebbe aumentare ancora e addirittura accelerare nel corso del 21° secolo.

Il fattore chiave nell’esaminare la grave minaccia di allagamenti a Venezia e in altre città costiere è l’innalzamento del livello del mare relativo, ovvero l’innalzamento del livello del mare rispetto alla superficie terrestre solida locale, che risulta dalla subsidenza della superfice su cui sorge la città e dall’innalzamento del livello medio del mare.

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Giovedì, 02 Settembre 2021 08:57

A skin crawling treatment for acne?

Schematic illustration of the adhesive patch with diving beetle–inspired suction chambers against rough and wet human skin.

 

 

Scientists develop beetle inspired device for skin care.

Drawing inspiration from nature, a team of international scientists have invented a smart device for personalized skin care modeled after the male diving beetle. This tool collects and monitors body fluids while sticking to the skin’s surface, paving the way for more accurate diagnostics and treatment for skin diseases and conditions like acne. The team includes Bo-yong Park, a former postdoctoral researcher at The Neuro at McGill University.

Q&A with Bo-yong Park
What problem did you set out to solve?

Traditional non-invasive diagnostic devices developed for skin care have several limitations. These devices tend to be less accurate, hard to use, and require expensive equipment to analyze results. The chemical adhesives used in the process can also cause skin irritation or sometimes damage, making them difficult to use repeatedly or for a long time. Maintaining adhesion in different conditions like a wet or a curved skin surface can also be very challenging.

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Fraunhofer researchers have developed an intelligent coating for glass windows that darkens in the sun. This uses electrochromic and thermochromic materials that react to electricity and heat. In buildings with large glass façades, it stops the rooms from getting too hot because of solar radiation, thereby reducing the demand for energy-intensive air conditioning.

The building sector is one of the biggest emitters of greenhouse gases. According to the German Environment Agency, buildings are responsible for around 30 percent of the country’s CO2 emissions and 35 percent of its final energy consumption. Buildings with large glass façades and roofs are particularly problematic, such as the office towers that dominate modern cities. They heat up in the sun, especially in summer. However, using blinds and jalousies to provide shade is often unpopular, as they detract from the aesthetic appeal of the glass and disturb the view outside. Instead, the interior is cooled with air conditioning, which requires enormous amounts of electricity and increases the carbon footprint of the building.

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Mercoledì, 01 Settembre 2021 08:32

IL CORPO SU INSTAGRAM

 


Studio su 247 italiane tra i 19 e i 32 anni esposte a immagini sessualizzate su Instagram: cambia la percezione del proprio corpo, l’umore e l’interesse per la chirurgia estetica.


Instagram è un social media – o meglio, è IL social media – che prevede la condivisione di immagini. Negli ultimi anni, specularmente alla sua popolarità, è cresciuta anche la disponibilità di immagini sessualizzate ritraenti donne in pose sensuali. In che modo questo tipo di fotografie influenza il pubblico femminile del social? Quali conseguenze ha sulla percezione che le donne hanno del proprio corpo?
La ricerca condotta dal Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) dell’Università di Padova e University of Surrey (UK), dal titolo “Instagram Sexualization: When posts make you feel dissatisfied and wanting to change your body” pubblicata su «Body Image», risponde a queste domande indagando i possibili effetti che l’esposizione a tali post sessualizzati può avere sulla soddisfazione corporea delle giovani utenti di Instagram.
Il team di ricerca composto da Francesca Guizzo, precedentemente assegnista di ricerca all’Università di Padova e ora Lecturer in Psicologia Sociale alla University of Surrey, Natale Canale, docente di Psicologia Sociale dell’Ateneo patavino, e Fabio Fasoli, University of Surrey, ha reclutato 247 donne italiane di età compresa tra 19 e 32 anni e ha preso in considerazione le reazioni sia alle immagini che ai commenti del rinomato social network.

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Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biologia e biotecnologie Charles Darwin della Sapienza ha pubblicato sulla rivista Evolution uno studio sulla convergenza evolutiva tra le specie. La ricerca si interroga su quanto sia comune la convergenza morfologica nei carnivori e sulle possibili cause, con il risultato, inatteso, che essa derivi da interazioni complesse tra morfologia, ecologia e biomeccanica
La convergenza evolutiva è un fenomeno per cui specie diverse, che vivono e si sono adattate ad ambienti simili, evolvono caratteristiche morfologiche e funzionali analoghe che li portano a somigliarsi moltissimo pur non avendo parentela in comune.

Una delle questioni più dibattute tra gli studiosi è quella di determinare in maniera affidabile quali siano i tratti maggiormente predisposti a convergere tra le specie, e quali le cause. Numerose le ipotesi ancora inesplorate, non solo ecologiche, ma anche comportamentali e filogenetiche. Il fattore ecologico che più frequentemente si presume abbia prodotto convergenza morfologica nei carnivori, e più specificamente nel loro complesso cranio-mandibolare, è la dieta.

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L’inibizione di particolari proteine – chiamate PIP4K – potrebbe permettere una risposta immunitaria più efficace, favorendo la capacità dell’organismo di attaccare ed eliminare le cellule tumorali.


Un gruppo di studiosi ha individuato un potenziale trattamento che potrebbe migliorare la capacità del sistema immunitario umano di identificare e colpire le cellule tumorali. Il sistema immunitario di un paziente è infatti in grado di riconoscere e distruggere cellule tumorali. Per questo, l’immunoterapia, cioè il trattamento della malattia attraverso l’attivazione del sistema immunitario, viene oggi proposta per diversi tipi di tumore. Tuttavia le cellule tumorali sono in grado di creare un microambiente che limita l’azione delle cellule del sistema immunitario, e di conseguenza anche l’efficacia dell’immunoterapia.
Il nuovo studio – pubblicato sulla rivista PNAS – mostra ora che l’inibizione di una famiglia di enzimi – chiamati PIP4K – influisce sull’attività di un gruppo di cellule del sistema immunitario – chiamate T regolatorie (Treg) – che, permette così di attivare una risposta più efficace contro i tumori.

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