Novembre 2020


Un lavoro coordinato dal Dipartimento di Medicina sperimentale e pubblicato sulla rivista EBioMedicine del gruppo The Lancet, identifica in un autoanticorpo un possibile indicatore di resistenza ai trattamenti immunoterapici nei pazienti con carcinoma polmonare
L’ultima frontiera della lotta al cancro è rappresentata da terapie che armano il sistema immunitario del paziente in modo che sia in grado di riconoscere e annientare le cellule tumorali. Cosa accade se il sistema immunitario ha un difetto? In questo caso è molto probabile che si inneschi un meccanismo di resistenza all’immunoterapia usata contro il tumore compromettendo gravemente l’efficacia della cura.

La presenza di autoanticorpi può essere una spia di allarme di un sistema immunitario disfunzionale e l’identificazione di biomarcatori di questo sistema può essere una guida per la scelta della corretta terapia per il paziente.

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La ricerca dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista “New Phytologist” indaga il numero di cromosomi e la dimensione del genoma dell’antenato di tutte le piante da fiore


Nel corso dell’evoluzione le angiosperme, cioè le piante da fiore, hanno mantenuto pressoché costante il numero di cromosomi e ridotto le dimensioni del proprio genoma, cioè il numero di geni di cui sono provviste. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista “New Phytologist”, realizzato grazie all’applicazione dei big data alla botanica, un approccio innovativo sperimentato proprio all’Università di Pisa. I ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Ateneo pisano hanno infatti elaborato con tecniche probabilistiche e computazionali le informazioni cromosomiche di oltre 10.000 specie, in modo da modellare l'evoluzione del numero cromosomico delle angiosperme per un arco di tempo di 140 milioni di anni.

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Giovedì, 12 Novembre 2020 10:16

Gli adolescenti bevono e fumano di meno

 

Ma emergono preoccupazioni per l’uso ad alto rischio di cannabis e per i nuovi comportamenti a rischio di dipendenza. Sono i nuovi risultati dello studio europeo Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr. Più diffusi, tra gli adolescenti italiani, rispetto ai coetanei europei, gioco d’azzardo e cannabis

 Il fumo e il consumo di alcolici tra gli studenti europei di 15-16 anni mostrano segni di declino, ma emergono preoccupazioni per l’uso potenzialmente rischioso della cannabis e per le sfide poste dai nuovi comportamenti a rischio di sviluppare dipendenza. È quanto emerge dal nuovo Report dell’European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (Espad) pubblicato oggi. Lo studio, coordinato dal gruppo di ricerca italiano dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) e pubblicato in collaborazione con l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), si basa sull’ultima rilevazione condotta nel 2019 in 35 Paesi europei, tra cui 25 Stati membri dell’Ue (1).

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Ricerca italiana pubblicata su “Transplantation”: persone con determinate varianti genetiche avrebbero il doppio delle possibilità di ammalarsi

 Da uno studio realizzato dalla Rete trapianti del Servizio sanitario nazionale emerge una possibile correlazione tra la presenza di alcuni antigeni HLA (il sistema genetico responsabile della regolazione del sistema immunitario nell'uomo e della risposta di rigetto) e una maggiore predisposizione sia all’infezione da SARS-CoV-2 che a una sua evoluzione clinica negativa.

 La ricerca, realizzata grazie all’impegno del Centro nazionale trapianti e di tutti i coordinamenti regionali, è stata appena pubblicata su “Transplantation”,una delle più autorevoli riviste scientifiche di trapiantologia al mondo. Lo studio ha acquisito i dati sui pazienti positivi al coronavirus presenti al 22 marzo 2020 nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, e li ha incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti sul profilo genetico di ben 56.304 persone: i quasi 48mila pazienti con un trapianto d’organo funzionante realizzato in Italia dal 2002 a oggi e le oltre 8mila persone in lista d’attesa per un organo. Il match ha permesso di isolare, all’interno dell’intera popolazione italiana dei trapiantati e dei pazienti da trapiantare, 256 casi Covid-positivi e di analizzare nel dettaglio il possibile ruolo giocato nell’infezione da alcune caratteristiche del sistema immunitario come gli antigeni HLA e il gruppo sanguigno, informazioni abitualmente mappate nell’attività clinica trapiantologica.

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Riprodotta in 3D la dispersione di droplet e aerosol in un pronto soccorso. Calcolati gli effetti dei sistemi di aerazione. Lo studio condotto con Ergon Research e Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). Un colpo di tosse in un pronto soccorso al tempo del COVID-19. Il viaggio nell’aria delle goccioline salivari grandi (droplet) e di quelle microscopiche (aerosol) emesse col respiro. Una simulazione in 3D realizzata dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù riproduce esattamente il movimento delle particelle biologiche nell’ambiente e l’impatto dei sistemi di aerazione sulla loro dispersione. I risultati dello studio, condotto con lo spin-off universitario Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Research, fornendo informazioni importanti per contenere la diffusione del virus SARS-CoV2 negli ambienti chiusi anche attraverso il trattamento dell’aria.


LO STUDIO
Lo studio sulla dispersione di contaminante negli ambienti chiusi è stato realizzato dagli specialisti del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e dalla Direzione Sanitaria del Bambino Gesù, in collaborazione con gli ingegneri di Ergon Research e la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) per la supervisione tecnico-scientifica. I ricercatori hanno utilizzato potenti strumenti di “simulazione fluidodinamica computazionale” (CFD - Computational Fluid Dynamics) per ricreare virtualmente la sala d’aspetto di un pronto soccorso pediatrico dotata di sistema di aerazione, con all’interno 6 bambini e 6 adulti senza mascherina.

Pubblicato in Medicina



Grazie a misure accurate della reazione nucleare che conduce alla produzione di elio leggero, è possibile risalire ad alcune proprietà dell’Universo determinate nei primi minuti dopo il Big Bang.

Una reazione chiave del processo di produzione degli elementi chimici più leggeri, molto importante nei primi momenti di vita del nostro Universo, è quella per cui da un protone e un nucleo di deuterio (un isotopo dell’idrogeno) si ottiene l’elio-3 (un isotopo dell’elio), in simboli: D(p,γ)3He.

Questa reazione è stata indagata, con precisione e accuratezza mai raggiunte prima, dall’esperimento LUNA (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics) ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). Grazie alle misure di LUNA è stato possibile affinare i calcoli della nucleosintesi primordiale, avvenuta pochi minuti dopo il Big Bang, ricavando informazioni sulla densità della materia barionica, ovvero la materia ordinaria di cui è composto tutto ciò che conosciamo.

I risultati della misura di LUNA, insieme a una discussione delle loro conseguenze cosmologiche, sono stati pubblicati sulla rivista Nature.

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La Sindrome del Tunnel Carpale è una patologia dolorosa e talvolta invalidante. Rappresenta la forma di neuropatia da intrappolamento più conosciuta e frequente e si manifesta comunemente con dolore e formicolio dalle dita della mano al braccio, soprattutto durante la notte. Come diagnosticarla? Ne abbiamo parlato con il Dott. Matteo Salvatore, specialista in Ortopedia presso il Poliambulatorio Specialistico San Raffaele Termini.

 “La Sindrome del Tunnel Carpale fa parte delle sindromi canalicolari compressive dei nervi periferici, di cui fanno parte anche la sindrome del tunnel tarsale (piede) e quella del tunnel o canale cubitale (gomito). Si tratta di neuropatie causate da compressione di un nervo periferico che non decorre più agevolmente in un canale osteofibroso. Nel caso specifico della Sindrome del Tunnel Carpale il nervo interessato è il nervo mediano, uno dei tre principali nervi periferici misti (sentivo-motore, responsabile sia della sensibilità della cute sia della mobilità dei muscoli che innerva) dell’arto superiore. L’aumento di pressione sul nervo o il suo schiacciamento rappresenta la causa della sindrome del tunnel carpale che, se non curata, può comportare l’impossibilità di eseguire alcuni gesti comuni con le dita, come cucire o girare la chiave in una serratura. Il nervo, come il muscolo, è un tessuto nobile che non rigenera: nel caso trascorra troppo tempo compresso, soffre fino a perdere completamente la propria funzione”.

Pubblicato in Medicina


Tenere viva la memoria di una pagina orribile della storia italiana, quella scritta con la promulgazione delle leggi razziali, per poter cambiare l’esistente. Questo l’intento del progetto di ricerca “Razza e Istruzione. Le leggi anti-ebraiche del 1938” che, sostenuto dall’Università di Milano-Bicocca e dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, è stato reso possibile grazie a un Comitato scientifico nazionale – coordinato dalla professoressa Marina Calloni – in collaborazione con numerosi archivi. Ora quel progetto si arricchisce di un nuovo contenitore: un sito web che offre la possibilità di consultare i documenti raccolti, spesso inediti, di vedere gli interventi dei relatori della conferenza tenutasi nel febbraio dello scorso anno con la lectio magistralis della senatrice a vita Liliana Segre, ma anche di sfogliare il materiale della mostra, allestita in Ateneo.

Il progetto si è focalizzato sia sulle conseguenze che la limitazione di accesso all’istruzione e alle professioni ebbe sulle persone di origine ebraica, sia su ciò che la discriminazione educativa e professionale comportò sul sistema formativo e scientifico anche nell’Italia repubblicana. L’Università – come luogo privilegiato della ricerca e del sapere scientifico, il cui libero esercizio è costituzionalmente tutelato – non poteva non porre attenzione su ricadute culturali, giunte fino ai nostri giorni.

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I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista PNAS


È noto che la dieta può alterare il funzionamento di molti organi quali il fegato, l’intestino o il pancreas modificando i cicli giornalieri di produzione di importanti fattori molecolari, tuttavia gli effetti della dieta a livello dell’orologio circadiano nel cervello erano finora poco noti. Un nuovo studio condotto da Paola Tognini, ricercatrice del Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa, ha dimostrato come una dieta ricca di grassi abbia azioni molto forti anche a livello cerebrale. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) ed è frutto di una collaborazione internazionale che include la University of California Irvine, la University of Texas Houston (USA) e l’INRAE Bordeaux (Francia), coordinata dal noto scienziato Paolo Sassone-Corsi, professore della University of California Irvine, deceduto prematuramente lo scorso luglio.

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Ricercatori dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr in collaborazione con Irccs Fondazione S. Lucia, Sapienza Università di Roma e Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute di La Jolla (USA) hanno dimostrato in un modello preclinico di lesione spinale completa, l’efficacia terapeutica della neurotossina botulinica di tipo A. Attraverso una potente e perdurante azione anti-infiammatoria, la neurotossina è neuroprotettiva, promuove la rigenerazione nervosa e contrasta la paralisi. I risultati pubblicati su Toxins sono stati oggetto di un brevetto presentato dall’11 al 13 novembre all’evento digitale Tech Share Day e si spera di arrivare a un test clinico che permetta di verificare nell’uomo i dati osservati

Le lesioni traumatiche complete ed incomplete del midollo spinale rappresentano una vera e propria sfida della medicina poiché, nonostante gli enormi progressi della scienza, ad oggi non esiste una cura in grado di ripristinare le abilità motorie perse. Tali lesioni provocano perdita permanente, totale o parziale, della trasmissione di impulsi nervosi sensoriali e motori nell’area sottostante la lesione, provocando paraplegia o tetraplegia. Si è calcolata un’incidenza globale di 10,5 casi per 100.000 persone, ovvero 768.473 nuovi casi all’anno nel mondo, dovuti principalmente a incidenti stradali, cadute accidentali, sport, armi ed incidenti sul lavoro. Solamente in Italia, nei cosiddetti “incidenti del sabato sera”, il 20% degli infortunati subisce lesioni spinali con invalidità permanente e l’80% degli interessati ha un’età tra i 29 e i 42 anni. Sebbene la qualità di vita di questi pazienti sia notevolmente migliorata, la patologia comporta numerose e gravi comorbidità come il dolore neuropatico ed è associata a ingenti costi per il Servizio sanitario nazionale.

Pubblicato in Medicina

 

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