Martedì, 27 Febbraio 2018
 
 
 
Come un giocatore di scacchi, il dispositivo valuta tutte le possibili "mosse" e le probabili risposte dell'avversario, poi sceglie quella che giudica migliore e sta a vedere come risponde l'organismo. Il "giocatore" e' il pancreas artificiale, l'"avversario" il corpo del paziente diabetico. L'obiettivo e' mantenere la persona per il piu' lungo tempo possibile nel target glicemico considerato ottimale (70-180 mg/dl) senza che questa si debba preoccupare di controllare l'andamento del glucosio. Il pancreas artificiale e' la nuova frontiera per il trattamento del diabete di tipo 1, che in Italia interessa circa 250.000 persone. Un primo modello e' gia' disponibile nel mercato statunitense e la buona notizia e' che a breve potrebbe essere commercializzato anche un modello italiano, ideato all'universita' di Padova e basato su un sistema predittivo, che agisce anche in base all'andamento dei livelli di glucosio nei giorni precedenti, garantendo quindi un elevato livello di personalizzazione.

"Entro l'estate partira' lo studio iDCL (International Diabetes Closed Loop), che gode del sostegno dell'Nih e che coinvolge tre centri europei: Padova, Montpellier e Amsterdam - annuncia a Quotidiano Sanita' Claudio Cobelli, docente di bioingegneria del Dipartimento di Ingegneria e Informazione dell'universita' di Padova, a margine dell'11esimo Congresso Advanced Technologies & Treatments for Diabetes (Attd), che si e' svolto a Vienna - Si tratta di uno studio commercial grade, e se andra' a buon fine il nostro lavoro si tradurra' in un prodotto commerciale".
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Immagine relativa al contenuto Nuova speranza per la diagnosi e cura del tumore pediatrico del cervelletto

Nei laboratori del CEINGE, il Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie Avanzate di Napoli, è nata una nuova speranza per la diagnosi e cura del tumore pediatrico del cervelletto (il medulloblastoma-gruppo 3): i ricercatori hanno svelato la "regia" delle metastasi ed hanno sperimentato in vivo un nuovo farmaco in grado non solo di fermare la proliferazione metastatica, ma di invertire il processo da maligno in benigno. La molecola è stata testata su modelli murini ed è risultata pienamente efficace e senza controindicazioni.  Ora dovrà ora essere sottoposta agli studi di tossicità e farmacodinamica nell'uomo, perché possa essere utilizzata a scopo terapeutico nei bambini. Si tratta di un traguardo importante per la diagnosi e la cura di un tipo tumore pediatrico per il quale oggi esiste solo la possibilità di attuare un protocollo cosiddetto "ad alto rischio". In pratica non esiste terapia.

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale "Brain" (Oxford, Journal of Neurology), è stato realizzato dall'equipe di ricercatori coordinata da Massimo Zollo, docente di Genetica presso l'Università Federico II di Napoli Dipartimento di Medicina Molecolare e Biotecnologie Mediche e "Principal Investigator" del CEINGE, responsabile di Unità e della "Banca dei Gruppi Rari" presso il Dipatimento Assistenziale di Medicina Trasfusionale della Azienda Ospedaliera Federico II.

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Una ricerca di stratigrafia integrata del fondo dei laghi del bacino di Rieti, condotta da un team di ricercatori INGV, Università del Nevada (USA) e della Tuscia, mette in luce l’influenza dei cambiamenti climatici e sociali nell’evoluzione del paesaggio dell’Appennino centrale, nel corso degli ultimi tre millenni. La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports

Uno studio sulle carote sedimentarie, prelevate dal fondo dei laghi del bacino di Rieti (Lago Lungo e Lago di Ripasottile), ha messo in luce l’influenza dei cambiamenti climatici e sociali sull’evoluzione del paesaggio dell’Appennino Centrale, dall’epoca romana in poi. I risultati della ricerca, condotta da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) - sede di Roma, dell’Università del Nevada (USA) e della Tuscia (Viterbo), sono stati pubblicati su Scientific Reports del gruppo editoriale di Nature (https://www.nature.com/articles/s41598-018-20286-4). “Da queste carote di sedimento”, spiega Leonardo Sagnotti, direttore del Dipartimento Ambiente dell’INGV, “è stato possibile effettuare misure e analisi, ad alta risoluzione, sulle proprietà magnetiche, la composizione chimica, le caratteristiche sedimentologiche e sul contenuto in pollini dei sedimenti”.

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Researchers from the Universitat Politècnica de València, belonging to the Concrete Science and Technology University Institute (ICITECH, in Spanish), have developed a new construction element that improves earthquake protection for buildings and bridges. Its name is “Smart Seismic Concrete Connection” (SSCC). It improves the connection between the structural materials and stands out for its high capacity to change shape without breaking. In addition, it allows the structure to recover its original shape after an earthquake and it barely needs subsequent repairs. The team working at the ICITECH UPV includes José Luis Bonet, Javier Pereiro and Alberto Navarro.

“The use of this system permits having self-centering structures. The invention comes from the desire to solve a need for today’s society: constructing seismic-resistant structures for people, and maintaining their operating capacity after an earthquake, without major repairs or economic losses,” says José Luis Bonet. Patented by UPV, this new element aids to improve structural resistance against any combination of events. It is also notable because it is easy to install. It barely requires maintenance and does not need additional space like other systems—such as the huge pendulums in some Asian buildings—because it is placed inside columns, beams and walls.

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L’Icar-Cnr ha progettato un sistema intelligente per il controllo decentrato in tempo reale delle reti di drenaggio urbano, al fine di mitigare i danni prodotti da allagamenti ed eventi piovosi estremi. Lo studio, condotto in collaborazione con il Dipartimento di ingegneria civile dell’Università della Calabria e il Comune di Cosenza con il supporto del progetto Pon Res-Novae, è stato pubblicato su Jnca

 

Durante eventi piovosi intensi, gli allagamenti prodotti dalla saturazione della rete di drenaggio ed il sovraccarico degli impianti di depurazione rappresentano un potenziale rischio per la vita umana, le risorse economiche e l’ambiente. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Journal of Network and Computer Applications (Jnca) le applicazioni dell’Internet of Things (IoT) possono essere d’aiuto per prevedere, gestire ed arginare questo genere di fenomeni.

“Nell’articolo proponiamo di dotare le condotte delle reti di drenaggio di sensori e paratoie elettromeccaniche intelligenti, coordinate da un algoritmo di consenso decentralizzato e controllate localmente attraverso un regolatore che consente di definire il grado di apertura della paratoia in modo da regolarne il deflusso e la portata dell’acqua nella condotta, spiega Andrea Vinci, ricercatore dell’Icar-Cnr e tra gli autori dello studio. “Per mitigare tali fenomeni, i sistemi distribuiti di controllo in tempo reale rappresentano una soluzione valida e conveniente. Il metodo mira a ottimizzare la capacità di invaso della rete di drenaggio urbano, in modo da utilizzare le porzioni più scariche per accumulare gli eccessi ed evitare allagamenti e sovraccarico degli impianti di depurazione a valle della rete. L’approccio decentrato permette al sistema di superare guasti ed ostruzioni in punti specifici delle condotte”.

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Martedì, 27 Febbraio 2018 06:45

Did humans domesticate themselves?

 

Craniofacial differences between modern humans and Neanderthals (top) and between dogs and wolves (bottom). Picture: PLOS ONE

 

Human ‘self-domestication’ is a hypothesis that states that among the driving forces of human evolution, humans selected their companions depending on who had a more pro-social behavior. Researchers from a team of the UB led by Cedric Boeckx, ICREA professor at the Department of Catalan Philology and General Linguistics and member of the Institute of Complex Systems of the University of Barcelona (UBICS), found out new genetic evidence for this evolutionary process. The study, published in the science journal PLOS ONE, compared the genomes of modern humans to those of several domesticated species and their wild animal type, in order to look for overlapping genes that were associated with domestication traits, such as docility or a gracile physiognomy. The results showed a statistically significant number of genes associated with domestication which overlapped between domestic animals and modern humans, but not with their wild equals, like Neanderthals. According to the researchers, these results reinforce the human self-domestication hypothesis and “help to shed light on one aspect that makes us human, our social instinct”.

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Scoperti 17 geni malattia grazie alle analisi genomiche. Seguiti circa 10.000 casi. Il 28 febbraio la giornata mondiale delle malattie rare Sono circa 350 i bambini affetti da malattie rare che hanno ricevuto una diagnosi dopo un'attesa media di 7 anni, grazie ai medici e ai ricercatori del Bambino Gesu'. Si tratta di circa il 50% dei pazienti entrati nel programma dedicato ai malati rari e avviato due anni fa dall'Ospedale della Santa Sede. In occasione della giornata mondiale delle malattie rare, che si celebra il 28 febbraio, il Bambino Gesu' rende noti i risultati del lavoro sostenuto dalla campagna 'Vite Coraggiose', dedicata dalla Fondazione Bambino Gesu' onlus alla ricerca e alla cura delle malattie genetiche senza nome, orfane di diagnosi. "Sono risultati di cui siamo particolarmente orgogliosi- commenta il direttore scientifico Bruno Dallapiccola- ottenuti grazie alla capacita' di presa in carico dei pazienti da parte dell'Ospedale, all'approccio clinico multidisciplinare, all'apporto delle tecnologie di sequenziamento genetico di ultima generazione e alla capacita' di fare rete che mette insieme le diverse realta' attive nel mondo delle malattie rare, tanto a livello nazionale, quanto a livello europeo".
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