Ottobre 2020


Un nuovo studio coordinato dalla Sapienza, in collaborazione con l’ENEA e il CNR, ha dimostrato sperimentalmente che la polarizzabilità dell’acqua è influenzata dalla sua particolare struttura che nella forma liquida si presenta come una miscela di due fluidi di densità diversa. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Physics Letters A, apre la strada allo sviluppo di materiali innovativi per massimizzare la trasmissione elettrica attraverso mezzi di base acquosa
L’acqua è una sostanza indispensabile per tutte le forme di vita, è alla base degli ecosistemi e costituisce gran parte del nostro corpo, così come di quello degli altri animali, e dei vegetali.

Una molecola d’acqua, la cui formula chimica è H2O, è formata da un atomo di ossigeno e due di idrogeno. L’ossigeno è più elettronegativo dell’idrogeno, pertanto attrae gli elettroni di legame verso il vertice della molecola d’acqua, il quale mostra così una parziale carica elettrica negativa, mentre le estremità una parziale carica positiva (dipolo elettrico).

Pubblicato in Fisica

 

Mappe del tetto del basamento cristallino (A), della Moho (B) e dell'isoterma di Curie (C) ottenuta dall'analisi spettrale di dati gravimetrici e magnetici della Sicilia



Rilevato sotto l’isola un rapido ed esteso ispessimento crostale, generato dalla collisione della placca africana con quella europea, e una notevole variabilità dell’assetto termico, con conseguente ricaduta sulla potenzialità di utilizzo della fonte geotermica regionale. A svelarlo uno studio coordinato dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Napoli, in collaborazione con il Cnr-Igg di Firenze e l’Università di Napoli Federico II, pubblicato su Scientific Reports

Una lotta incessante avviene nel Mediterraneo centrale, dove il bacino ionico lentamente si riduce sprofondando verso gli strati più bassi della litosfera spinto dalla placca africana al di sotto della crosta europea. Questa struttura geologica, che funziona come un vero e proprio rullo compressore, trasporta in superficie blocchi crostali che si scontrano e si sollevano formando la Sicilia. Un modello tridimensionale mostra ora le principali strutture della crosta superficiale e profonda dell’isola, svelando i processi che hanno portato alla sua formazione, e mostra le notevoli variazioni di temperatura del sottosuolo: ad una calda regione orientale, interessata da diffuse attività vulcaniche e magmatiche, si contrappone una crosta fredda e profonda nella restante parte. Lo studio “Crustal structure of Sicily from modelling of gravity and magnetic anomalies”, condotto da un team di ricercatori degli istituti di Scienze marine di Napoli (Ismar) e di Geoscienze e georisorse di Firenze (Igg) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dal Dipartimento di scienze della terra, dell’ambiente e delle risorse dell’Università di Napoli Federico II, è stato pubblicato su Scientific Reports, un giornale di Nature Research.

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Il modello biologico deriva dallo studio del lago di Ocrida, il più antico d’Europa. L’Università di Pisa partner della ricerca pubblicata su “Science Advances”.


Più un ecosistema è piccolo e giovane più è “precario” a livello di specie che si evolvono e si estinguono, più diventa grande e vecchio tanto più le specie si stabilizzano per numero e longevità. La definizione di questo modello biologico deriva da uno studio sul lago di Ocrida compiuto da un gruppo internazionale di ricercatori fra cui il professore Giovanni Zanchetta del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Il lavoro è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”.“Il lago di Ocrida è un incredibile laboratorio naturale – spiega Zanchetta -vecchio di ca. 1.4 millioni di anni e situato al confine tra Albania e Repubblica della Macedonia del Nord, non rappresenta solo il lago più antico d’Europa, ma con il suo patrimonio di 300 specie endemiche è anche quello con la maggior biodiversità”.Per studiare la dinamica evolutiva del lago di Ocrida, a partire dal momento della sua formazione, i ricercatori hanno combinato i dati paleoambientali e paleoclimatici con l’analisi di oltre 150 specie di diatomee fossili.

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Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Gli effetti dell’epidemia pesano su alimentazione, sedentarietà, sonno e disturbi dell’apprendimento. Noi disponibili a inserire nei Bilanci di salute le profilassi del Calendario della vita e l’anti-influenzale. Ma i nostri studi devono rimanere Covid-free, soprattutto per il bene dei piccoli”.


Roma, 16 ottobre 2020 – “Mangiano male, dormono meno, si muovono poco. E quel 15% con disturbi del neurosviluppo, dalle difficoltà di apprendimento alle forme di autismo, è in grande sofferenza. La salute dei bambini italiani al tempo del Covid-19 desta più di una preoccupazione in tutti noi. Ad allarmarci anche i ritardi nei recuperi del calendario vaccinale in tante Regioni, dovuti all’impegno dei Dipartimenti di Prevenzione sul contenimento del virus. Ribadiamo al Ministro Roberto Speranza, che su questo e sulla profilassi anti-influenzale siamo disposti a fare la nostra parte, approfittando degli accessi programmati per i Bilanci di salute”. Queste le parole di Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri durante il XIV Congresso Nazionale FIMP, in corso fino a domani in modalità virtuale.

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Lunedì, 19 Ottobre 2020 08:42

Roma. Massimo Siragusa

16/10/2020 - 10/01/2021
Museo di Roma in Trastevere
Progetto fotografico dedicato all’area urbana intorno a Roma: le periferie.

Attorno alla Roma celebrata dall’iconografia classica, alla città della grande bellezza dal fascino monumentale e un po’ decadente, con i suoi luoghi iconici invidiati dal mondo intero, sorge un’altra città. Nascosta e estranea ai flussi turistici. Un’area abitata e vissuta da oltre la metà dei cittadini romani. Una città caotica, spesso abusiva. Con i suoi cancelli, ringhiere, muri, alberi, reperti archeologici, auto, che si sovrappongono e si confondono in un caos visivo straordinario e unico. È la periferia. Anzi, le periferie. Diverse tra loro ma accomunate tutte dalla stessa anarchia visiva e architettonica. In questo lavoro, che si è snodato per oltre due anni lungo il perimetro della città, ho cercato relazioni, passaggi, dialoghi, quasi a volere tentare di mettere in ordine il caos della realtà.

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Lunedì, 19 Ottobre 2020 07:34

Le fiamme divorano il Kilimangiaro



WWF: creare un sistema di contrasto e di intervento globale che aiuti i paesi in difficolta ma più ricchi di biodiversità a prevenire e combattere gli incendi


Un incendio di vaste proporzioni sta divorando foreste e ambienti steppici del Kilimangiaro, a 3.700 metri, in una delle aree più preziose per la biodiversità del pianeta. Con tutta probabilità a diffondere i roghi è stato il fuoco acceso per riscaldare il cibo da parte di una delle tante spedizioni. Il fuoco interessa un’area di oltre 50 km2, alimentato da siccità e dai forti venti. Le operazioni di spegnimento, coordinate dal governo (che ha messo a disposizione un elicottero) e che coinvolgono più di 500 volontari , sono rese difficili anche dalla mancanza di attrezzature sufficienti. Le Nazioni Unite hanno donato centinaia di sacchi a pelo e coperte. Stanno fornendo sostegno anche aziende, ONG (WWF Tanzania), guide turistiche e comunità vicine.

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Scientists from the University of Sheffield and University of Manchester have been awarded £265,000 from the British Heart Foundation, to investigate the links between vascular dementia and heart disease, and test whether a drug currently used to treat arthritis could also be used as a treatment for vascular dementia.

Vascular dementia is common, accounting for 15 percent of all cases of dementia. Caused by an impaired blood flow to the brain, symptoms of vascular dementia include confusion, slow-thinking, and changes in mood and behaviour.

Heart disease is a known risk factor for vascular dementia, and preliminary research by the Sheffield scientists has shown that blood flow in the brain is substantially affected by heart disease. The new study will continue this research to examine in more detail how heart disease and vascular dementia interact together, potentially making the disease burden worse.

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The fossilised remains of ancient deep-sea corals may act as time machines providing new insights into the effect the ocean has on rising CO2 levels, according to new research carried out by the Universities of Bristol, St Andrews and Nanjing and published today [16 October] in Science Advances.

Rising CO2 levels helped end the last ice age, but the cause of this CO2 rise has puzzled scientists for decades. Using geochemical fingerprinting of fossil corals, an international team of scientists has found new evidence that this CO2 rise was linked to extremely rapid changes in ocean circulation around Antarctica.

Pubblicato in Scienceonline


Martedì 20 ottobre alle ore 12, presso la Sala multimediale del Rettorato, si terrà la cerimonia per la firma del protocollo d’intesa tra Sapienza, ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e HCI (Health City Institute). Finalità dell'accordo, la formazione di una nuova figura manageriale con il compito di tutelare la salute e il benessere dei cittadini.

 

“Il ruolo delle città nella promozione della salute nei prossimi decenni sarà sempre più strategico e l'accordo con ANCI e Health City Institute - dichiara il Rettore Gaudio - rappresenta un'occasione importante di pianificazione congiunta delle attività per concretizzare una sinergia positiva fra il sapere scientifico, la formazione e le esigenze di salute pubblica espresse dai comuni italiani, in particolare in questa delicata situazione di emergenza da COVID-19”.

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Mercoledì, 14 Ottobre 2020 12:24

La convivenza uomo orso comincia dalla tavola

 

 


Uomo e orso. Se ne parla spesso in parallelo per raccontare le differenze che ci distinguono, così che il più delle volte dimentichiamo le tante cose che ci accomunano. Dalle prolungate cure parentali verso i cuccioli, fino alla dieta onnivora e ai gusti alimentari. In occasione della Food Week, il WWF dedica una giornata ad una delle specie più iconiche del nostro paese e alle similitudini che ci accomunano “a tavola”.

L’orso bruno (sia quello delle Alpi che l’orso marsicano, sottospecie endemica dell’Appennino) è una specie iconica delle nostre montagne. Convive con l’uomo da secoli, non sempre facilmente per ovvi motivi: l’uomo ha la tendenza a sfruttare aree rurali e montane per le proprie attività, molto spesso legate alla produzione di cibo (allevamento e agricoltura), mentre l’orso ha bisogno di ampi spazi naturali e indisturbati per i propri spostamenti e per la ricerca del cibo, quanto mai fondamentale per una specie che sfrutta risorse stagionali e necessita di accumulare grasso durante l’autunno, in vista dell’ibernazione.

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